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LINA POLIZZI Nata Parma nel 1926 appartenne a una famiglia che, per l'esemplare impegno nella lotta contro la dittatura fascista, dovette affrontare dure prove. Fin dagli albori dell'azione partigiana la Polizzi, benché giovanissima, strinse contatti con diversi esponenti dell'antifascismo parmigiano tra cui gli zii Remo Polizzi e Luigi Porcari . Arrestata ai primi del 1944 insieme al Porcari, riottenne la libertà dopo un mese di detenzione in San Francesco in Parma. La sua scarcerazione contribuì a rendere permanente il collegamento, che si era venuto a stabilire all'interno della prigione con Patrono, Marchesano e Capuano, tre eroici agenti di custodia che pagarono con la vita la loro scelta di campo a fianco della resistenza. Partigiana della XII Brigata Garibaldi, la Polizzi, operò sia nella zona di Parma, sia nel bardigiano, spingendosi talvolta vicino a La Spezia, per rischiose missioni.. Il 31 luglio 1944, a seguito di infiltrazione spionistica nella struttura clandestina urbana, venne individuato il recapito partigiano da tempo attivo presso il domicilio della famiglia Polizzi, in vicolo Santa Maria 6. Insieme alla Polizzi furono catturati il padre, la madre e alcune compagne di lotta che avevano trovato rifugio temporaneo nella base. Sottoposti a pesanti interrogatori nella sede del Servizio di Sicurezza e nel carcere di Parma, i Polizzi vennero tradotti in Germania verso la metà settembre del 1944. La Polizzi e la madre finirono nel campo di sterminio di Rawensbruck, detenute nel blocco 17, occupato dai triangoli rossi, prigioniere politiche sottoposte ad ogni genere di vessazioni. I crudeli maltrattamenti compromisero in modo permanente la sua salute. Ricoverata all'Ospedale di Lubecca al sopraggiungere dell'Armata rossa, vi rimase molti mesi, sempre costretta a letto. Soltanto verso la metà di settembre del 1945, al ritorno in patria poté riabbracciare la famiglia.