About Me
Nato nella famosa città greca di Timina, da cui il nostro prende il nome, all'inizio del V sec. a.C., l'insigne filosofo cresce come un ramo rigoglioso alla scuola di Parmenide, nella cui città si sposta in giovane età , per rimpatriare solo in età adulta. Da lui apprende la teoria della staticità dell'essere e la elabora, confutando sì i precetti del rivale Eraclito, ma recuperandone alcuni aspetti per adattarli alle sue idee. Esso ipotizzava, infatti, che l'Essere fosse sì statico, come già detto, ma che fossero più d'uno: una molteplicità infinità di esseri susseguentisi. Per citare le parole del contemporaneo Ludwig Fritz von Heisenhauer (famoso dimerologo novecentesco): "l'Essere di Dimero di Timina è come un moderno film: una veloce serie di fotogrammi infinitesimali."
Additato come eretico adulatore e corruttore di fanciulli a causa dei suoi trattati su "La bellezza della vita" e su "La natura degli dèi", Dimero di Timina fu costretto all'esilio nel Medioriente, ove apprese alcuni precetti delle vicine filosofie orientali e, da quanto dicono i discepoli, commistionò le sue idee e la cultura greca con quelle esotiche, senza cambiare radicalmente il suo parere generale, ma arrivando a nuove conclusioni molto avanguardistiche per l'epoca; non ci rimangono, però, alcuni scritti di quest'ultima fase della sua vita.
Interessanti sono anche le sue dissertazioni sul parossismo ontologico della Natura in sé stessa e sull'illusiorietà della percezione dello spazio a noi circostante; a quest'ultimo proposito affermava che la tridimensionalità colta dalla mente e l'intuita sesquipedalità dell'ampiezza del cosmo non erano gnoseologicamente comprensibili e sussumibili dal nostro pensiero. Questo è esposto nei trattati "Sulla Natura" e su "L'incomprensibilità del mio spazio".
Muore presumibilmente nella seconda metà del V sec. a.C.