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Prologo al festival:
MOSTRA DI ARTE CONTEMPORANEA H2ARTE A CURA DEL NODO
Il 21 e il 22 agosto il Progetto Nodo allestirà lo spazio del Fortino S. Antonio con la mostra “H2Arte†dalle ore 21.00.
L’esposizione ospiterà giovani artisti locali in un percorso di meditazione sul tema dell’acqua con un intreccio di “fili conduttoriâ€, che tendono a individuare e a proporre diversi aspetti del tema, filtrati dalla soggettività di ogni artista: Mariantonietta Bagliato, Lea Caputo, Claudia Giordano, Fabio Santacroce, Marco Testini e il collettivo Strane Cose svilupperanno un percorso artistico che spazierà dalle arti visive, alle installazioni e performance.
L’acqua è fonte di vita: è l’elemento primario che compone l’essere umano oltre che nella materia anche nello spirito.
L’acqua è un bene da tutelare, proprio per questo, nell’ambito della mostra, verrà distribuita acqua dell’acquedotto pugliese con l’obiettivo di sensibilizzare il pubblico, non solo evitandone lo sperpero, ma anche promuovendo il riciclo della bottiglie di plastica, nel rispetto dell’ambiente.
Le due giornate espositive saranno accompagnate dalle selezioni musicali indie/rock ed elettronica dei djs Ishu (www.myspace.com/gostraighttohellboy), Wirighiz (www.myspace.com/wirighiz) e Zod (www.myspace.com/zodengine).
NODO [13]
Valentina Fino
“Per Grazia Ricevutaâ€
«Mamma, come posso essere santa?» domandò la piccola clelia barbieri, la futura canonizzata santa, col cuore palpitante di gioia, in adorazione statuaria e mistica dinanzi al tabernacolo. Clelia, il prodotto di una rigida educazione cattolica, parte di tutti noi, che può colpire e impressionare alcuni più di altri.
E'questo il caso di valentina fino, terrorizzata da bambina dalla devotissima nonna che le raccontava la vita dei martiri, che la portava in chiese buie dove gli occhi umidi dei santi rischiaravano solo il sangue e il ferro sulle vesti. una iconografia macabra, morbosa e quasi masochista, tale da accrescere il senso di colpa, osannando una esistenza vissuta nella privazione.
Il risultato di quegli incubi a occhi aperti, oltre ad una spiccata vena anticlericale, è una serie di cuori ancora palpitanti, rossi e vivi, martirizzati da infiniti oggetti di tortura, metallici e spietati.
Un eccidio in cui la carne, la carta dei cuori, equivale a un’offerta, un pegno da pagare per una vita vissuta pienamente, godendo di tutte le sue infinite contraddizioni. per grazia ricevuta, appunto.
Il cuore, sede dell’esistenza e di tutti i sentimenti, materializzato in questi ex-voto, trafitti e grondanti sangue, ci parla di una sofferenza privata e omnicomprensiva che continua a rigenerarsi, come una ferita costantemente aperta.
Claudia Giordano
NODO [12]
PIERLUCA CETERA
BICE PERRINI
“LA CENA DELLE BEFFEâ€
Due, simbolo di riflessione, di opposizione e di conflitto. Due, numero di tutte le ambivalenze e gli sdoppiamenti: nero e bianco, maschile e femminile, materia e spirito.
Due, Pierluca Cetera e Bice Perrini. Due, come le due metà della mela. Nel continuo dualismo, con l’alternarsi di simboli e allusioni, i due artisti congiungono le rispettive ricerche nell’unico possibile punto di equilibrio: il cibo.
Una comune concezione del cibo come nutrimento dell’anima, che oscilla fra peccato e redenzione, tra credenze popolari e simulacri da fashion victim,con richiami alla corporeità del rosso sangue e accenni al potere rigeneratore del bianco.
Gli elementi bidimensionali delle tele vengono riproposti anche sulla tavola imbandita al centro della sala, anche questa rigorosamente divisa in due zone: da un lato gli alimenti che richiamano la carnalità e il vizio, dall’altro quelli che rievocano la spiritualità e la trascendenza.
Fondamentale la presenza della mela, antico simbolo della conoscenza e cristiana raffigurazione del peccato, qui utilizzata per riproporre un gioco, di origine medievale, che ci ricorda come la chiave di lettura del tutto, sia unicamente la beffarda e smaliziata ironia.
Claudia Giordano
NODO [11]
WAF KIDZ
“WHAT A F…â€
Cattivi, caustici, spietati.
Sul piede di guerra Zoka, Zioid, El Mono, dott. Porka P-proj e Sara Basile, urlano, recriminano il loro indispensabile spazio.
Lo fanno violentandolo, aggredendolo, coinvolgendolo in una spirale perversa di horror vacui.
Le pareti sembrano affette da un virus brulicante di vita, simile all’affollamento dei palazzi nelle periferie urbane, primo luogo in cui la città diviene un foglio infinito di carta.
Le opere si accalcano nella stanza sprigionando una forza tribale e istintiva, prepotente e selvaggia, prescindendo dalla mano che l’ha tracciata e dal materiale che la compone.
È un racconto di vita continuo, senza fine, senza un tema, senza un soggetto prestabilito; è la vita reale, quella vissuta, fatta di volti incazzati, spiazzati da questo universo bulimico che tutto inghiotte.
Ironica allora, la nostra rivincita: colpire con il rosso sangue, incitati da un tuta bianca della scientifica, lo sbarramento di poliziotti in tenuta antisommossa.
l’impostore in tuta bianca ci ricorda come il delitto dell’arte sia già avvenuto e come le prove siano già state inquinate.
Claudia Giordano
NODO [10]
LEA CAPUTO
“TRAME DI GHIACCIOâ€
Riappropriarsi della materia e del tempo, sbalzati in una dimensione dove abitano soltanto forma e attesa.
Il ghiaccio è destinato a sciogliersi svelando la materia ferita dal tempo, un sussurro di parole nascoste che diviene urlo, imposizione violenta nella cromia delle tele.
Le parole diventano aghi, le lettere spago che lega brandelli di juta come alla ricerca di un intero, della ricostruzione di un’utilità primaria, della forza grezza, ruvida, dell’esistenza stessa.
Una ricercatezza, una manualità riconquistata, riacquisita, in alcuni attimi aggressiva quasi feroce, la pura ricerca dell’essenza delle forme in una inutile, eterna ricucitura dello strappo.
Il percorso non ha inizio o fine, è fluido, rimbalza in un gioco di rimandi continuo, spinto dall’urgenza dell’occhio di ritrovare un senso nelle parole.
Si ricade quindi, nella affannosa ricerca di bloccare il tempo, di preservare i segni della memoria, di sospendere la causa del suo deterioramento: è come pretendere di fermare la goccia che, inesorabilmente lenta, scivola e corrode il ghiaccio, rivelando la sua perenne trasformazione.
CLAUDIA GIORDANO
ALESSANDRO SPECCHIO
info Lea Caputo_ www.leacaputo.net
NODO [09]
FABIO SANTACROCE
“SICKâ€
Un rumore assordante, destabilizzante, ci accoglie in
una sala asettica, bianca, quasi ospedaliera.
E' un frullatore che velocissimo macina acqua, come in
una parafrasi accelerata del “panta rei" di Eraclito;
tutto scorre quindi, ma in modo irrequieto e convulso.
L'acqua intesa come principio di vita in questo caso non
fa' che generare costantemente se stessa, cadendo in
un irreparabile circolo vizioso.
Una lunga serie di bottigliette registra questo flusso
tachicardico trasformandolo in un
elettrocardiogramma che trascina con se immagini di
una realtà allucinata e distorta.
la bottiglietta d'acqua diventa una sorta di feticcio, un
oggetto da custodire e da portare con se .
Al nostro orecchio giunge chiaro l'allarme: il
malessere può sopraggiungere in qualsiasi momento, in
ogni luogo, improvvisamente.
L'acqua, in grado di placare ogni sete, diviene caos
infetto; la cura, e la malattia stessa.
Claudia Giordano
“Le preoccupazioni più acute e ostinate nascono dal
timore di esser colti alla sprovvista, di non riuscire a
tenere il passo di avvenimenti che si muovono
velocemente, di rimanere indietro, di non accorgersi
della date di scadenza , di appesantirsiâ€.
Zygmunt Bauman
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