serena photografante

che ogni funzione è soffocata dall'immaginazione Macbeth, atto I, scena II
“ la fotografia è il rifugio dei pittori mancati”
Baudelaire
Dipinto in polaroid
Serena un giorno sfogliava un libro e guardarva Caravaggio, stranamente stava mangiando una mela rossa: come in una canzone pop, come la visione più banale, elementare e sincera dell sacro e il profano.Si accorse come il rosso si sposava bene con i gialli i verdi e i rosa del pittore lombardo; decise di fotografare, di immortalare la luce, i toni e i colori che non ritornano mai uguali ad ogni sguardo.
Serena fa le foto:sono la musica che non sa suonare, l’arpeggio che non è mai riuscita ad imparare. F a le foto perché ha sempre preferito stare con il naso in su a immaginarsi dipingere, a immaginare una matita guidata dal suo cervello invece che dalle sue mani che, a dirla franca, non sono duttili e scaltre; non quanto i suoi occhi e la sua immaginazione.
Ha un pezzo di creta ma lo usa per pensare.
Serena fa le foto perché non ama parlare, soprattutto perché non si sa spiegare; fa le foto perché ha paura di dimenticare, ha paura che qualche ricordo possa essere un pezzo mancante di un “ricordo futuro” e allora bisogna conservare.
Come quando da bambina conservava carte e plastiche colorate perché pensava che un giorno ci avrebbe costruito qualcosa, una cosa che raccontasse tante cose. Da piccola Serena pensava che “l’urlo” di Munch fosse pieno di vita e si divertiva a scoprire i particolari del”giardino delle delizie”di Bosch in una stampa che i suoi genitori avevano appeso alle pareti della camera da letto; le piacevano i musei, sentiva la storia e si divertiva nelle gallerie di arte contemporanea... vedeva solo i colori.
Ora è cresciuta e non può solamente limitarsi a vedere i colori e perdersi nei particolari, studia i perché e deve smetterla di invetarseli
Serena vorrebbe fare un quadro istantaneo, un quadro polaroid: istantaneo ma non astratto, per esprimere i suoi semplici significati con i suoi estrosi significanti.