GPJG profile picture

GPJG

gpjazzgang

About Me

GUGLIELMO PAGNOZZI JAZZ GANG - GUARDA CHE LUNA
..
DICONO DI NOI:
IL PURO JAZZ ITALIANO SCOPRE IL FASCINO DI FERRARA
di GIANPIERO ARIOLA
Pubblicato sul sito www.oblo.it il 21 Novembre 2007
Splendida serata per il jazz italiano in un club ferrarese di livello europeo. Il Torrione di San Giovanni, antico bastione inserito nelle mura est della città estense, si è trasformato, negli ultimi otto anni, in uno scenario suggestivo per le note internazionali di musicisti blues e jazz. La sua struttura circolare con i rossi mattoni rinascimentali (l’ultimo restauro risale al 1999) e il soffitto ligneo a raggiera accolgono le vibrazioni musicali conferendo un’acustica unica, in cui storia e vita moderna si coniugano perfettamente.Il 19 novembre scorso è stato di scena il “Guglielmo Pagnozzi Jazz Gang”, composto da Guglielmo Pagnozzi al sax alto e clarinetto, Pasquale Mirra al vibrafono, Alessandro Altarocca al piano, Roberto Bartoli al contrabbasso e Filippo Mignatti alla batteria. Spaziando tra i classici della tradizione jazzistica come Saint James infirmary, Come sunday di Duke Ellingtone, Smoke gets in your eyes di Jerome Kern e Otto Harbach il quintetto ha toccato anche pagine quali Eri piccola così di Fred Buscaglione e l’indimenticabile La dolce vita di Nino Rota, brano questo che ha aperto il concerto. Un jazz sontuoso che non disdegna echi popolari, anzi fa di essi la sua personale e preziosa ricchezza. Assoli virtuosistici si sono avvicendati rivelando una raffinata ricerca della sonorità. L’affiatamento del gruppo era quello tipico di protagonisti impegnati in uno studio costante, che detengono pertanto una notevole levatura artistica. Veri e propri giochi sonori, intessuti di una passione mai priva di divertimento, hanno aleggiato nella calda atmosfera delle rotonde mura protettive. Una protezione che fu di ben altro valore, dato che, una volta, l’intera addizione erculea, ovvero la cinta muraria a nord-est della città che fu progettata dall’architetto Biagio Rossetti, era la roccaforte militare in difesa dalle incursioni della Repubblica veneziana.
ENRICO MALUCELLI Presidente del Cento Jazz Club
Magia di suoni e suggestioni d’epoca sono i descrittori efficaci di questo disco che, nel suo svolgersi, assume sempre più i tratti di un caleidoscopico viaggio nel mondo e nei modi della musica jazz tra standard, bop e mainstream. Ed è proprio in questo ventaglio di espressività musicale che l’ascoltatore viene coinvolto in un dialogo che si sostanzia, già, dall’apertura in cui la musica si intreccia con gli anni della dolce vita di ambiente felliniano per entrare, poi, nella tipica dimensione degli anni ’30 in cui il modus ellingtoniano di “The Mooche” prorompe con tutta la propria forza d’ambiente e di caratterizzazione estetica. “Memories of you” è il classico leit-motiv che accarezza l’animo e lo asseconda nel tempo della memoria sulla scia delle note d’atmosfera e di forte resa emozionale del clarinetto di Pagnozzi e del vibrafono di Mirra che riescono nel non facile ruolo di tradurre in musica la tensione verso il bello. Swing e ritmo fanno da sfondo a “Perdido” in cui l’interplay della sezione ritmica e del magnifico walking bass di Bartoli emergono in maniera dirompente. Inversione di rotta nell’ efficace esecuzione di “Resolution” in cui l’ensemble attinge al mondo rarefatto e graffiante della sonorità che si impone quale “altro modo d’essere” percussivo ed esecutivo facendo da naturale premessa e preludio a “Bemsha swing”, esempio ancora più marcato e paradigmatico del precedente. In “Come sunday” il quintetto rivela tutta la propria ecletticità d’insieme e di ispirazione ideazionale riuscendo a realizzare il connubio tra forza persuasiva e intimo sentire. La conclusione con “St. James infirmary” potrebbe essere interpretato come un “lament”, un modus blues sul cui refrain di base clarinetto, vibrafono e pianoforte si incontrano e si fondono in un’ unica e composita voce. L’esito di questo breve viaggio musicale è, indubbiamente, positivo sia sul piano artistico, sia su quello personalistico in quanto il Pagnozzi 5et, ovvero, la Jazz gang, è riuscita nel tentativo di creare e di dare emozioni all’ascoltatore che ritrova, in questo disco, una parte di sé che, forse, si era sopita. Queste sono state le motivazioni forti che hanno indotto il Cento Jazz Club a co-produrre quest’ opera discografica che viene a porsi quale primo passo della neonata etichetta “Cento Jazz Club Production”, la cui missione è quella di produrre, appunto, con una propria etichetta, incisioni di artisti italiani che si siano particolarmente distinti nel mondo della musica jazz per qualità e per singolarità culturale.

My Interests

Music:

Member Since: 7/31/2007
Band Members: GUGLIELMO PAGNOZZI JAZZ GANG
Guglielmo Pagnozzi - clarinetto
Pasquale Mirra - vibrafono
Alessandro Altarocca - pianoforte
Roberto Bartoli - contrabbasso
Filippo Mignatti - batteria
Influences: ASCOLTA LA JAZZ GANG LIVE SU RADIO CATRAME!
GPJGLIVE
Sounds Like: I edited my profile with Thomas Myspace Editor V4.4 (www.strikefile.com/myspace)
Record Label: unsigned
Type of Label: None