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Il tamarro cosentino
(in dialetto "zingaru")Il tamarro cosentino è la perfetta sintesi di moda e totale assenza di cultura. Il tamarro cosentino ama la vita mondana, gli abiti firmati e le auto "modificate" (alettoni, deflettori, tubi di scappamento a tutto spiano). Particolarmente attento ai prodotti hi-tech, la sua attenzione si concentra soprattutto sui cellulari, che vengono solitamente portati al collo penzolanti grazie un laccio.La vitaLa vita del tamarro cosentino si articola fra discoteche e saloni di bellezza. I capelli sono indice del suo status: averli leggermente fuori posto è un grosso smacco personale. Per questo motivo bisogna passare dal parrucchiere almeno una volta a settimana, i ritocchi diventano due quando si è in periodi di feste.Se il freddo è particolarmente pungente oppure l'agenda settimanale non permette la "visita" dall'amico parrucchiere, si può optare per una protezione della preziosa chioma: i copricapi più utilizzati possono essere la "papalina", oppure una vistosa coppola, griffata, ovviamente. Se i capelli danno "fastidio" (sacrilegio!). si utilizza il frontino.Quando è in discoteca, il tamarro cosentino si scatena: ballare ritmi dance e R&B è la realizzazione di un'intera settimana di "allenamento": giri per Cosenza con il volume dell'autoradio A PALLA, balletti improvvisati vicino il marciapiede (sportello dell'automobile aperto in modo che si possa sentire bene il "rumore" della musica in macchina), penose ricerche della canzoncina più blasonata da mettere come suoneria al cellulare.L'abbigliamentoGiubbino corto (solitamente che stringa molto in vita), jeans e maglietta aderenti, anche se la persona è molto grassa. Come calzature il tamarro cosentino ama utilizzare scarpe non eccessivamente alte, ma che abbiano colori sgargianti (argento fluorescente). Per l'inverno è frequente l'utilizzo di giubbini (rigorosamente aderenti e corti, ovviamente), è d'obbligo la presenza del pellicciotto sul cappuccio. D'altra parte frequente è l'utilizzo di cappotti (sempre con il pellicciotto al collo) lunghi fino ai polpacci. Per certi versi, il tamarro cosentino è molto simile a certi animali esotici, i quali fanno sfoggio di un piumaggio sgargiante per impressionare i propri nemici. Così fa il tamarro, che utilizza il piumino per creare attorno al suo viso un'aura di grandezza e potenza.I mezzi di locomozionePoichè il tamarro cosentino raggiunge il suo apice in un'età che va dai 17 ai 25 anni, i mezzi di locomozione preferiti sono i veicoli a due ruote. Gli "scooteroni" sono quelli più utilizzati, con i quali possono facilmente fare abili gimcane nel traffico cittadino.L'utilizzo del casco è SEVERAMENTE VIETATO, in specie dopo esser stato dal parrucchiere: ore e ore sotto il pettine non possono essere rovinate da un rozzo dispositivo di sicurezza. A proposito di sicurezza, è' ovvio che per il tamarro non esistono stop, precendenze o semafori rossi; il clacson è perennemente in funzione e quando occorre c'è il supporto della minacce, tipo "Ti fazz' a faccia tanta". E pensandoci bene, non si sa che cosa sia più stridente, se un rumoroso clacson oppure il DIALETTO FISSO che il tamarro cosentino utilizza per comunicare. Infatti, egli conosce a stento la lingua italiana e non si vergogna di questa lacuna: in fondo è lui il poeta della strada; a volte infatti, il tamarro cosentino, come un menestrello della notte, gira per le strade di Cosenza. Chiunque può udire la cadenza dei suoi versi in metrica che parlano di qualche "paliatune"...I rapporti con l'altro sessoI rapporti con l'altro sesso sono, per certi versi, contrastanti. Se da una parte è particolarmente facile conquistare ragazze del proprio rango, dall'altra parte il tamarro cosentino avverte il desiderio della "scalata sociale". Nonostante, come già detto, la parola cultura sia totalmente assente nel suo vocabolario, il tamarro sente il sapore della sfida quando tenta di conquistare una donna con un livello culturale più alto del suo. E quale luogo è più indicato dell' Università della Calabria? I pochi tamarri cosentini che hanno conquistato una studentessa sono diventati leggendari, per questo motivo forse, più che per quello del richiamo culturale, il tamarro si "arrischia" nelle zone di Arcavacata, sul ponte Pietro Bucci.Camminando sul ponte, la maggior parte dei tamarri che tenta l'abbordaggio con le donne più avvenenti utilizza complimenti sboccati e di pessimo gusto, di conseguenza il rapporto muore sul nascere: le studentesse non ci fanno neanche caso. Una piccola percentuale dei tamarri cosentini, quelli che riescono a dire meno di 4 parolacce di fila, riesce ad entrare nella parte "preliminare" di un rapporto colloquiale. Però dopo il classico "Scusa sei molto carina, ti posso conoscere?", questi tamarri sono a corto di requisiti per portare avanti il discorso. Vengono quindi regolarmente "stutati" da discorsi intelligenti delle loro interlocutrici femminili; non sapendo come rispondere a tono, optano per una vigliacca ritirata al grido di "A fiss'ì mammata ".Altra soluzione per l'abbordaggio universitario è girare con l'auto nei dintorni dell'Università , fino a quando una studentessa non chiede un passaggio. Solitamente la ragazza sa benissimo quali sono le intenzioni della schiera di tamarri presenti nell'auto. La studentessa però sfrutta l'occasione presentatasi ( a passaggio donato non si guarda in bocca!) e "glissa" con femminile classe le rozze proposte della truppa, arrivando a casa o a lezione senza particolari incovenienti.A questo punto la truppa tamarra deve mestamente tornare alle abitudinali ronde all'Iperstanda o a Piazza 11 Settembre, tentando di abbordare qualsiasi tipo di ragazza con battutine spesso volgari.Quando il richiamo sessuale è scemato, si può sempre andare in Piazza 11 Settembre per svolgere delle sane attività di bullismo: solitamente la frase iniziale è " Mi sta guardannu stuartu?". Il più delle volte la gente non si volta ma può accadere che inizi una vera e propria "rissa", avvenimento cardine della vita del tamarro cosentino. Solitamente la fama del tamarro sale in proporzione alle risse a cui si partecipa: per questo motivo l'esito finale è importante. Non bisogna uscirne con danni evidenti, in specie ai vestiti: guai a sentirsi raccontare la storia di uno che "S'è minatu e c'hanno strazzatu u Belstaff!"Da qui si capisce come il tamarro cosentino si muova sempre a gruppi composti come minimo da 3/4 individui: essere in gruppo è una sicurezza, una copertura, una moda.BEVERLYMEZZO 1BEVERLYMEZZO 2