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ALTRI CENNI SUL VENETO STORICO....I Veneti arrivano in Europa intorno al 2000 a.C. insieme ad altre popolazioni indoeuropee.Si stanziano spargendosi su un vastissimo territorio che va dall’Italia alla Slovenia, alla Germania meridionale ( il lago di Costanza si chiamava “lacus venetus†).Comunità di Veneti sono attestate anche in Bretagna.Intorno al 1500 a.C. un ceppo consistente di Veneti centro-europei si stanzia nell’area del nord-est Italia che oggi conosciamo come Veneto passando presumibilmente per la Lombardia. Intorno al 1400 è attestata presso di loro la pratica indoeuropea dell’incinerazione.La via dell’ambra ebbe un ruolo determinante nel favorire l’ascesa e prosperità della società veneta. Essa scendeva infatti dalla Scandinavia attraversando le attuali Repubblica Ceca e Austria fino alle sponde dell’alto adriatico, dove i Veneti la lavoravano e trasportavano per mare ma anche per via di terra.Tracce di infiltrazione venetica si possono seguire archeologicamente verso sud ( Emilia-Romagna, con propaggini fino all’Etruria e al Lazio ) e a ovest ( Lombardia, Piemonte).Non tutte le infiltrazioni venete ebbero natura pacifica o commerciale, visto che si trattava anche di una civiltà guerriera. I Veneti erano rinomati allevatori di cavalli e combattevano per lo più a cavallo. Numerose lamine bronzee trovate nelle sepolture venetiche recano il motivo del cavallo o del guerriero a cavallo.Si ebbero scaramucce con gli Etruschi e lunghe guerre contro i Celti della pianura padana. In tale ottica si ebbe a un certo punto ( 225 a.C. ) l’alleanza tra Veneti e Romani contro il nemico comune celta. È anche per questo che i Veneti godettero sempre di una posizione privilegiata nei loro rapporti con Roma. Diventato nominalmente provincia romana ( o piuttosto aggregato amministrativamente alla Gallia transpadana ), in realtà il Veneto si vide riconosciuto il privilegio di rimanere una confederazione di città autonome, garantendo al tempo stesso a Roma appoggio militare in caso di guerra. L’alleato veneto era stimatissimo come testimoniano le parole piene di ammirazione per i Veneti di autori latini come Plinio, Tito Livio, Strabone ed altri. Lo stesso Strabone riferisce che non vi fu mai un mescolamento razziale tra Veneti e Romani ( ! ), questo alla faccia della storiografia patetica risorgimentale.Con la crisi dell’impero romano, e ancor più dopo la sua caduta, popoli germanici scesero nel nord-Italia per lo più da est: Marcomanni, Alemanni, Visigoti e Goti. La storiografia cattolica ci ha sempre descritto questi popoli di religione pagana nordica come barbari ferocissimi. In realtà invece confronti armati con le popolazioni locali furono l’eccezione e non la regola. Con quasi tutti questi popoli i Veneti avevano intrattenuto relazioni commerciali secolari grazie alla via dell’ambra. È provato che gruppi di questi popoli si integrarono pacificamente fin da allora nel tessuto sociale veneto.Nel 452 d.C. Attila e gli Unni entrarono nel nord-est in un periodo di carestie che aveva falcidiato la popolazione. Per bloccarne l’avanzata la città di palude di Altino aprì i suoi canali allagando le paludi: questo permise alle popolazioni costiere di trovare rifugio nelle isole e lagune dell’Adriatico: così nacque Venezia, insieme di isolette collegate tra loro da ponti. Ritiratisi gli Unni, falcidiati dalle epidemie, i Goti di Odoacre si offrirono di difendere i territori del nord-est in cambio di un terzo delle terre dove potersi stabilire. Nel 476 Odoacre si autoproclamò imperatore romano d’occidente, Costantinopoli gli mandò contro Teodorico e i suoi Ostrogoti, i quali vinsero e crearono un loro regno nel nord Italia. In questo periodo si ebbe pace, prosperità e un’ottima amministrazione. L’integrazione tra le due etnie, veneta e ostrogota, appare anche qui uno sbocco naturale visto che non vi fu una guerra.Da Ravenna i bizantini scateneranno una guerra contro i Goti. Il Veneto si rivelerà il teatro principale di questa guerra con un’accanita difesa in cui i Veneti combatterono apertamente a fianco dei Goti.Dopo la sconfitta segue un interregno di 15 anni di dominazione bizantina a cui metteranno termine i Longobardi di Alboino ( rinforzati da vasti contingenti di Sassoni ). La fusione con la popolazione veneta è anche in questo caso spontanea e relativamente pacifica.I Longobardi creano ducati nel Veneto e imprimono per due secoli una matrice culturale, amministrativa, sociale e linguistica che resterà per sempre una delle più importanti caratteristiche dell’anima veneta.Nel 754 calano i Franchi di Carlo Magno anche nel Veneto, chiamati dal Papa. Si crea il Sacro Romano impero di Germania.Nei decenni successivi nasce poco alla volta la potenza di Venezia. Nella disputa tra Franchi e Bisanzio i Veneti, pur fra vari tentennamenti, non riescono a prendere le parti né per l’un contendente né per l’altro, ben consci della loro tradizionale autonomia. La flotta veneta opera autonomamente nell’Adriatico e si scontra ripetutamente con Saraceni e pirati slavi, subendo anche dure sconfitte, ma combattendo ostinatamente contro questi nemici. Tanto che gli imperatori Franchi si rendono conto dell’importanza di Venezia come potenza navale a cui affidare la difesa delle coste da Slavi e Arabi e nell’840 viene firmato il patto Lotario tra l’imperatore e il doge. Fino all’anno 1000 la potenza della Repubblica di Venezia, politica e militare, diventa sempre più grande nell’Adriatico: vengono sconfitti definitivamente gli Slavi e Croati e sloggiati con la forza i Saraceni dall’Adriatico.Alla fine dell’11° secolo si apre il periodo delle crociate, che porterà a Venezia ricchezza e proficui contatti con l’oltremare. Conflitti d’interessi porteranno a guerre secolari con le altre repubbliche marinare rivali: Pisa, Genova e Amalfi, da cui la Repubblica Veneta, tra vittorie esaltanti e sconfitte rovinose, alla fine esce sempre vincitrice e più forte di prima.Nel 1123 una flotta veneziana sbaraglia quella musulmano-egiziana ad Ascalona. I Veneziani sono imbattibili anche in terraferma e liberano Giaffa e Tiro.Nel 1148 la flotta veneziana intercetta e annienta quella normanna di Ruggero II nell’Egeo.Nel 1204 l’esercito veneto al comando del Doge Enrico Dandolo assedia ed espugna Costantinopoli nell’ambito della 4a crociata insieme agli eserciti crociati.È nei primi anni del ‘400 che si delinea l’assetto amministrativo veneto come lo conosciamo oggigiorno: le città e i territori di Vicenza, Verona, Treviso, Belluno, Feltre Rovigo, Padova e altre minori si uniscono alla repubblica veneta. Nel 1419 ne segue l’esempio il Friuli e nel 1426 si aggiungono Brescia e poi Bergamo. Questo potente stato, modello di amministrazione e giustizia, in cui tutte le città manifestarono sempre un orgoglioso senso di attaccamento e fedeltà anche nelle avversità , resterà saldo e compatto per secoli e supererà coalizioni temibili che volevano distruggerlo spinte dalla rivalità e gelosia che suscitava il monopolio Veneto e la sua potenza nella penisola Italiana. Queste coalizioni videro sempre coinvolto lo stato pontificio. Evidentemente Venezia era per vari motivi una spina nel fianco per il Papa. Al tempo stesso però essa si rivelò a partire dalla seconda metà del ‘400 l’unica forza in grado di contrastare la pressione conquistatrice che i Turchi cominciavano allora ad esercitare su tutta Europa, partendo dall’Egeo e dai Balcani, fino all’Adriatico.La sfida tra l’immenso impero ottomano, con flotte ed eserciti smisurati, e la piccola repubblica veneta si apre per Venezia – comprensibilmente – con una serie di rovesci militari e di perdita di territori e scali commerciali nel Mediterraneo e nell’Egeo. Per nulla intimiditi i veneti cominciarono a potenziare il loro apparato militare e la produzione bellica in preparazione degli imminenti conflitti.Però proprio in questo momento storico ( 1508 ) Venezia si trovò inaspettatamente di fronte ad una minaccia mortale: la Lega di Cambrai, voluta dal Papa che aveva coalizzato contro Venezia: Francia, Spagna, impero asburgico, Re d’Ungheria, e alcune città italiane tra cui Milano e i Savoia. Papa Giulio II scomunicò Venezia. L’ambasciatore veneziano Giorgio Pisani gli rispose in udienza pubblica che Venezia lo avrebbe ridotto a un piccolo parroco di campagna.L’esercito che la repubblica veneta mette insieme è composto di milizie regolari, compagnie mercenarie, fanterie rurali dell’entroterra veneto, cavalieri dalle colonie greche, dalmate ed albanesi, e naturalmente da una forte flotta.Nel 1509 nella battaglia di Agnadello d’Adda Venezia subisce una grossa sconfitta e le truppe avversarie dilagano verso il Veneto e prendono molte città . Nel luglio Venezia riprende Padova con l’efficace appoggio del contadinato, che in tutta la guerra non farà mai venir meno la sua dedizione alla Serenissima. A settembre Massimiliano assedia Padova per riprenderla. I suoi assalti vengono respinti sanguinosamente, tanto che a ottobre deve ritirarsi. Dopo sette anni di scontri tremendi i Veneti riconquistano tutte le città che erano andate perse. La Lega di Cambrai si dissolve.Tornando ai Turchi, nel 1571 a Lepanto avviene lo scontro decisivo per le sorti d’Europa tra l’impero Ottomano e Venezia. Le due più grandi flotte che il mondo abbia mai visto sino a quel momento si scontrano in mare aperto, con arrembaggi, artiglierie e mischie furibonde all’arma bianca. Venezia ottiene una magnifica vittoria dal carattere storico, visto che sbaragliando sanguinosamente i Turchi blocca loro l’accesso all’Europa, in un’epoca in cui gli eserciti delle grandi Nazioni europee erano deboli e scarsi di numero.Nel 1645 i Turchi sferrano un nuovo attacco, questa volta mirato a conquistare Creta, allora sotto dominio veneto. La guerra che ne segue dura 24 anni ( ! ): i Turchi alla fine ottengono il governo sulla maggior parte dell’isola… ma soltanto dopo aver subito pesantissime sconfitte navali, aver perso 130.000 uomini nell’assedio di Candia e 200.000 in altri scontri. Anche ¼ della nobiltà veneziana muore in questa guerra. Da questo momento la potenza militare turca è fortemente indebolita, tanto che nell’assedio di Vienna del 1683 vengono sconfitti da una coalizione tedesco-polacca. Un anno più tardi inizia una guerra contro i Turchi da parte di una lega tedesco-austriaca-russo-veneta in cui vengono riconquistati molti territori nei Balcani, Grecia ed Egeo.Nuova guerra austro-veneta contro i Turchi a partire dal 1715 quando questi riprovano ad affacciarsi sui Balcani diretti verso l’Europa. Nuova sconfitta turca.Il ‘700 è anche l’epoca del declino della Serenissima repubblica di Venezia: per una serie di cause di radicale trasformazione dell’Europa, mutamento dei sistemi economici, indebolimento dopo tante guerre sanguinose. La politica veneziana è sempre più di astensione dalle vicende politiche europee. Così quando sul finire del ‘700 scoppia il conflitto tra Napoleone e l’Austria, Venezia non prende le parti per nessuno dei due contendenti e, quando l’esercito napoleonico insegue quello austriaco da Milano al Tirolo, dà ordine al suo esercito di non interferire nelle vicende belliche che si svolgono in territorio veneto. Il risultato è che il Veneto si trova di fatto occupato dalle truppe francesi vittoriose. Napoleone “vende†subito il Veneto all’Austria col trattato di Campoformio ( 1797 ).Nel 1866 con la 3° guerra d’indipendenza il Veneto viene incorporato nello Stato italiano con l’imbroglio: in un referendum popolare in cui la popolazione veneta, da secoli affratellata a quelle germaniche per evidenti motivi etnici, geografici, culturali, commerciali, aveva espresso a stragrande maggioranza la volontà di continuare a far parte dell’impero austriaco, vengono falsati i risultati ( anche con la complicità del clero ).A PROPOSITO DE PANEVIN...VISTO IL PERIODO...DA CHE PARTE TIRALE LE FAIVE???Di che polenta seiPer tradizione, da secoli, nell' invocazione che accompagna il rito del panevin si ricorda, osservando la direzione delle faville, a mo' di auspicio augurale, la farina, senza specificare se si tratta di farina da polenta o da pane. A noi poco importa, tant'è, per secoli, le mense dei contadini veneti hanno conosciuto poco pane, e tanta, a volte troppa, polenta. D'altronde non ci identificano, dalle altre regioni, con un blasone popolare che recita : “ veneti polentoni†, con un po' di venatura dispregiativa e con estensioni semantiche che vanno oltre alla sfera del cibo e rinviano al carattere, all'essere un po' gnochi , tonti, remissivi. È vero che un vecchio adagio dice “ mejo poenta senza gnente che gnente sensa poenta†a testimonianza dell'indole quasi rassegnata che ha accompagnato tante stagioni della nostra storia passata.Un cenno: Giacomo Agostinetti, fattore-agronomo di Cimadolmo, agente per quarant'anni di importanti e prestigiose aziende di nobili e patrizie famiglie trevigiane e veneziane, da' alle stampe i Cento e dieci ricordi che formano il buon fattor di villa , una summa della sua carriera, della sua esperienza, delle sue sapienzialità . Dedica pagine importanti al sorgo turco detto formenton , il Ricordo CX , ne tratta in modo esperto e scrive in un passaggio: “ Del sorgo turco se ne trova di molte sorti, cioè alto, mezan e basso, detto cinquantin, et anco di bianco. Di tutte queste sorti il grande, essendo trattado ben, in questo paese riesce assai bene e se ne fanno buonissime raccolte; ma vi è quel mezano, che si costuma ne' piè de' monti e nel Quartier di Piave, che a' miei giorni non viddi di meglio: si caricano di panocchie e sino cinque e sei per gamba, che se bastasse solo ad haver di quella semenza, tutti ne haverebbono, ma insieme ci converebbe aver di quella terra e poi copia di ledami come hanno quelli abitanti, e poi farli quella servitù come fanno quegli, giaché tengono pochi campi et immitano gli ortolani nel coltivarli â€.Se necessitavano titoli per rivendicare al Quartier del Piave una sorta di primato nella diffusione di questa pianta del Nuovo Mondo, Giacomo Agostinetti ce li offre sul piatto, meglio sul taier. Ecco allora che abbinare la polenta ai piatti che accompagneranno questa stagione di auspici è un doveroso riconoscimento al “gloriosoâ€passatoâ€. E lo facciamo proponendo la farina di una delle più antiche varietà di mais presenti fino agli anni sessanta nelle nostre tavole : il Biancoperla , una vera delizia. Grazie all'azione congiunta di tanti si è costituita un'Associazione dei Conservatori del Mais Biancoperla e, a seguire, un Presidio Slowfood . I Presidi Slowfood ( quasi 200 in Italia e molti nel mondo) hanno l'obiettivo di salvare, in una sorta di Arca della biodiversità prodotti carichi di storia e legati ad un determinato territorio che, proprio grazie a quel prodotto, viene ancora governato, tutelato, vissuto.Il Biancoperla è un mais non ibrido, ad impollinazione libera, perciò necessità di cure particolari, non ha grandi rese; i contadini aderenti al presidio si sono impegnati a seguire un disciplinare severo che ne regolamenta la coltura, la raccolta, l'essicazione e soprattutto la macina, a pietra.Così torna nei nostri piatti, liberi finalmente dalla necessità e dal bisogno, una polenta carica di tante suggestioni, di ricordi, di sapori persi, di stagioni passate. Ma non è solo nostalgia e poesia di bassa lega, da saziati, a motivarci: no, è una delle vie per poter tornare a terra-madre, ad un'agricoltura che dia senso e benessere a chi la pratica e a chi la consuma, orgogliosi, finalmente, di essere dei “ veneti polentoni†.E che le Pro-Loco inizino ora con maggior convinzione a farsi carico della tutela di pezzi di storia legati ai prodotti di questa è un bel segno.