. Nessun nome.nessun ricordo oggi del nome di jeri;del nome d'oggi,domani.Se il nome è la cosa;se il nome è in noi il concetto d'ogni cosa posta fuori di noi,e senza nome non si ha il concetto,e la cosa resta in noi come cieca,non distinta e non definita;ebbene,questo che portai tra gli uomini ciascuno lo incida,epigrafe funeraria,sulla fronte di quella immagine con cui gli apparvi,e la lasci in pace e non ne parli più.Non è altro che questo,epigrafe funeraria,un nome.Conviene ai morti.A chi ha concluso.Io sono vivo e non concludo.La vita non conclude.E non sa di nomi,la vita.Quest'albero,respiro trèmulo di foglie nuove.Sono quest'albero.Albero,nuvola;domani libro o vento:il libro che leggo,il vento che bevo.Tutto fuori,vagabondo.[..]E l'aria è nuova.E tutto,attimo per attimo,è com'è,che s'avvia per apparire.Volto subito gli occhi per non vedere più nulla fermarsi nella sua apparenza e morire.Così soltanto io posso vivere,ormai.Rinascere attimo per attimo.Impedire che il pensiero si metta in me di nuovo a lavorare,e dentro mi faccia il vuoto delle vane costruzioni. La città è lontana.Me ne giunge,a volte,nella calma del vespro,il suono delle campane.Ma ora quelle campane le odo non più dentro di me,ma fuori,per sé sonare,che forse ne fremono di gioja nella loro cavità ronzante,in un bel cielo azzurro pieno di sole caldo tra lo stridìo delle rondini o nel vento nuvoloso,pesanti e così alte sui campanili aerei.Pensare alla morte,pregare.C'è pure chi ha ancora questo bisogno,e se ne fanno voce le campane.Io non l'ho più questo bisogno,perchè muojo ogni attimo,io,e rinasco nuovo e senza ricordi:vivo e intero,non più in me,ma in ogni cosa fuori.
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