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FormosaCafè Restaurant

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..Dal corriere di bologna:Si mimetizza da normale cliente in polo e jeans, niente camicia stirata, niente d'impeccabile nei gesti e nei modi, piuttosto quella mentalità da uno qualunque, che si siede a giocare a carte con gli amici, che ti offre il caffè se sei di fretta, che non lo trovi mai nello stesso posto, perché è sempre in mezzo alla sua gente, anche a sgridarla quando fa baccano fuori dal locale, e ai suoi «sportivi» di Basket City, perfettamente mescolati e sempre presenti al bancone, quando le serate lo consentono. Sandro è il proprietario di quella rossa scatola dalle vetrate trasparenti, piccolo angolo di strada della sua vita umana e professionale, il Formosa Cafè (www.formosacafe.it), un via vai continuo di «ballerine», Converse, borse tracolla e qualche libro dell'università per il pranzo, toc toc di stivali con tacco e ciglia laccate di rimmel la sera. Bazar di volti, stili, vite agli antipodi per la Bologna limitrofa e la Bologna dei colli. «Ho lavorato in America, Inghilterra e Australia — spiega — vengo da tre generazioni nel campo della ristorazione e all'estero ho trovato grandi idee che ho trasportato qui» in via Ranzani, di fronte alla facoltà di Economia, nemmeno sotto le Due Torri, eppure tracimante d'anime dal 2002, anno dell'apertura. Il basket s'è insinuato con il passaparola dei bolognesi Belinelli, Mancinelli e Fultz, benché Sandro fosse appassionato dell'Aquila dai tempi di Jack Zatti, ex capitano della Fortitudo, che sette anni fa lo trascinò a lavorare nel suo ristorante sulla spiaggia di Santo Domingo. Il volto indimenticabile? Ruben Douglas. «Ci siamo conosciuti una sera a ballare e da allora è sempre venuto a cena da noi, anche al ritorno dalle trasferte. Nel 2005, vinto lo scudetto, lo aspettai per due ore prima che scendesse dal pullman, era assediato dai tifosi. Lo caricai in macchina e ci trovammo qui con la squadra. M'è perfino venuto a trovare questo Capodanno da Valencia ». E il cruccio? «L'anno dopo avevamo già pensato a tutto io e Watson, per la festa scudetto, ma finì male. Peccato, perché l'avevamo organizzata proprio bene...». Se è vero che l'anima del locale è biancoblù, anche le Vu nere negli ultimi anni sono diventate presenze fisse con Best, Spencer, Blizzard, Giovannoni, Gugliotta. «La cosa che ho imparato è che tra di loro non c'è alcuna rivalità, mentre i tifosi si scannano per vincere un derby». Il segreto? «Con loro non parlo mai di basket o alla peggio quando perdono le partite li sbeffeggio leggendo le statistiche. So ironizzare, e lo apprezzano. Anzi ne approfitto per salutare Cavaliero, manca — dice sarcastico — a tutte le ragazze, così come Gugliotta che qui a Bologna ha lasciato molti figli, e il Poz che quando ti dice un orario si presenta sempre tre ore dopo». La confidenza con molti giocatori s'è cementata con vacanze assieme, «sono stato a Formentera con Fultz e Pozzecco», conversazioni poliglotte, «parlo bene anche lo spagnolo con Digbeu, Iturbe, Torres », partite Nba guardate a notte fonda, tour bolognesi in veste di taxista per accompagnare a casa gli inguaribili della sosta sul passo carraio. «Il 18 febbraio raggiungerò Beli a San Francisco, quando ci sentiamo lo bersaglio, gli dico che con il suo minutino in Nba non faccio cassa a tenere aperto il locale». Assieme a lui la «balotta» è fomentata da Fabiano ed Erika, barman e allegri «cicchettari». In cucina? Sapon dal Bangladesh, e una manciata di giovani cameriere che diciamolo, alzano lo share. Ma ci sono tavoli anche per il calcio, Per il football dei Warriors, per Succi del Ravenna e Confalone del Bologna, oltre alle ragazze della Meccanica Nova basket e gli atleti della Salus. La gente della notte qui, comprende anche i vicini di casa e le loro improbabili secchiate d'acqua dalla finestra, perché l'insonnia è bestiale e, almeno il venerdì sera, la noia bisogna vincerla.

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