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Inizialmente la società che diventerà la Virtus è denominata Società Sezionale di Ginnastica in Bologna, poi più semplicemente Società ginnastica Bologna, che nasce il 17 gennaio 1871 su iniziativa del ginnasta Emilio Baumann e promuove l'attività fisica nelle più svariate discipline, divenendo da allora la madre dello sport bolognese e rinominandosi in Sef Virtus[1]. Nel 1922 De Luigi, Simoni, Padovani, Grigioni, Chiaffarelli sono i cinque ragazzi che formano la sezione Pallacanestro e costituiscono il primo quintetto delle V nere.
Fu solo negli anni '30 che la società riuscì a salire fino al campionato nazionale di prima divisione nel 1934, trascinata dell'immortale capitano Venzo Vannini, e nel 1946 si aggiudicò il suo primo scudetto. Dalla fine del secondo conflitto mondiale, per quattro mitiche annate la Virtus fu l'autentica dominatrice della pallacanestro italiana vincendo tutto, fino al ritorno di Milano con la quale si accese una rivalità per il trono del basket destinata a durare nel tempo.
Il finire degli anni '50 è contrassegnato dal biennio tricolore '55-'56 ma anche dal trasferimento del campo di gioco dalla Sala Borsa al PalaDozza di piazza Azzarita, dove per un decennio si assistette a una fase calante della squadra fino alla presidenza dello storico avvocato Porelli e all'arrivo di coach Dan Peterson.
Grazie al binomio Porelli-Peterson le sorti bianconere si risollevarono nettamente portando in bacheca la prima coppa Italia nel 1973/74 e il settimo scudetto due anni dopo sotto il segno di giocatori come Terry Driscoll, Charly Caglieris, Gianni Bertolotti, Marco Bonamico e Massimo Sacco. Ancora scudettata nel 1979/80 e riconfermata l'anno seguente grazie alla guida in panchina di Terry Driscoll e al campione Kreso Cosic.
Il periodo seguente vede la Virtus sconfitta con il Maccabi di un punto in finale di Coppa Campioni, la vittoria di due coppe Italia e la stellina sulle maglie conquistata con il decimo scudetto nell'1983/84 (Double Scudetto-Coppa Italia).
Si apriva dunque il decennio più glorioso della sua storia, mentre saliva alla poltrona di presidente Alfredo Cazzola (nell'anno 1992) ed Ettore Messina, l'allenatore italiano più vincente di sempre, sedeva in panchina conquistando l'ennesimo scudetto. La Virtus Bologna, guidata da Brunamonti e diretta da Alberto Bucci, si ripete infilando tre Scudetti consecutivi, dal 1993 al 1995. Proprio nel 1993 e nel 1995 la squadra prende parte al celebre Mc Donald's Open, in cui incontra le franchigie della NBA. Alla Virtus si affermano grandi giocatori italiani: Alessandro Abbio, Augusto Binelli, Flavio Carera, Claudio Coldebella, Riccardo Morandotti, Paolo Moretti.
Tre anni dopo, la storia entra dalla porta principale in via dell'Arcoveggio; il ritorno di Messina segna l'arrivo di uomini (come Rasho Nesterovic, Antoine Rigaudeau, Hugo Sconochini e Alessandro Frosini) che affiancano altri grandi veterani nell'assalto all'Italia e all'Europa. La prima impresa si compie nella leggendaria finale contro gli eterni rivali della Fortitudo: a una ventina di secondi dalla fine con la Fortitudo sopra di 4, l'arbitro Zancanella fischia un fallo a Dominique Wilkins sulla tripla disperata di Danilovic che invece gonfia la retina; il serbo segna il libero aggiuntivo e pareggia i conti spianando la strada al supplementare terminato con il trionfo bianconero. Poco tempo prima, al Palau St. Jordi di Barcellona, la Virtus (guidata da un grande Zoran Savic) aveva conquistato la sua prima Eurolega, travolgendo in finale i greci dell'Aek Atene (58-44), dopo aver battuto in semifinale il Partizan di Belgrado. Dopo quella vittoria la Virtus ha sempre vinto quasi tutte le sue partite.
Il nuovo millennio vede succedere alla presidenza bianconera Marco Madrigali, con il quale il club toccherà la gloria più alta e cadrà irrimediabilmente nel baratro della radiazione.
La dirigenza decide di puntare su forze fresche e arruola giovani talenti come Manu Ginobili (ora All-star NBA, 3 anelli in 5 anni con San Antonio), Marko Jaric (ora in NBA, a Minnesota) e Matjaz Smodis (campione europeo 05/06 con il CSKA Mosca). Sasha Danilovic, re delle Vu Nere imperiali degli anni '90, lascia la squadra e la pallacanestro all'inizio della stagione 2000/01, annunciando il ritiro dall'attività agonistica.L'assenza di un leader emotivamente accentratore come il serbo costringe ogni singolo elemento a responsabilizzarsi, ma al contempo apre spazi agli acerbi e talentuosi esterni, liberi di mostrare le loro capacità e fare esperienza ad alto livello.É con tali premesse che si avvia il campionato ed il percorso vincente della corazzata di Ettore Messina, che dopo un inizio di stagione difficoltoso svolta la stagione nel Derby di Natale, un 99-62 che stordisce la Fortitudo Bologna e lancia la squadra in scia per una impressionante striscia di ben 33 risultati utili consecutivi, presentandosi con questo biglietto da visita alla Final Eight di Coppa Italia, dove porta a casa il primo trofeo stagionale ai danni dalla Scavolini.
Da lì in avanti è un rullo compressore: la Fortitudo cerca di interrompere il cammino sia verso la finale di Eurolega che nell'ultima serie dei playoff, ma si deve arrendere ad un irripetibile gruppo capace di battere ogni record e divenire a pieno titolo una delle più forti squadre italiane di tutti i tempi. Dopo la doppietta "Scudetto-Eurolega" del 1998, nel 2001 arriva infatti il Grande Slam. In soli quattro anni diventa un'impresa mai riuscita a nessun'altra società italiana.
Sebbene la Virtus sia considerata la squadra più forte d'europa, all'inizio della stagione 2001/2002 il presidente Madrigali pensa di rafforzarla ulteriormente con l'ingaggio milionario (quinquennale da 7 milioni di dollari) dello sloveno Sani Becirovic ma nel corso dell'anno, nonostante la conquista della Coppa Italia vinta in finale sulla Montepaschi Siena, l'apparente solidità societaria viene minata da risultati negativi che mettono in crisi, agli occhi del presidente Madrigali, le posizioni dell'allenatore Ettore Messina e del vicepresidente e general manager Roberto Brunamonti. Tali dissidî sfociano nel clamoroso esonero del tecnico, avvenuto l'11 marzo 2002 a poche ore da pesante sconfitta a Pesaro, in cui la squadra aveva toccato addirittura il -41. La decisione viene fieramente avversata dal pubblico virtussino, la cui pacifica invasione di campo, che ritarda l'inizio del match di campionato contro la Telit Trieste, induce Madrigali a reintegrare l'allenatore. Ma gli equilibri e, di conseguenza, il rendimento della squadra ne escono irrimediabilmente segnati. La Virtus raggiunge la finale di Eurolega, che si disputa proprio a Bologna, ma viene inopinatamente sconfitta dai greci del Panathinaikos, in una gara condotta per metà dalla squadra bolognese. L'esito del campionato è ugualmente amaro per la squadra bolognese che nella serie di finale viene superata per 3-1 dalla Benetton Treviso allenata da Mike D'Antoni, vincente a Casalecchio in gara 4.
A fine stagione il presidente Madrigali allontana definitivamente Brunamonti (diretto alla Virtus Roma) e Messina (Treviso) ed affida la guida tecnica al general manager Gianfranco Lombardi (detto "Dado") ed all'allenatore Bogdan Tanjevic, i quali tentano un improbabile e radicale rifondazione della squadra. La svolta non viene accettata dal pubblico e si registra il crollo degli abbonamenti; anche lo sponsor Ferrero, che col marchio Kinder aveva firmato i recenti successi, e che stringeva un rapporto di ferro con coach Messina, volta le spalle alla società . La stagione 2002/2003 è sicuramente la più amara e tormentata dell'intera storia virtussina: dopo una serie di risultati ben oltre il limite della decenza, incluso un -35 a Fabriano, e senza luce nemmeno in Eurolega, il cambio di coach da Tanjevic a Valerio Bianchini ultima lo sfacelo. E il club, per la prima volta nella storia, non entra nei play off scudetto. Ma i risvolti peggiori sono di carattere finanziario: il giocatore Sani Becirovic, costretto all'inattività da problemi al ginocchio, apre una vertenza con la società (il cosiddetto "lodo Becirovic"), lamentando la mancanza del pagamento degli emolumenti da parte della Virtus. Nel corso dell'estate, parallelamente alla causa Becirovic sopraggiungono altre richieste di "lodo", nei giorni in cui scricchiola anche l'azienda di Madrigali, la C.T.O. s.p.a. Tutto precipita il 4 agosto 2003, giorno in cui il Consiglio Federale della Federazione Italiana Pallacanestro decreta la radiazione della Virtus e la sua esclusione dal tutti i campionati nazionali per la stagione 2003/2004: la posizione di Sani Becirovic rimaneva infatti insoluta.
Il fallimento societario della Virtus viene però scongiurato dall'intervento dell'imprenditore Claudio Sabatini (l'organizzatore del Futurshow), che con un'opera irripetibile ed eroica transa tutti i debiti della società , ottiene le liberatorie dei creditori e rileva la società da Madrigali a pochi giorni dall'udienza innanzi al Giudice fallimentare. Sabatini, che rivelerà fin dall'inizio un notevole attivismo, acquisisce anche la società Progresso Castelmaggiore (un paese dell'hinterland bolognese), militante nel campionato di Legadue (cioè la divisione inferiore alla serie A) e la sponsorizza con il marchio "Futur Virtus", garantendo quindi la continuità del glorioso nome Virtus nonostante l'esclusione dai campionati. La Futur Virtus non raggiunge l'obiettivo promozione, sconfitta per 3-0 nella serie finale dei playoff dall'Aurora Jesi, ma riottiene la riaffiliazione alla Federazione Italiana Pallacanestro per la Virtus Pallacanestro in vista della successiva stagione e, fatto moralmente importante, non disperde le migliaia di appassionati che riempivano il PalaMalaguti prima del crack Madrigali.
Nella stagione 2004/2005, Sabatini affida la guida tecnica a Giordano Consolini, attualmente responsabile del settore giovanile, storico vice allenatore di Ettore Messina e per questo amato e stimato dal pubblico virtussino. La Virtus, sponsorizzata "Caffè Maxim", conclude la stagione regolare in seconda posizione, dietro all' Capo d'Orlando e si vede costretta ad affrontare i playoff. Trascinata da alcuni giocatori di livello superiore come Mario Boni, Agostino Li Vecchi e Samuele Podestà ed in netta crescita atletica, come Corey Brewer e Bennett Davison, la Virtus ottiene la promozione battendo per 3-0 in Finale la squadra di Montegranaro il 3 Giugno 2005, rientrando così nel massimo campionato dopo due stagioni.
Nel gennaio 2006 la Virtus Bologna Pallacanestro acquista lo sponsor Caffè Maxim, e giunge all'accordo con la ditta di occhiali VidiVici, per la sponsorizzazione fino a fine stagione.Nel campionato del ritorno alla massima serie la nuova squadra, guidata dal coach macedone Zare Markovski, pur disputando una bella stagione decisamente al di sopra delle aspettative, non partecipa alle Final Four di Coppa Italia ed ai Playoff a causa di spareggi sfavorevoli all'ultima giornata sia del girone d'andata sia del girone di ritorno.
Si registra inoltre un'eccezionale affluenza ed un forte attaccamento del pubblico virtussino ai colori bianconeri, di gran lunga il più numeroso di tutto il panorama cestistico italiano con oltre 7.500 presenze ad ogni partita, ma anche un notevole ringiovanimento della platea sugli spalti del Palamalaguti grazie ad iniziative promosse dalla società rivolte ai ragazzi.
L'investimento sul settore giovanile per il futuro ha portato all'acquisizione della gestione del centro sportivo Cierrebi a Bologna dedicato alle attività del minibasket. Le partite delle giovanili saranno con ingresso a pagamento e gli introiti saranno devoluti ad una associazione benefica di Bologna.
Il club ha lanciato un proprio canale, il Virtus Channel, che ha già cominciato a trasmettere eventi in diretta nonché partite del passato; è l'unico canale sportivo monotematico dedicato ad una squadra di pallacanestro in Italia, visibile senza abbonamento sul digitale terrestre, frutto della collaborazione con l'emittente locale È TV, già canale ufficiale della Virtus Bologna.
Il 29 ottobre 2006 la Virtus si presenta all'appuntamento del derby battendo 64-60 la Fortitudo, grazie a un'ottima prestazione dello statunitense Travis Best, riconquistando la supremazia cittadina (oltre al momentaneo comando del Campionato).
Il ritorno su livelli di eccellenza è confermato dalla conquista della finale di Coppa Italia al PalaMalaguti, dove la Virtus si presenta da seconda della classe in virtù del secondo posto che occupava nella Regular Season, eliminando autoritariamente la Whirpool Varese ai quarti e l'Armani Jeans Milano in semifinale. Il trofeo se lo aggiudica la Benetton Treviso che, al termine di una gara equilibratissima, sconfigge 67-65 i padroni di casa, grazie ad una maggiore precisione ai liberi negli ultimi secondi.
Nel girone di ritorno l'11 marzo 2007, la Virtus si impone ancora sulla Fortitudo e si aggiudica la stracittadina anche al PalaDozza, per merito delle ottime prestazioni dell'ala danese Christian Drejer (24 punti) e della mortifera prestazione dall'arco di Brett Blizzard (6/10 da 3 per 22 punti).
La partecipazione alla Fiba EuroCup, la prima competizione europea a cui la Virtus prende parte dopo l'Uleb Cup del 2003/2004 quando partecipò sponsorizzata WWF Italia, è terminata con l'accesso alle FinalFour di Girona e la conquista della terza piazza, sconfitta a sorpresa dagli ucraini dell'Azovmash Mariupol in semifinale ma vittoriosa contro l'Estudiantes nello spareggio per il 3-4° posto.
Dopo aver chiuso la regular season al terzo posto, nei play-off affronta una delle sorprese del campionato, l'Angelico Biella. Dopo aver perso il fattore campo nella prima gara va in vantaggio 2-1, per poi chiudere la serie 3-2. In semifinale, contro l'Olimpia Milano, si presenta una "classica" del basket italiano. La Virtus vince subito in trasferta, ma perde gara 2 in casa. Quindi diventa tutto semplice per la squadra di Markovksi, che espugna per la seconda volta consecutiva Milano e poi chiude la serie in casa. La finale, però, è a senso unico a causa della netta superiorità della Montepaschi Siena che concretizza in questa serie lo strapotere dimostrato nella regular season. Finisce 3-0 e solo in gara 3 la Virtus appare in grado di giocare alla pari con i senesi, ma ancora una volta la classe di Rimantas Kaukenas, la precisione di Terrel McIntyre e la potenza atletica di Benjamin Eze, oltre allo sfortuna che causa un grave infortunio a Brett Blizzard prima della fine, che priva la Virtus del suo miglior giocatore della serata, bloccano ogni speranza di successo. Nonostante questo, la stagione passerà alla storia come una delle più sorprendenti mai vissute, e il secondo posto segna inoltre il ritorno della Vu nera in Eurolega, la massima competizione Europea. Sancendo definitivamente la fine del processo di rinascita della Virtus, ormai tornata al livello che gli compete
Nella successiva estate la squadra che aveva conquistato il secondo posto viene completamente rivoluzionata. Rimangono Brett Blizzard, Guilherme Giovannoni, il capitano Fabio Di Bella, Andrea Michelori e il centro Andrea Crosariol, sempre in prestito dalla Benetton Treviso. A questi si aggiunge l'esperto Roberto Chiacig, l'italiano Luca Garri e gli americani Delonte Holland, Alan Anderson, Will Conroy e Dewarick Spencer, che l'anno precedente si era affermato come MVP nel campionato Francese. Cambia anche l'allenatore, passato a Milano l'autore della rinascita della Virtus Zare Markovski ecco arrivare Stefano Pillastrini allenatore noto per la sua capacità di far crescere i ragazzi giovani, ma anche per la sua crescita professionale, avvenuta in gran parte sulle panchine delle giovanili della Fortitudo Bologna. Cosa che causa l'iniziale malcontento dei tifosi Virtussini Dopo un buon avvio di stagione, la squadra inanella una serie di prestazioni deludenti sia in campionato che in Eurolega che creano altro malcontento nella tifoseria. A novembre i primi aggiustamenti nel roster: viene ingaggiato Donnie McGrath e poco dopo viene tagliato Conroy. Il 3 dicembre Sabatini annuncia da aver acquistato dall'Olimpia Milano il playmaker italiano Massimo Bulleri.
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