I edited my profile with Thomas Myspace Editor V4.4 (www.strikefile.com/myspace)E' quando mi tuffo nel mio mare di placenta , perimetrato da mattonelle azzurre, che sento la benedizione. Le acque sono profonde ma il caldo silenzio nelle mie orecchie , rotto dalle infrazioni delle braccia e in lontananza dei piedi, mi regala dimensioni di pace.
Ed il corpo si mantiene sospeso , sotto l'addome questa sostanza lattiginosa, almeno così ai miei occhi e intravedo la pavimentazione, delusione per la mia
fame d'infinito . Ai miei lati, altri corpi sembrano affannarsi per giungere alle mete, ma in cuor loro, regna il silenzio, come in tutta la piscina. Siamo lì,
tutti soli, alla ricerca di solitudine che scanniamo come bestie per qualche ora alla settimana. Ma il sogno non è nello stile libero , è nella libertà di vedersi fluttuanti e di chiudere col rumore, almeno per un pò.Se d'improvviso si scatena una musica esaltante, con singolari pachidermi intenti a tribolare ginnicamente un'improbabile muscolatura, è il momento in cui mi chiedo se sia il caso di restare. Mentre il suono di un
remix osceno si fa strada nel torpore mattutino, sopraggiunge l'attesa della doccia dove lo scroscio dell'acqua può donarmi l'ultima manciata di sordità . Allora, dopo tanto affanno, ora in piedi mi lascio innaffiare e i miei sensi si sospendono, la bocca cerca e origina acqua, gli occhi vedono a palpebre serrate e le mani s'impossessano del mio corpo , insaponato e ancora invaso dal cloro.Rimango ancora qualche attimo e m'accorgo di
non pensare a nulla. Sospiro un finalmente, chiudo il pomello dell'acqua calda e quindi dell'acqua fredda. Col fremito impercettibile che ancora scorre nelle braccia e nelle gambe, di chi ha nuotato e nuotato e nuotato , afferro l'accapatoio e con la mia nudità mi avvicino al borsone blu. Il riflesso nello specchio alle mie spalle, lascia intravedere chi sono veramente, un verme umido che attende la recisione di quella biscia protesa dall'ombelico per raggiungere chi .
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Dacci da bere, facci sballare. Facci ballare e pompa, amortizza, scandisci e vibra. Senti la musica, senti che stordimento. Senti, ma non senti più niente. Perché siamo quelli che s'intontiscono, che escono il sabato notte, che hanno paura del buio. Siamo quelli che si dicono amaramente "solo felici rimarremo a casa il finesettimana", ma ora no, ora non ce la facciamo. Quelli che vogliono un angelo azzurro , sì, che magari ci dica qualcosa di diverso , che magari ci conduca da un'altra parte. Ma noi si sa, siamo presto malinconici e vorremmo tornare indietro, lì nel limbo dei soli. Lì dove i nostri simili finiranno a vivere con un cane, piuttosto che concedersi . Lì dove non ci si guarda negli occhi, ma ci si scambia salive e sangue, sperma e peli, calore e carni. Lì dove stiamo al sicuro dalla vita. Dacci da bere, dacci da fumare e facci scordare. Perché siamo quelli che non ne possono più di allusioni, di rimandi, di egoismi. Se stiamo ballando è per non piangere, se ci stiamo divertendo è per non uccidere . Perché è facile dirci stupidi, è facile. E' facile additarci, odiarci o adularci. E' troppo facile. Per questo lo facciamo anche noi. Ma, siamo stanchi di chi silenziosamente e giudiziosamente e seriamente ce la mette nel culo . Di chi s'è preso gioco, di chi non ha pietà , di chi non sa, di chi vorrebbe ma non fa. Siamo stanchi e incazzati , ma la stanchezza non ci farà lottare. E allora andiamo a ballare. Un angelo azzurro ancora. Da
portar via, grazie.