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naninudi

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About Me

Innanzitutto vorrei precisare che amo il giardinaggio. Proprio per questo dopo aver conseguito la maturità sessuale, con un punteggio tutto sommato sufficiente, mi sono trasferita a Ulan Bator (Mongolia), dove ho frequentato la famosa scuola di cinema sperimentale. In questo periodo ho realizzato tre documentari: Giardinaggio nei cimiteri, L’attività sessuale del grande pesce palla, L’inquietante mistero del pesce casa. Nel 1998, all’apice del mio successo cinematografico, mi sono innamorata, perdutamente, di un nano albino scaricatore di porto. Decido allora di tornare in Ita lia con quest’uomo.A questo punto la mia vita è cambiata. La mia mente si è aperta anche al mondo reale: ho scritto poesie e le ho usate come proiettili luminosi che lasciano odore.Poi ho fondato un gruppo. Ovviamente “I Nani Nudi”. Insieme abbiamo realizzato un disco e performances musicali: Lunedì non sono previste gite, Sex in Legoland, La banana della morte, La fattoria incantata.La mia opera poetica è raccolta in tre libri: Libro Nero, Libro Bianco, Come avvitare i peni in Legoland, pubblicati da Trombino & Pompadour inc.Mi piacciono molto i cartoni animati Warner Bros e i film di David Lynch.

My Interests

Francesco Prota (Le Loup Garou), eccentrico compositore asseconda le strane manovre di questa assemblatrice Lego, in un clima di straniata sospensione. Attorno a lei, Prota produce uno spazio sonoro incantato, che a tratti corteggia anche la muzak, sempre pronto ad assecondare gli slanci e le improvvise ricadute di Marmo, in un ritmo sghembo e sregolato, perfetto per la solista che in questo ambient riesce a muoversi zigzagando, rendendo poesia e musica solidali e complici nella fuga dai luoghi comuni, che insieme demoliscono e si lasciano alle spalle.(Daniela Daniele, da Blow up, marzo 2002)

I'd like to meet:

“Sex in Legoland” inaugura un inedito, perturbante statuto di poesia-giocattolo, di poesia pronunciata (giocata) ‘oltre’ ogni possibile poesia: parola (“totale”) che si aliena dal suo corpo, per colare poi in un micro-stampo capace di trasformarla in quel blocchetto spigoloso, compatto, incastrabile, che modularmente compone un discorso sempre dissociandosi da sé (e riaggregandosi in una rete di connessioni fra arti visive, musica, mimica, installazione). È un Legoland dalla parte delle bambine […] un mondo perfetto e ineccepibile, logico e asettico, ma che si tiene insieme solo precariamente – e su cui incombe, gigioneggiando, il sorridente ‘creep’ di Schizofrenia.(Tommaso Ottonieri, da Carta, 24 luglio 2002)

Music:

Parliamo pure di teatro demenziale, di teatro minimale, di musica aritmica, elettronica, sincopata, di colonna sonora da videogames, di parole accorciate, scandite e allungate da Biancaneve della perversione, ma diciamo anche che sono parole, assolute, sensuali, affascinanti, isolate, tornite e scandite. Parole che durano perché sono dette in modo che invadano, catturino tutto lo spazio disponibile…e con lei il mondo diventa tutto simultaneamente un cartoon, una favola impensabile, un sogno onnipotente o un pezzo di Dragonball…(Maria Grazia Torri, da Cult, Agosto 2002 )

Movies:

SEX IN LEGOLAND Un CD di Giovanna MarmoUN’ARTISTA ORIGINALE, COMPLESSA E GRADEVOLE AL CONTEMPO: QUESTA l’idea che trasmette l’analisi dell’opera “Sex in legoland” di Giovanna Marmo. Il Cd, arricchito dalle musiche di Frank Prota, offre spunti d’intrigante novità a partire dai titolo delle singole canzoni (es. “Bosco di forchette”, “Tom Cruise e la patatina”). Performer a 360 gradi, questa brillante creativa napoletana (cantante, pittrice, poetessa, perfino attrice) si conferma una straordinaria provocatrice che ha conseguito una maturità resa tangibile dall’invito alla seconda edizione del “Big Torino”, Biennale Internazionale d’Arte curata da Michelangelo Pistoletto. “Sex in Legoland” può definirsi una sorta di miscela tra una sarcastica affabulazione supercontaminata dal gusto per le atmosfere fiabesco-surreali. I pezzi del Lego diventano insomma il pretesto per esplorare la sessualità, mettendo così in relazione due mondi distanti come l’infanzia e l’età adulta dell’accoppiamento. Le architetture proposte sono spiazzanti, deformanti, perché la crescita è esattamente questo: distruzione dell’ingenuità rassicurante della prima fase dell’esistenza. Il talento è genuino e deflagra evidente nelle orecchie dell’ascoltatore: è un vulcano di emozioni che esplode, sublimando la rappresentazione musicale in una tensione incontrollata verso l’Assoluto. O forse verso il Nulla. O forse ancora verso un “sé” che sfugge sempre un po’ più in là, irraggiungibile come l’equilibrio che ogni uomo continuamente insegue senza successo. E forse è proprio questa la strada da percorrere per "progettare" una nuova forma poetica. In conclusione, può affermarsi che la Marmo ha capito una cosa: l’Arte è un Unicum dove ogni singola manifestazione è collegata ed in rapporto di osmosi. La profondità della sua analisi trae dunque piena giustificazione dalla presa di coscienza dell’evoluzione a volte spaesante, ma sempre necessaria, che la Multimedialità sta provocando sulle singole modalità di rappresentazione dell’universo interiore, più o meno onirico-delirante, che ogni vero artista sente il bisogno d’estroiettare, per illuminare di luce propria un frammento dell’umana socialità. Come già opportunamente evidenziato da una nota critica dello scrittore Aldo Nove, il caso di Giovanna Marmo è unico in Italia. Partita dalla Pittura (è laureata in Storia dell’Arte), Giovanna ha avuto l’ardire di rischiare, mettendo in discussione le certezze gnoseologiche faticosamente conquistate, per gettare il cuore oltre l’ostacolo delle convenzioni e dei vincoli imposti da una struttura sociale massificante ed eterodirigista. “Sex in Legoland” è un inno alla libertà d’espressione che ogni creativo reca latente nell’animo, un’esplorazione delle infinite potenzialità combinatorie di un millenario mistero chiamato parola. E i nani nudi che insidiano la Biancaneve della perversione sono forse i nostri sensi, atrofizzati dalla necessità di adattarsi a mille sciocche regole, pur di sopravvivere. Ma un vero artista non vende la propria dignità: al contrario vuol sapere, capire, criticare, andare fino in fondo. Ed è proprio quello che la nostra ha fatto con questo suo bel CD.Giovanna Marmo, Sex in legoland, Derive Approdi

Books:

“Giovanna Marmo è un talismano contro la globalizzazione della parola. È un piccolo Islam dei sogni […] è spaventosamente brava (con l’accento improvvisamente tutto invertito sulle emozioni più abissali, su un precipitato piccolino di versi di George Trakl che senza identità imita Paperinik che non lo sa ma fa la voce di Alda Merini mentre doppia i Lunapop imbrattati di ketchup normale). …Oppure potremmo ripartire da capo, tipo critico serio articolista, e riformulare l’incipit: Giovanna Marmo applica con disciplina assoluta l’etica della sorpresa surrealista, in modo residuale (minimale, con echi di Laurie Anderson), sforbiciato a pezzetti e tutto sputato in faccia alle convenzioni mortuarie…Un’esplosione pura controllata e lucida di un immaginario che […] straripa oggetti con effetto random da un quotidiano tossico e fiabesco o meglio da fiabe tossiche, così dolci da stomacarti, così terribili da farti morire dal ridere.”