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TUCLAH

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About Me

BIOGRAFIA: Il progetto TUCLAH vede i suoi natali nel febbraio del 2006 tra Bologna e Correggio(RE). Dalle ceneri dei Minerva, band con la quale si era arrivati ad un contratto con un’etichetta milanese (NUN) e che aveva visto il video del proprio singolo (“crescere”) passare per un mesetto su MTV nelle fasce ad alto ascolto(…poi…disavventure varie tra cui il fallimento dell’etichetta..), nascono i tuclah. A Nik e Eugo (al secolo Niccolò Massari ed Eugenio Pratissoli, rispettivamente basso e batteria) si aggiunge Santa (Marco Santarello, chitarra e voce, precedentemente nei Minerva come turnista). Registrano una prima demo tra bunker (rubiera) e lo studio di Mirko Limoni (componente dei "black box" e produttore di Minerva, Maurizio Cinesi, Giacomo Fusari, etc....). Dopo aver ampliato il repertorio con nuovi brani (rigorosamente inediti!) e diverse esibizioni live di grande impatto, sono in cerca di un'etichetta discografica che li promuova..... PROGETTI PARALLELI: Eugo suona come turnista per Maurizio Cinesi (BO), in studio con J.O.B.S. (UK) e Giacomo Fusari (MO)Nick suona come turnista per Maurizio Cinesi (BO)Santa suona come turnista per Maurizio Cinesi (BO), Fabrizio Tavernelli (ex A.F.A. e Groove Safari), Jyotiblu acoustic trio

My Interests

Music:

Member Since: 11/6/2006
Band Members: santa (voice & guitar), nick (bass), eugo (drum)
Influences: ..
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Sounds Like:Max Sannella (critico musicale e giornalista di Doremilla) scrive di noi: TUCLAH - Tuclah Emilia Washington D.C. Tutto sta a capire cosa un gruppo si aspetta dalle proprie canzoni. Se uno si prefigge, con la propria musica, di portare innovazioni significative o, più semplicemente, di scrivere belle canzoni, magari nella speranza neanche troppo segreta che restino nel tempo. Nel caso dei Tuclah, rock band che spara forte a cavallo tra Bologna e Correggio (RE), vale la seconda ipotesi e quindi c’è da aspettarsi che il loro sound, foraggiato ben bene da temporali Seattleani, resti ancora per poco a girovagare tra le onde magnetiche imbizzarrite che spintonano per uscire dall’anonimità. Sono qui con il loro omonimo lavoro, un format rovente ben ingegnato di cortocircuiti e ansimi, cisposità e calors che fanno drizzare le antenne della ricettività da parte di chi vuole rintracciare quel suono grunge che divampò come manna da un cielo in stasi creativa. Un Ep che contiene sei tracce cantate in italiano e un cuore rivolto nella Washington D.C. e che ogni tanto concede in prestito un aritmico battito verso il Nord-Est italico dei Verdena. Un piccolo “forziere” che non lascia indifferenti e ascoltarlo è come avere la meglio su un ambiente ostile e privo di fronzoli fuorvianti. Chitarre e basso che si rincorrono pompose, assatanate da high voltage e poesia dannata, in una furibonda lotta sonica che lascia al tappeto corde e penne tranciate che non hanno voluto sapere di continuare a sanguinare lungo questa “battle road” di ottimissima fattura. La struttura della band è ben rodata, oserei dire tensostrutturata a dovere e lo si sente perfettamente dall’incedere prepotente dello schiaffo amperico di “Porpora”, nella sua poetica assassina che trasporta arie e rugginosità dei Karma; nei cavalloni indomiti a la Pearl Jam di “Bobby 6th killer”, oppure nei turbamenti distorti che si impennano fino a nitrire dolore “Barabba”. I Tuclah, questa bomba disinnescata lungo le piatte pianure della bassa Emilia, non concedono all’ascolto spazi di decompressione di sorta, è una continua esposizione “benedetta” sotto le loro intemperanze bellicose, affamate, doloranti e genuine. La sofferenza interna, la destrutturazione dell’animo e la lacerazione dei sentimenti ha screziato la bandiera del movimento grunge, fino allo stoner, di quel senso divino di dannazione frustrata, di essere figli di chissà chi, della solitudine assoluta dove ci sentiva abbandonati pure dalla propria ombra e rinnegati ad oltranza anche dal proprio involucro epidermico. E quell’urlo “sgraziatamente disgraziato” in questo Ep vive e si sbatte al quadrato, dove le anime maledette dei Soundgarden, Alice In Chains, Kyuss e tanti altri “bramosi di luce e calore” si ectoplasmano in “Teenage Next Cafè”, nella stupenda ballad amplificata “Altrimenti”, come nella distonica macchina d’assalto “Pappataci”, dove anche le manopole dei volumi degli ampli risultano spanati dal loro punto fermo. Ora che il suono dei Tuclah ha smesso di mostrare i denti, rimane un silenzio attonito, irreale e credo che anche nella romantica e operosa bassa-Emilia qualche cosa sia cambiato, almeno in termini di tranquillità e sonni , e questo ep trova il senso in tutto ciò. Statene alla larga se cercate qualcosa da ascoltare mentre guidate o fate i compiti.www.myspace.com/tuclah [email protected]
Record Label: unsigned
Type of Label: None