Chi sono???
L'unico modo per
descrivermi è fare un esempio: avete presente quei
negozietti che si trovano nel centro di Roma, che quando entrate non
sapete nemmeno voi esattamente cosa vendono... dove trovate milioni di
cose... dalle più strane, alle più nuove, dalle
rarità alle cose scontante... e dove basta aver pazienza,
cercare per trovare una semplice, particolare ma preziosa cosa che vi affascina e
comprate...
ecco questo sono io.
Basta aver pazienza e
cercare...
e dentro troverete un cuore, un anima e miliardi di sfumature di
sentimenti...
"Credo nelle rovesciate di Bonimba,
e nei riff di Keith Richards.
Credo al doppio suono nel campanello del padrone di casa che vuole l'affitto ogni primo del mese.
Credo che ognuno di noi si meriterebbe di avere una madre e un padre che siano decenti con lui almeno finchè non si sta in piedi.
Credo che un'Inter come quella di Corso, Mazzola e Suarez non ci sarà mai più, ma non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversa.
Credo che non sia tutto qua; però, prima di credere in qualcos'altro, bisogna fare i conti con quello che c'è qua: e allora mi sa che crederò primo o poi in qualche dio.
Credo che se mai avrò una famiglia sarà dura tirare avanti con trecentomila al mese, però credo anche che se non leccherò il culo come fa il mio caporeparto difficilmente cambieranno le cose.
Credo che c'è un buco grosso dentro, ma anche che il rock and roll, qualche amichetta, il calcio, qualche soddisfazione sul lavoro, le stronzate con gli amici, bè, ogni tanto questo buco me lo riempiono.
Credo che la voglia di scappare da un paese con ventimila abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso, e credo che da te non ci scappi neanche se sei Eddy Merx...
Credo che non è giusto giudicare la vita degli altri, perchè comunque non puoi sapere proprio un cazzo della vita degli altri."
"E tutto quello che devi fare è metterti le cuffie, sdraiarti per terra e ascoltare il cd della tua vita.
Traccia dopo traccia.
Nessuna è andata persa, tutte sono state vissute e tutte, in un modo o nell'altro, servono ad andare avanti.
Non pentirti non giudicarti, sei quello che sei e non c'è niente di meglio al mondo.
Pose, rewind play... e ancora, ancora, ancora...
non spegnere mai il tuo campionatore, continua a registrare e a mettere insieme i suoni per riempire il caos
che hai dentro,
E se scenderà una lacrima quando li ascolti, beh, non aver paura, è come la lacrima di un fan che ascolta la sua canzone preferita."
"...dopo di te, il rosso non è più rosso. L'azzurro del cielo non è più azzurro. Gli alberi non sono più verdi.
Dopo di te, devo cercare i colori, dentro la nostalgia che ho di noi...
...Tutti coloro che se ne vanno, ti lasciano sempre addosso un po' di sè?
E' questo il segreto della memoria? Se è così, allora, mi sento più sicuro perché so che non sarò mai solo..."
"...dietro la schiena la speranza dei miei sogni,
è un paio di piccole ali."
NOI TRENTENNI A CACCIA DI FELICITA’
L’altro giorno, mentre vagavo senza meta in libreria, un libretto mi ha chiamata: si intitola I trentenni, la generazione del labirinto di Françoise Sand, psicoterapeuta di grido in Francia. Erano settimane che, nelle riunioni di redazione, si provava a progettare un articolo sui trentenni e, sempre, si finiva con un buco nell’acqua: non c’era una tesi da sposare o da smontare. Ho comprato il saggio (pubblicato dalla Feltrinelli) e mi ci sono buttata col vago senso di sfida con cui guardo il mio oroscopo: vediamo se sa davvero chi sono io!
Secondo Françoise Sand i trentenni di oggi, non più adolescenti ma refrattari a diventare adulti, vivono in una terra di mezzo intenti a godersi il presente. Spesso i loro nonni sono ancora vivi e questo li fa sentire molto giovani, nelle retrovie di una vita in cui tutto è possibile, in cui non è necessario decidere, “inquadrarsi”, impegnarsi. Basta vederli in amore: avidi di inizi frizzanti, quando la passione s’intiepidisce spesso mollano il colpo. Solo l’arrivo di un figlio li porta alla realtà, e li getta, talvolta, in crisi esistenziali. Certo, la psicoterapeuta ammette che questo mondo non è il Paese dei balocchi: i nati negli anni Settanta sono la prima generazione a misurarsi con il lavoro precario, con un futuro più che mai imperscrutabile. E cosa conclude? Che dobbiamo darci una mossa, fissare obiettivi e raggiungerli, o un’orda di rampanti ventenni ci scalzerà.
Già, signora Sand, la sua analisi è lucida e penetrante, lo vedo qui, in redazione dove, a 35 anni, al premere di giovani vivaci e disponibili, mi sento quasi vecchia. Però lei ci misura con un metro inadeguato. Noi abbiamo obiettivi, solo non sono i vostri.
La carriera? Ci avete costretti all’instabilità, e noi abbiamo colmato la paura con la fantasia: abbiamo imparato a viaggiare, a sradicarci, a cambiare mille lavori, anche a inventarceli. La famiglia? Ci avete dimostrato che l’amore non è eterno, vi siete separati polverizzando le nostre sicurezze di bambini; ora noi l’amore lo decliniamo al presente, in ogni incontro cerchiamo un pezzetto di noi stessi, nella speranza di sentirci, un giorno, tutti interi. La politica? Chi ci ha provato, al liceo o all’università, per lo più è scappato. L’avete ridotta a un ring in cui conta quanto forte colpisci, non quanto finemente pensi. Il risparmio? Comprare casa oggi è un lusso che non ci è concesso senza l’aiuto dei genitori. Che poi vuol dire ammettere: sono figlio, e basta. E allora non ci stiamo! A caccia di alternative, ci rifugiamo nell’unico posto che resta: quello tra la fodera e il cappotto. Avete presente quando si lacera la tasca e le chiavi scivolano sotto la stoffa? Ecco, lì noi ci infiliamo. In angoli del presente che possono dare una sicurezza anche passeggera, un piacere, lo spazio per pensare, immaginare, perdersi in una passione, una musica, un ballo, un libro. Non è disimpegno: è una forma di ricerca. Se dobbiamo amare ciò che è transitorio – il lavoro che non duro, un legame che potrebbe rompersi, un obbiettivo che si allontana mentre lo insegui – non c’è che un modo: godere l’oggi senza contare sul domani. Non combineremo niente? Forse. Il rischio c’è. Ma c’è anche la possibilità che proprio noi, silente generazione di gaudenti tormenti, scopriamo che la vita non è altro che questo. Il furto di piccole, fugaci felicità
Scritto da Francesca Magni, Donna Moderna
"Ti criticheranno sempre,
parleranno male di te e sarà difficile che
incontrerai qualcuno al quale tu possa andare bene come sei.
Quindi: Vivi come ti dice il cuore… fai tutto ciò
che senti di buono:
una vita è un’opera di teatro che non ha prove
iniziali.
Quindi: canta, ridi, balla, ama…
e vivi intensamente ogni momento della tua vita…
prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi."
“Ci vuole un minuto per notare una persona speciale,
un’ora per apprezzarla,
un giorno per volerle bene,
ma poi tutta una vita per dimenticarla”.
Charlie Chaplin
Dopo un po’
impari la sottile differenza
fra tenere una mano e incatenare un’anima.
E impari
che l’amore non è appoggiarsi a qualcuno
e la compagnia non è sicurezza
E inizi a imparare
che i baci non sono contratti
e i doni non sono promesse.
E cominci ad accettare le tue sconfitte a testa alta
e con gli occhi aperti
con la grazia di un adulto, non con il dolore di un bambino.
E impari
a costruire le tue strade oggi
perché il terreno di domani è troppo incerto per fare piani.
E impari
che il sole scotta se ne prendi troppo
perciò
pianta il tuo giardino e decora la tua anima
invece di aspettare che qualcuno ti porti i fiori.