Trai pochissimi
attori ad aver attraversato in più di cento film tutto il cinema comico
italiano da Totò ad Aldo Giovanni e Giacomo, fino ad arrivare
all’interpretazione di Totonno nelle fiction Capri.
È
arrivato al cinema dopo molto teatro leggero e radio.
Tra
i più dotati partner dell'improvvisazione del grande comico napoletano
collabora anche con Eduardo De Filippo e più volte con
Vittorio De Sica. è tra i
più celebri doppiatori
italiani da voce a Oliver Hardy e soprattutto a Totò.
Una delle spalle predilette dal principe della risata, Carlo Croccolo ha anche all’attivo il doppiaggio, almeno dagli anni sessanta in poi, di Oliver Hardy/Ollio e, soprattutto in studio, dello stesso Totò. Il grande Antonio De Curtis, dal 1957 in poi, per un’infezione agli occhi non poté più “doppiarsi†e fu sostituito dal suo allievo, che ne costituì un po’ l’anima. Cinquant’anni di carriera tra cinema e teatro per uno degli attori non protagonisti più amati. Ebbe un successo clamoroso con la macchietta di Pinozzo, tonto settentrionale che riassume i luoghi comuni d’avanspettacolo, portata freneticamente al cinema negli esordi: tipici erano i personaggi babbei di La paura fa 90 e Bellezze in bicicletta; si tentò di lanciarlo anche come protagonista (Licenza premio, Libera uscita), senza successo per l’unidimensionalità dei personaggi, non certo per le qualità dell’attore, capace di misurarsi coi mostri sacri De Filippo in Porca miseria! (remake di Quei due). In questo periodo è esilarante accanto a Totò: fedele maggiordomo in 47 morto che parla, gagà napoletano in Miseria e nobiltà («Bellezza mia!») e soprattutto cameriere personale in Totò, lascia o raddoppia?, dove fa un numero fantastico nella parodia del quiz di Bongiorno. Eclissatosi negli anni ’60, torna all’improvviso a metà anni ’70, irrobustito nel fisico e appesantito nei tratti, con la grinta cattiva dei borghesi meschini e corrotti. Sono prove irresistibili quelle di Signore e signori buonanotte (è il questore maneggione) e Casotto, dove si mostra addirittura nudo. Ora che a teatro coglie un successo dietro l’altro (ricordiamo un suo Miseria e nobiltà , dove fa Don Gaetano), si mostra anche al cinema attore asciutto e salace, lirico anche nei personaggi più balzani (l’anziano sperduto a Roma ne Il cielo è sempre più blu), magistrale nell’esibire la volgarità dei nuovi ricchi, soprattutto bottegai, come in Camerieri (è un ristoratore) e Tre uomini e una gamba (è il suocero di Aldo, Giovanni e Giacomo). Ha diretto sotto pseudonimo un paio di western nel 1971.
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