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Mi ricordo quando mi mandavi a fare la spesa e non ci volevo andare: mi picchiavi e qualche volta mi tiravi i tizzoni che tingevano la porta. Prendevi i tizzoni e me li lanciavi e io dicevo non mi piace e le scintille nell'aria non finivano mai e ci andavo lo stesso a prendere l'acqua dal pozzo. Poi stavo iniziando a crescere e avevamo un asino e mi mandavi nell'orto a prendere la legna. L'asino che avevamo scalciava, era bizzarro: la sera gli prendevo una zampa e la legavo ala sella. Poi andavo ad innaffiare le piante e lo spaventapasseri mi faceva paura. Una volta te ne andasti e mi lasciasti da solo. Così mi tinsi la faccia e mi faci come un moro. Voi eravate nell'orto e quando mi vedesti tutto tinto, che si vedeva solo il bianco degli occhi, mi chiedesti:" Ma chi sei tu?". "Io sono io, risposi. E allora riscaldasti una pentola piena di acqua e mi lavasti. Più mi lavavi più il castrame tingeva. Ora sogno spesso quella faccia nera e al suo confronto la vita mi sembra più triste e noiosa. Così quando il sabato sera vado a ballare mi faccio sempre un segno nero sulla fronte. Non posso tingermi tutta la faccia, altrimenti non possiamo baciarci. Eppure sai, è strano: mi sembra soltanto uno scarabocchio. E io non voglio vivere come una scritta sui muri.
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