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Il Prigioniero: The Prisoner
Il Prigioniero, nota al mondo come "The Prisoner" è una serie tv tra le più affascinanti e sicuramente quella che ha scatenato il maggior numero di dibattiti, discussioni, teorie e riflessioni da che esiste la tv.Nata dalla mente di Patrick McGoohan, questa miniserie, può essere considerata come il capolavoro di un artista: in essa infatti l'attore inglese ha riversato ed incanalato le piu' disparate energie creative, ispirazioni mediatiche ed intuizioni socio-culturali. Il progetto di McGoohan (sviluppato con l'editore George Markstein) prevedeva un numero limitato ed autoconclusivo di episodi. Dovevano essere 7 episodi di un'unica storia "circolare" che avrebbe percorso ed analizzato i vari aspetti dell'individuo nella moderna società di massa. Inutile dire che Patrick McGoohan ebbe non poche difficoltà a convincere il produttore Lew Grade della bontà della sua idea, ma con qualche compromesso (pochi per la verità ), riuscì a cominciare le riprese. Da 7 gli episodi divennero 17 (pochi per una vera serie tv, ma abbastanza per convincere le tv a trasmetterlo) ed è chiaro che alcuni (una decina?) si possono considerare degli episodi tampone, non inutili o brutti, ma di sicuro minor valore.Ma perchè questa serie ha suscitato tanto scalpore, continuando a far discutere di sè? Siamo nel 1967. La contestazione aperta al potere politico, ad una società oppressiva, una nuova coscienza sociale... Tutto ciò è in movimento ma, come accade tutt'ora, non'era parte della cultura ufficiale ed istituzionalizzata. La tv è il mezzo di comunicazione di massa per eccellenza e la messa in onda di una serie come "The Prisoner" che parla apertamente di controllo delle masse, spersonalizzazione dell'individuo, gestione delle informazioni personali, complotti di stato, utilizzo di droghe, torture psicologiche... Deve aver creato qualche grattacapo a chi, nei palazzi di potere, ha capito qualcosa della serie.