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Se esiste un posto perfetto per fondare una cover band dei Black Sabbath quello è Artena (Roma). Lugubre per natura, sanguinario per vocazione questo paese ha vissuto distruzioni incredibili, esecuzioni di massa, omicidi, un incendio in cui arse viva quasi tutta la popolazione e infine la scomunica di un papa. Insomma anche Cristina D’Avena se fosse nata qui si sarebbe data al Metal. Figurarsi un ragazzo noto ai più come Amedeo (o Eddie the Vango’) che ormai in preda a un’irresistibile incontinenza musicale non cercava altro che il modo per dare libero sfogo alla sua verve artistica rockeggiante. In preda a questa ascesi metallara coinvolge il bassista di comprovata esperienza Luciano-around-the-bed nell’ingrata ricerca di nuovi componenti per formare la metal band che avrebbe fatto tremare i muri di quell’angusto paesino. Nascono così i Dead Leaf (il cui primo nome non era proprio questo ma per rispetto di chi legge soprassediamo). Al gruppo si aggiunge quasi subito il cantante lanternone Matteo già sentito urlare in varie occasioni. Dopo alcuni cambi di formazione arrivano Matteo (chitarra solista) celebre per il suo intercalare elegante e forbito (d’altronde è lo swear-man) e la roboante batteria di Piersatana (per gli amici Piersix) capace di trasformare in devastante black metal anche la mazurca di periferia.
L’orientamento musicale degli inizi è vago, fino a quando accadde l’inaspettato. In seguito ad abbondante cena Eddie vede in sogno lo spirito di Ozzy Osbourne che, in groppa a un cavallo bianco (it’s symbolic of course…), gli indica la strada da seguire e gli annuncia la sua ormai prossima gravidanza. Entusiasti di dedicare urla e metallo ai Black Sabbath i componenti del gruppo approvano la proposta, anche se preoccupati dal modo in cui essa è scaturita, e dopo aver suggerito al caro Eddie di consumare in futuro solo cene leggere, si battezzano Dead Leaf e iniziano a scuotere (non che ci volesse molto) le vecchie mura del loro paese natale.
Stretta è la foglia larga è la via…..