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Il titolo della mostra è la traduzione letterale di cantastorie, un termine in cui coincidono il ruolo del narratore e quello del viaggiatore, personaggi entrambi mobili, legati al mito arcaico della genesi del mondo sociale. Le comunità stringono il proprio patto di raggruppamento e reciprocità in funzione di strategie territoriali o economiche, ma lo suggellano nel momento in cui hanno una storia da raccontare. E nelle cosmogonie, antiche e moderne, questa storia parla quasi sempre del viaggio compiuto da spazi remoti (là, dove è il tesoro, l'origine e il significato segreto dei nomi) al presente, nel luogo e nel tempo in cui ci si ritrova (e qui sgorga il racconto e dà un significato all¹arco della distanza, alla partenza, alla meta, al viaggio). Il ruolo dell¹artista, oggi, mantiene i cenni di questa vocazione sciamanica e arcanamente pontificale (letteralmente, di colui che fa i ponti); ma la sua presenza è innervata di una sottile forma di coscienza ­ e di conoscenza ­ che riguarda i luoghi, i gruppi sociali, le eredità culturali e le emergenze scaturite della necessità di assumere nuove attitudini, a livello globale e individuale. Gli artisti, dunque, sono ascoltatori attenti delle mutate realtà geopolitiche, del rinnovato senso delle comunità, dei loro transiti. Il loro impegno a volte si traduce in azioni o in attività continuative, con destinatari precisi e obiettivi trasparenti, riconoscibili come forme di pubblica utilità. Altre volte, il problema del contenuto si trasforma pianamente in un atto narrativo, una distensione liquida dell¹oggettività. L'arte, infine, tesaurizza sempre un accumulo virtuoso di valori, sottratti dall'esperienza volatile, e li restituisce, raccontando così la realtà, sia che si tratti di cronaca mondiale sia della più intima autobiografia. L¹evocazione adombrata nel titolo, Storytellers, è dunque diretta alla capacità narrativa che è insita negli strumenti dell'espressione contemporanea: una dimensione che in nessun caso desidera la complicità del pubblico, anche quando trova compimento solo nella sua interazione, né cerca di intrattenerlo. Si tratta di un atteggiamento rilevabile con facilità in alcune delle più recenti tendenze dell¹arte. La mostra raduna artisti il cui lavoro si percepisce come una storia, raccontata con diversi linguaggi che spaziano dal piglio ..ario alla fantasia onirica, e il lavoro (indifferentemente una installazione complessa, un video, uno scritto) si propone come un messaggio cifrato. Si tratta di storie di cui non viene raccontato il finale, ma che fanno echeggiare la propria irresolutezza, lasciando l¹epilogo aperto, non per timore, né per generosità, ma perché così stanno le cose. Storytellers, cantastorie meravigliosi e irrequieti, sono allora gli autori delle opere che vengono proposte in questa mostra, tutte legate a esperienze di viaggio e di esplorazione, dove la lontananza (nello spazio e nel tempo) diventa un fattore di arricchimento della realtà.

Pietro Gaglianò