EDITORIALE:
Cos'è l'arte oggi. Alla tv, alla radio, sui giornali imperversano centinaia di intellettuali o presunti tali che ne discutono con premura, enfasi, in toni quasi voluttuosi. I grandi maestri della pittura, i sommi della letteratura, le pietre miliari del cinema d'essai. Quanta cultura, quanta avarizia di materialità a confronto di un fiume in piena di fluente dialettica idealista. Tutto molto bello, tutto molto affascinante. Affascinante quanto addentrarsi nell'Helmut Newton Foundation di Berlino, o al Guggenheim Museum di Gehry a Bilbao. Una ventata d'aria fresca, come si usa dire, anche se proveniente dai condizionatori d'aria della struttura. Ma cos'è l'arte oggi. E' proporre, esporsi. L'arte è (anche) smettere di pensare e iniziare ad agire, scardinando regole, levandosi oltre le barricate fra nicchie e masse, fuori dai salotti per poi rientrarci, forse, da protagonisti inconsapevoli. La frustrazione nasce quando non c'è possibilità d'agire, quando burocrazie e leggi di mercato tirano le redini ancor prima d'aver usato gli speroni. E di conseguenza ogni speranza muore, e con essa i sogni, i progetti, i pensieri. E, con tutto questo, l'arte. Spazio, questo è ciò che serve. Spazio alle idee e al coraggio di tentare. Qualche decennio fa, John Fante concluse un capitolo dicendo :"C'era troppo da dire e non c'era maniera di dirlo". Demo offre quel "modo" di cui parlava Fante, quella piattaforma necessaria per mettersi in gioco. Il capitolo si concluse con questa frase. Ora un altro capitolo è iniziato.