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Domenico De Vanna

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About Me


nella sezione "Interessi:" troverete il link della casa d'asta Vincent, Via F. Solimena, 81 - 80129 Napoli, Da 1 al 21 dicembre 2007 Mostra Retrospettiva
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...alcune delle mie opere
...alcuni dei miei riconoscimenti
...alcune foto della mia carriera
esponente di spicco dell’impressionismo ed espressionismo, figlio della Contessa Palma Rosa Sforza di Napoli, diplomato all’Accademia di Belle arti di Napoli e docente nella stessa Accademia, nella prima metà del XX secolo si accompagnava con Picasso, Morandi, De Pisis e altri grandi. Primo al mondo, nell’anno 1922 ad esporre in una personale nella Galleria Umberto di Napoli, con trecento opere sue, diede il via a questa forma di esposizione; prima di allora si esponeva solo in Collettive.. un grande della pittura italiana, che ha fatto storia per l’arte italiana, Presidente della Biennale di Venezia per anni, ha scelto le opere da mettere in mostra; ottenne la cittadinanza onoraria di Atrani come pittore rappresentativo della Costiera Amalfitana. Ha vissuto quasi tutta la sua vita a Napoli, la casa era in un palazzo storico di Napoli in via Speranzella, limite quartiere San Ferdinando - quartieri Spagnoli, enorme come una reggia, era piena dei suoi racconti, delle sue esperienze di viaggi fantastici in giro per il mondo, annusava l’odore della cultura, come diceva lui; dipingeva, di ritorno dai suoi viaggi, ciò che gli si era impresso nella mente e nell’anima.LINK: si parla di me anche su questi siti:
di Luigi Crisconio ,

sul Catalogo collettivo della Provincia di Livorno ,

su Galleria d'Arte Marciano ,

su Quadro d'autore ,

su Arte Bresciana , su Emeroteca Tucci , su Sigismondo Nastri , ed infine, sul sito MySpace di mia nipote, 'a piccirella, Mariagrazia Ruggieri ,

My Interests

I'd like to meet:

De Vanna raccontato da Aurelio T. Prete, libretto serie Artisti d'Oggi - 1964.

De Vanna è nato a Terlizzi, in quel di Bari, ma sin dal 1910 è a Napoli, città che ha lasciato temporaneamente soltanto per varcare frontiere ed oceani, portando pel mondo la sua singolare produzione. Sortito dalle Belle Arti - ove ebbe maestri Cammarano, Boschetti e Tedeschi - frequentò altresì i corsi speciali di pittura della figura, passando successivamente a studiare attentamente il paesaggio con Michele Cammarano.

Dal 1912, ancora studente, iniziò la sua partecipazione assidua ad ogni manifestazione d'arte italiana e d'oltralpe, figurando tra le maggiori firme del nostro tempo.

La pittura di Domenico De Vanna è di respiro, larga come la pennellata che la determina, ricca di prospettive, di sagace disposizione di piani e volumi (questi ultimi ampi e magistralmente composti) di un senso spaziale che ricorda i maestri rinascimentali toscani. V'è la chiara assimilazione di essi (in special modo di Masaccio), e nello stesso tempo resta lungi e ben separata dalla moderna pittura fiorentina, derivata, invece, da una paternità francese, discesa e sgocciolata dalla soffice pennellata di Cézanne. Questa di De Vanna, al contrario, è arte italianissima, aggiornata al tempo, indefinibile se per definibile si intende l'irrangamento in questa o in quella determinata corrente. Essa è ribelle ad ogni regola, siccome ribelle a gruppi o a soffietti è il suo Artefice, ma è saldamente legata alle più imprescindibili leggi della mera e sana pittura.

De Vanna la scoprì in sè, per quel senso di indipendenza che ha sempre animato il suo spirito, informato il suo agire. La iniziò sin dal 1912 (ne fan testo i lavori esposti alla Promotrice Salvator Rosa di quell'anno, nel quale l'Artista comparve accanto ai suoi maestri e suscitò vivo interesse della critica e del pubblico), e la nutrì sempre più d'insegnamenti, sino a presentarla - maestra - nella sua più recente produzione. E' questo che distingue il pugliese napoletanizzato, meritandogli un posto delineato nell'attuale settore pittorico internazionale. Senza far delle polemiche, infatti, ci vie n voglia di chiederci quale maestro contemporaneo abbia un curriculum sì coerente: nessuno, forse, o qualcuno.

In quella Napoli accademica, quindi, De Vanna portò il suo grido rivoluzionario allorquando cominciava ad imperare un man- cinismo di più o meno sagace emulazione, un morellismo che doveva discendere (coi suoi rosa ed i suoi azzurri) nel più comune decorativismo, un michettismo informatore della maggior parte della pittura t commerciale, un migliarismo prosaicizzato in mercatini a serie, in soggetti di genere. De Vanna venne additato dalla critica come un messia, dai suoi colleghi come un rivoluzionario. Più tardi, allorquando i più si davano - desiosi di vestirsi di una personalità,. a qualunque costo - alle più disparate correnti novecentistiche, egli restava maggiormente saldo a quel suo punto di vista, lo stesso che si reggeva su di un equilibrato metro d'arte corretta dal tempo. E mentre il sovrapporsi delle mode o tendenze superava in primo il figurativismo per il futurismo, e poi l'astrattismo (frammezzato da un neorealismo cartellonistico imposto dal regime fascista e riattivato dalle correnti di sinistra in questo dopo guerra), la pittura di De Vanna si imponeva sempre più, trasformando la sua eco in affermata teoria sia in patria che all'estero. I premi e gli inviti alle principali rassegne d'arte confermavano asceta, senza peraltro insuperbire l'Artista, che continuava nel suo lavoro assiduo, cercando e ricercando, apportando alla sua produzione sempre maggiori accorgimenti, sempre più scaltriti insegnamenti, sempre nuove e migliori esperienze.

Quella solitudine che è insita nel carattere di Domenico De Vanna diveniva pian piano - col rincorrersi dei successi - un volontario esilio, quasi un distacco preordinato dall'incalzante edonismo e dalla follia di moda dei colleghi. De Vanna che s'era imposto con opere di alto significato artistico alle Biennali Veneziane del 1920, 1922, ecc..., si ritirava poi da quella stessa manifestazione della Serenissima, divenuta non già la Mecca, bensì il carnevale della improvvisazione e della confusione artistica.

Né partecipò alle anti-biennali, né fece scalpore per guadagnarsi a tutti i costi una gratuita pubblicità, sapendo egli - il vigoroso De Vanna dalla personalissima sua produzione - che ad affermare un'opera non vale la firma, bensì il suo stesso e specifico contenuto. Per questo l'Artista seguì poco, anzi per nulla, le correnti alla moda, gli incanalamenti politici, la critica partigiana.

Le sue opere, esponendo chiaramente la fierezza del carattere dell' Artefice, furono e sono le sole vessillifere del nutrito pensiero di De Vanna, artista che va considerato maggiormente per il suo “Romitaggio” sulla Costa Amalfitana e per la sua resistenza in una Napoli che - maestra di vita e specialmente d'arte - poco si lascia con- vincere, giammai fuorviare, da parole astruse o da soffietti politici che vorrebbero sostituire la effettiva forza d'una chiara esposizione basata sui meri strumenti pittorici.

Fermando il nostro occhio e la nostra attenzione sulle opere che riportiamo nelle tavole, potremmo meglio assimilare il concetto vigoroso e maestro di questo serio e personalissimo artista. Le figure tutte vengon fuori da quel neo-cubismo che gareggia con i maestri suoi inventori, ed in special modo con Picasso. Questa esperienza venne vissuta dal maestro di Malaga e se riscontriamo opere come « Cafè chantant du Paralèle» (olio eseguito nel 1899) , non tardiamo a notare lo stesso prediligere temi dalle svariate figure, moltitudini che in un «Ballo in maschera» di De Vanna appaiono appena accennate dal mirabile connubio impressionistico neo-cubista. E che dire delle pastose nature morte che “reggono al confronto di Braque e superano ogni arte fatta levigatezza fotografica”?

Pittura matura, quella di De Vannaarte spontanea e nutrita da esperienze ed accorgimenti maestri. E che diremo ancora del paesaggio, laddove atmosfera, piani, volumi, prospettive e luci giocano in una armonia conchiusa, legata da un filo conduttore che sta a “regola” della pittura del Nostro? Quel senso di ampiezza, di respiro senza limiti, quella massa cromatica sempre smussata da ogni spavalderia, eppur portata fuori da un appiattimento dilettantistico e ben lungi da formalismi scolastici, denota tocchi magistralmente resi, tagli sagacemente frenati là dove il rettorico potrebbe sminuir l'intento, dove il banale si vestirebbe di inutile orpello. Una risultanza equilibrata, quindi, che permette descrizioni di marine come di passaggi vari, di espressivi ritratti come di vaste e complesse composizioni, senza i ripetersi mai.

Ciò con maniera sobria, meramente pittorica, ricca d'una personalità che traspare da ogni qualsivoglia pennellata. Arte che si esprime con larghezza di mezzi, in con- creta sintesi magistrale, ricca ancora di verve inesauribile, castigata da un tonatismo sagace, controllata da una mano esperta e sicura. Tutto ciò fa parte integrale della maniera pittorica di Domenico De Vanna, tutto ciò, ancora, chiameremo “personalità” del maturo artista, sintetizzando in questa un pensiero articolato da parole equilibrate, sviluppato e sorretto da una vasta cultura, pregna altresì di una pratica assidua, tale da valere molto più che un insegnamento.


Alcune pubblicazioni apparse su quotidiani dal 1953 al 1977
IL NOTO PITTORE FESTEGGIATO SULLA COSTIERA - NOZZE D'ARGENTO DI DE VANNA CON IL SUO ROMITAGGIO DI ATRANI
ATRANI, 15 ottobre
All'artista, che da 25 anni incide nella vita culturale del piccolo centro salernitano, sono state consegnate una medaglia d'oro e una pergamena.
Nozze d'argento di Domenico De Vanna con il suo «Romitaggio» di Atrani: da venticinque anni il noto pittore incide nella vita culturale l'i del piccolo centro rivierasco della Costiera amalfitana richiamando visitatori della più varia estrazione, anche a livello internazionale. Oggi il Comune di Atrani ha voluto conferirgli un segno tangibile della sua riconoscenza consegnandogli una medaglia d'oro ed una pergamena che riassumono, in sintesi, Il singolare connubio De Vanna-Atrani e sono anche un'interpretazione in chiave sentimentale d'un fatto culturale emotivo di notevole portata.
Esattamente venticinque anni fa Domenico De Vanna decise, infatti, di rompere rispetto a certi schemi ed a certe strutture precostituite, cercando nuovi spazi vitali di espressione genuina ed autentica. Lontano dagli altri e da solo, Cosi sembra si possa sintetizzare l'intima essenza del I «Romitaggio ». E qui, al «Romitaggio» di Atrani, ogni anno Domenico De Vanna, d'estate, ha riproposto se stesso, con apprezzate personali che si sono poste anche, In certo senso, quali espressioni contestative nei confronti di un non infrequente indirizzo commerciale, se non «consumistico ».
Già tre anni dopo essere giunto da Napoli, Atrani fu riconoscente a De Vanna e gli confeci la cittadinanza onoraria. Questo fascino, questa attrazione reciproca quasi «morbosa» s'è perpetuata per un quarto di secolo, cementata dal lento scorrere degli anni. Può dirsi oggi - e lo hanno sottolineato alcune personalità intervenute alla cerimonia svoltasi nel Municipio - che Atrani reca il segno d'una impronta indelebile e che senza Atrani il tributo artistico e culturale di De Vanna non sarebbe stato quel che è, riconosciuto dai numerosi premi conseguiti, dai consensi e dai successi anche a New York ed a Tokio, dalla presenza alla Biennale di Venezia e ad altre manifestazioni di timbro effettivamente qualificante. È stato in un clima di vivissima cordialità che ha sfiorato i toni della commozione che il sindaco di Atrani - presenti personalità del mondo della Cultura e dell'arte, oltre che autorità di varia estrazione - ha con- segnato a Domenico De Vanna il pegno della riconoscenza e dell'affetto della cittadinanza. L'artista ha ringraziato, a sua volta commosso.
Dopo il sindaco rag. Pio Amodeo, il prefetto di Salerno dott. Mario Marrosu ha rivolto all'artista un significativo tributo di stima evidenziandone l'incidenza, che è ormai un'impronta, nell'ambiente e fuori. La testimonianza del dott. Marrosu è stata particolarmente profonda ed attenta, come anche quella del presidente dell'Azienda di Soggiorno e Turismo di Maiori, Del Pizzo, che ha a sua volta rivolto parole di riconoscente stima a Domenico De Vanna. br (Da «Il Mattino» del 16 ottobre 1977)

MEDAGLIA: RICORDO AL PITTORE DE VANNA PER IL SUO 25° ROMITAGGIO AD ATRANI
«Mi corre l'obbligo di porgere a nome dell' Amministrazione Comunale e cittadinanza tutta che ho l'onore di rappresentare il doveroso saluto di benvenuto ed un sentito grazie a voi tutti per la partecipazione a questa manifestazione che non vuole festeggiare un uomo, ma onorare un illustre artista di cui si può apprezzare la freschezza della tavolozza e l'ispirazione alla nobile arte tradizionale: il nostro prof. Domenico De Vanna.»
Con queste parole ha esordito il Sindaco del Comune di Atrani, rag. Pio Amodeo,in occasione della cerimonia ufficiale della consegna della medaglia ricordo al prof. De Vanna in occasione del 250 del suo « Romitaggio» in Atrani.
La fama di Domenico De Vanna è tale che il riportare le doti salienti del suo successo sempre crescente nel campo pittorico altro non è che ripetizione. Ricordiamo solo che De Vanna, in Italia, sul piano storico, è il primo giovane artista vivente che abbia organizzato una propria per- sonale di pittura indicando agli altri, con tale iniziativa, l'iter di una manifestazione d'arte, oggi più che sfruttata. Siamo nel 1922. Da allora tutto un crescendo. La Biennale di Venezia, Brera, la Quadriennale di Torino, la Primavera Fiorentina, Trieste, la Quadriennale di Roma, Palermo, la Biennale di Napoli, il Premio Suzzara, il premio La Spezia, il Premio Terni e il Premio Michetti ebbero protagonista, richiesto, applaudito, onorato.
Nel 1952 la svolta decisiva: in reazione a tutta quella paccottiglia che si fregia ingiustamente di «arte moderna», si rifugia in Costiera Amalfitana e nell'agosto dello stesso anno dà vita al «Romitaggio» di Atrani dal quale puntualmente, da un quarto di secolo, con la sua mostra personale, esempio di fulgida arte pittorica, assunta a risonanza mondiale, irradia lustro e decoro all'intera Costiera. Da non dimenticare che per i grandi meriti acquisiti in campo pittorico, sia nazionale che internazionale, il Comune di Atrani, sin dal 1957, gli ha conferita anche la cittadinanza onoraria.
De Vanna (85 anni: è nato il19 agosto 1892) visibilmente commosso per questa ulteriore attestazione ufficiale di stima nei suoi confronti prendeva la parola innanzitutto per ringraziare l'Amministrazione Comunale e la cittadinanza di Atrani; poi rifaceva la storia del suo arrivo la prima volta ad Atrani, « luogo selvaggio» già conosciuto da oltre 40 anni.
Ha detto delle cose estremamente interessanti il prof. De Vanna: innanzitutto Il passaggio dalla sua mostra di oltre 50 mila stranieri di cui la meta non era mai venuta in Costiera (significativa la frase di un professore della Sorbonne: «la mostra vale il viaggio in Costiera»); poi il desiderio di istituire ad Atrani un centro di studi a cui lasciare, come mostra permanente, tutte le sue opere.
Fin qui la cronaca di questa semplice ma significativa cerimonia che, come ha riferito il Sindaco Amodeo, « l'Amministrazione nel tributare al concittadino pittore che con la sua arte grande e immortale onora la patria .. e l'umanità, gli onori meritati, gli esprime, con profonda riconoscenza, tutta la sua gratitudine per quanto ha fatto e continuerà a fare per la nostra « Atrani ».
LUCA VESPOLI (Dal « Roma» del 22 ottobre 1977)

[...] Ma l'arte di De Vanna non si estrinseca solo in una tecnica inappuntabile. Essa trascende i suoi pregi formali. L'Arte sua è, soprattutto, umanità sentita, .contemplata e spiega in un linguaggio chiaro, semplice e vigoroso. La virtu’ del lavoro da lui compIuto e nel nerbo del pensiero e del sentimento che egli vi ha impressi: pensiero e sentimento che hanno l'insostituibile pregio della interezza e della purezza del vero, della natura, spogli come sono di ogni artificio ozioso.
FELICE MENNA

[ ...] Ho passato in rassegna i vari dipinti, e francamente mi è sembrato di vivere in luoghi incantati, in una realtà metafisica. Ho visto donne prosperose, di una sodezza pittorica e di una colorazione degna di Renoir. E poi i paesaggi luminosi della Costiera, le nature morte, tutte sontuose, ritratti, incisivi e penetrati con acume psicologico, gli autoritratti del pittore, tanti, ove egli appare a volte malinconico, a volte mordace e sdegnoso, a volte tormentato, a volte sereno. Tutto un mondo ove la luce, in un certo senso, è la protagonista. Realismo? Espressionismo? Fauvismo? Impressionismo? Echi ed assorbimenti della civiltà pittorica europea. Ma sono termini che contano poco: quello che veramente conta è la pittura, la vera pittura che non teme né le mode né il tempo. E Domenico De Vanna, artista colto, preparato, che non ha mai aderito a « gruppi» o a «clans »'e che non si è mai lasciato incantare dalle teorie (diceva Renoir: le teorie non hanno mai prodotto un capolavoro) è soprattutto pittore, e pittore in tutti i termini, vario e nello stesso tempo coerente stilistica- mente e spiritualmente.
PIERO GIRACE (da «Il Mattino» del 13 luglio 1969)

[...] Fa effetto contemplare tali dipinti: figure, marine, paesaggi, nature morte, fiori, ritratti, scene di genere, a breve distanza dal barbaglio : del mare; assistere all'accendersi dei colori al sole, allo spegnersi di essi alla luce calante. De Vanna è un colorista che si attiene alle impressioni suggerite dal vero, animandole con la sua immaginazione, rifondendole con l'entusiasmo che gli suggerisce 'il pacato e vivido sentimento della vita circostante e delle interiori sollecitudini.
CARLO BARBIERI (da «Il Mattino» del 9 ottobre 1964)

[...] Infatti l'opera di Domenico De Vanna è di una qualità costante, ed esprime quel senso d'intimità raccolta, che sempre si desidera vedere in un quadro o in una scultura. Chi se ne intende può e deve apprezzare i tali requisiti d'arte sincera, sia pur quella di questo pittore contro corrente, che non corre appresso alla moda, e che sa dipingere; cosa abbastanza t rara, oggi tra i modernisti, schiere furibonde di artisti senza talento, che polemizzano nella vana presunzione di fare dell'arte ultra moderna, l'arte dell'avvenire.
ALFREDO SCHETTINI (dal «Corriere di Napoli»del 19 settembre 1957)

[...] La pittura di De Vanna, a differenza di innumerevoli altre pur ! valide del nostro tempo, non presenta notevoli diversità di tratto e di toni dall'una all'altra tela: anche se il tempo intercorso fra le due sia lunghissimo. La maturità di « Atrani » (1924) che trova una rispondenza evidente nella limpidezza e nella purezza chiaroscurale di « Paesaggio atranese» del 1964, mi sembra al riguardo sintomatico. Ciò denota che la capacità pittorica è appartenuta all'artista fin dalla giovinezza; e inoltre rivela che l'ispirazione e la concezione dell'arte in De Vanna sono sempre f state le stesse, e che non sono cambiate con il vento come accade per i seguaci di qualche indirizzo più fruttifero.
Nella produzione di De Vanna, in definitiva, le linee maestre dell'arte permangono inalterate; e soltanto il magistero compositivo, in costante sviluppo, consente allo studioso di determinare il periodo d'appartenenza delle varie opere.
PAOLO PIERRONE

[...] Appunto alla grande tradizione pittorica del « 600 » e del « 700 » napoletani, ricca di nomi prestigiosi come Luca Giordano, Salvator Rosa, Bernardo Cavallina, Ribera, Battistello Caracciolo, tutti insigni maestri del colore, sia del paesaggio che della composizione sempre suadenti dal punto di vista pittorico, De Vanna si è sempre accostato sia con visioni paesaggistiche e sia drammaticamente con composizioni di ispirazione religiosa, mitologica e storica.
GIOVANNI VIRNICCHI (da « Il Mattino» del 12 settembre 1969)

[...] Domenico De Vanna non crea dei ritratti, ma dei personaggi. Essi portano inciso sulle linee contorte del volto tutto il loro intimo dramma, tutta la loro storia senza il bisogno di doverla raccontare. Noi lo cogliamo in quei giochi di luce sui volti, in quelle espressioni allucinate o scattanti, nella sorridente beltà di quei ritratti di donne.
SIGISMONDO NASTRI (da « Il Mattino» del 25 agosto 1953)

[...] Ed ecco il De Vanna paesaggista efficace, legato al « 600» ed al « 700 » più che all'« 800 »: una pittura austera, spaziale, panoramica, in cui la luce è immessa con dosatura e non con vuoto empito rettorico come è capitato a più di un artista dell'« 800 » napoletano e non certo ad un Salvator Rosa, ad un Luca Giordano, ad un Micco Spadaro. C'è poi il De Vanna ritrattista: e qui si nota il cesellatore di tipi e di sembianze di caratteri e di fisionomie che traggono vitalità dalla sapiente dosatura del colore, anzi dalla sobria dosa tura del colore che si estrinseca sulla tela con rapide pennellate, a tutto fondo, priva completamente delle usate leccornie pittoriche che oggi son di moda per certa arte astratistica o altro del genere. De Vanna, invece, sta piantato tra la forte e fiera composizione pittorica dei grandi artisti di Spagna e fiamminghi e quella non meno, grande dell'impareggiabile Espressionismo di Francia.
ANNA DI NAPOLI (da «Il Mattino» del 6 settembre 1957)

[...] Nel complesso l'opera pittorica di De Vanna è estremamente coerente all'impostazione costruttiva e tonale della scuola di Cammarano; artista, quest'ultimo, al quale De Vanna è restato sempre fedele, anche dal punto di vista del costume e morale.
[...] La forza più chiara della pittura di De Vanna è, ripeto, nella costruzione e in certe pennellate squadrate che accompagnano i piani e li modellano vivacemente. Quando gli elementi positivi del suo talento si armonizzano nella ispirazione, allora la pittura che ne risulta è seria e molto solida.
PAOLO RICCI (da «L'Unità» del l0 ottobre 1957)

[...] Quest'anno, poi, De Vanna.ha voluto dare un carattere speciale alla sua Mostra, inserendovi una serie di quadri da lui eseguiti, nel passato, formando così una interessante esposizione antologica della sua arte, confermando soprattutto il suo indiscutibile valore di pittore nato, legato, si, ad una nobile tradizione artistica di paesaggista che sta a cavallo tra il Seicento ed il Settecento, ma dando alla sua creazione coloristica un tono di personalissime caratteristiche pittoriche che, egli, del resto riafferma anche negli interni e soprattutto nel ritratto e nella figura con una forte espressività che lo ricollega agli spagnoli ed agli olandesi del periodo aureo, intelligentemente e naturalmente travasati, lungi da elementarismi imitativi, con un fecondo spirito di modernismo che non si distacca dall'imperio di un attualismo misurato ed onesto.
PAOLO VIRNICCHI (da «Il Mattino» dell'11 settembre 1958)

[...] Il riepilogo dell'attività artistica del De Vanna e del suo alto contributo alla cultura è stato necessario per porre chiaramente i termini di quel discorso, che andiamo da anni facendo, ai tanti mistificatori che, presumendo una genialità inesistente, pretendono riconoscimenti e anche premi. Nel bailamme di « ismi » in cui l'uomo contemporaneo ha smarrito la misura delle sue opere, noi crediamo ancora nell'Arte - come frutto di genialità e sentimento - espressa in ogni forma di linguaggio»; ma certamente libera da ogni tematica e da qualsiasi problematica.
DOMENICO CARNEVALE (dal « Roma» dell'8 novembre 1968)

ALCUNI GIUDIZI CRITICI SUL «ROMITAGGIO» DI DOMENICO DE VANNA AD ATRANI
[...] La Mostra di De Vanna ci è apparsa una cosa singolarissima. L'insieme di sette, dieci o venti o trenta orchestre che suonavano assieme, nello stesso tempo, tante sinfonie che glorificavano il colore, le forme, la bellezza della natura e la varietà dei visi e dei tratti delle persone. Sinfonie che si acquietavano in un affiato universale, quello dell'angusta stanza che si allargava all'infinito per dare uno spettacolo immenso d'arte coloristica per il trionfo della vera arte pittorica della vera arte dei colori.
GIUSEPPE R. PASTORE (da «Il Messaggero» del 15 ottobre 1958)

[...] Domenico De Vanna è artista dalle molte esperienze, il. quale, pur essendo ormai nella tarda maturità, vive come un «bohemien », solo, senza legami coniugali, sognando e arrovellandosi per l'arte. Se si dà uno sguardo alla sua produzione, ci si accorge subito che questo pittore di inconfondibile personalità, ha lavorato indefessamente con impeto dell'impressionista, con l'amarezza e l'angoscia dell'espressionista, rivelando, con una colorazione doviziosa, con impasti grevi, paesi e personaggi, nelle t I calde atmosfere della costiera amalfitana, tra le luci arroventate dei tra- i monti estivi, o fosche di certi interni di proletari, o misteriose delle sagre .I notturne. Qualcosa di seicentesco rivive in lui e nella sua pittura, tra luci ed ombre, in accentuate alternative drammatiche. Ma la sua arte ha pure le sue «fasi» idilliache; e cioè quando egli dal suo eremo solitario si affaccia, nei chiari mattini, sul mare di Amalfi, a contemplare il miracoloso spettacolo di sole che si diffonde sulle acque. Allora i suoi paesaggi vibrano nella luce e testimoniano dell'estasi del pittore.
PIERO GIRACE (da «Il Mattino» del 17 settembre 1962)



Introduzione del prof. De Vanna al libretto della mostra di esposizione “Sala d’Arte” in Ravello, di n. 49 opere di artisti, curata dal prof. De Vanna...
frontespizio del libretto è presente al lato, tra i libretti delle opere esposte da De Vanna.

E' con entusiasmo e con gioia, che riapro i battenti de «La Conchiglietta » , casa d'arte antica e moderna.
La mia fede nel valore artistico della pittura e dei benefici spirituali che l'uomo ne coglie, non e tramontata, non tramonta, né tramonterà mai. Il fatto che viviamo in tempi antieroici e distratti, quale ci appare il secolo ventesimo, non mi fa ripetere con altri, che l'arte è finita, che le autostrade, gli aerei, e i razzi per i voli interplanetari hanno preso il suo posto nell'interesse dell'uomo. Certo, non nego il fascino, il potere che questi frutti del progresso scientifico esercitano sull' attenzione delle moltitudini, ma, se bene riguardo, il loro dominio non è poi cosi grande come l'impressione del nuovo lo fa apparire, ed è, inoltre, relativo e caduco.
L'arte, invece, per dirlo con parole di dantesca memoria «eterna dura» . Essa non è soggetta al rodio del tempo. Non è costretta nei limiti dello spazio,' non decade per la irriverenza o la incomprensione degli uomini, ma sono essi che decadono quando ne abbandonino il culto. A lei devono tornare le genti, se voglio- no risorgere, perché l'arte, in grazia della sua spirituale consistenza, è entità che offre e non chiede, entità insopprimibile. Secoli di storia ci insegnano che gli uomini sentono il bisogno dell' arte, che si fa più vivo quando, nei loro petti si va asciugando ogni linfa di vita e avanza il pericolo di uno spegnimento del loro spirito. Ma, forza onnipotente della natura, accade allora che l'arte li richiama a sé e li fa accorrere ai suoi piedi in un riverente e mistico pellegrinaggio.
Da queste considerazioni, in omaggio al- l'Arte che mi è santa come la Fede, ho riaperto la «Conchiglietta», minuziosamente ricercando e disponendo le opere. Con questo spero di avere interpretato al giusto il desiderio degli studiosi e degli appassionati dell'arte, di tutti coloro che, da tempo, mi seguono nel mio lavoro e mi onorano della loro benevolenza. Spero e fo voti per la riuscita del mio intento: sento nel cuore e nella mente ancora altre iniziative per la creazione di un ampio movimento artistico sulla suggestiva costiera Amalfitana. Confido nel consenso e nel sostegno di tutti quelli che ho dintorno, nell'incremento di scelto turismo in questo bellissimo angolo di mondo particolarmente dotato dalla natura della dolcezza e salubrità del clima.
«La Conchiglietta» sorge in una visione di verdi prati fiorenti e di un fresco giardino permeato di un senso di serenità che reca la ritmica cadenza dell’acqua di una fontana. Penso che quell'entusiasmo per l'arte che essa desta in me, debba destarsi ancora nell'animo dei visitatori cortesi.
Domenico De Vanna