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SOTTO IL SOLE CREO UN'OMBRA

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CHIEDI;

I'd like to meet:

Se ho capito bene la situazione, questo ci da'.. 40 minuti per toglierci dalle palle. E se fate quello che vi dico quando ve lo dico sono sufficienti. Allora, in garage avete una macchina con un cadavere a cui manca la testa, portatemici...

Music:

CHIEDI;

Movies:

CHIEDI;

Television:

NIENTE;

Books:

CHIEDI;

Heroes:

Un tempo lontano, quando avevo sei anni, in un libro sulle foreste primordiali, intitolato “Storie vissute della natura”, vidi un magnifico disegno. Rappresentava un serpente boa nell’atto di inghiottire un animale. Eccovi la copia del disegno. C’era scritto: “I boa ingoiano la loro preda tutta intera, senza masticarla. Dopo di che non riescono piu’ a muoversi e dormono durante i sei mesi che la digestione richiede”. Meditai a lungo sulle avventure della jungla. E a mia volta riuscii a tracciare il mio primo disegno. Il mio disegno numero uno. Era cosi’: .......... Mostrai il mio capolavoro alle persone grandi, domandando se il disegno li spaventava. Ma mi risposero: “ Spaventare? Perche’ mai, uno dovrebbe essere spaventato da un cappello?” . Il mio disegno non era il disegno di un cappello. Era il disegno di un boa che digeriva un elefante. Affinche’ vedessero chiaramente che cos’era, disegnai l’interno del boa. Bisogna sempre spiegargliele le cose, ai grandi. Il mio disegno numero due si presentava cosi’: .......... Questa volta mi risposero di lasciare da parte i boa, sia di fuori che di dentro, e di applicarmi invece alla geografia, alla storia, all’aritmetica e alla grammatica. Fu cosi’ che a sei anni io rinunziai a quella che avrebbe potuto essere la mia gloriosa carriera di pittore. Il fallimento del mio disegno numero uno e del mio disegno numero due mi aveva disarmato. I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano a spiegargli tutto ogni volta. Allora scelsi un’altra professione e imparai a pilotare gli aeroplani. Ho volato un po’ sopra tutto il mondo: e veramente la geografia mi e’ stata molto utile. A colpo d’occhio posso distinguere la Cina dall’Arizona, e se uno si perde nella notte, questa sapienza e’ di grande aiuto.Ho conosciuto molte persone importanti nella mia vita, ho vissuto a lungo in mezzo ai grandi. Li ho conosciuti intimamente, li ho osservati proprio da vicino. Ma l’opinione che avevo di loro non e’ molto migliorata. Quando ne incontravo uno che mi sembrava di mente aperta, tentavo l’esperimento del mio disegno numero uno, che ho sempre conservato. Cercavo di capire cosi’ se era veramente una persona comprensiva. Ma, chiunque fosse, uomo o donna, mi rispondeva: “E’ un cappello”. E allora non parlavo di boa, di foreste primitive, di stelle. Mi abbassavo al suo livello. Gli parlavo di bridge, di golf, di politica, di cravatte. E lui era tutto soddisfatto di avere incontrato un uomo tanto sensibile. .......... Cosi’ ho trascorso la mia vita solo, senza nessuno cui poter parlare, fino a sei anni fa quando ebbi un incidente col mio aeroplano, nel deserto del Sahara. Qualche cosa si era rotta nel motore, e siccome non avevo con me ne’ un meccanico, ne’ dei passeggeri, mi accinsi da solo a cercare di riparare il guasto. Era una questione di vita o di morte, perche’ avevo acqua da bere soltanto per una settimana. La prima notte, dormii sulla sabbia, a mille miglia da qualsiasi abitazione umana. Ero piu’ isolato che un marinaio abbandonato in mezzo all’oceano, su una zattera, dopo un naufragio. Potete immaginare il mio stupore di essere svegliato all’alba da una strana vocetta: “Mi disegni, per favore, una pecora?” “Cosa?” “Disegnami una pecora”. Balzai in piedi come fossi stato colpito da un fulmine. Mi strofinai gli occhi piu’ volte guardandomi attentamente intorno. E vidi una straordinaria personcina che mi stava esaminando con grande serieta’. .......... Qui potete vedere il miglior ritratto che riuscii a fare di lui, piu’ tardi. Ma il mio disegno e’ molto meno affascinante del modello. La colpa non e’ mia, pero’. Con lo scoraggiamento che hanno dato i grandi, quando avevo sei anni, alla mia carriera di pittore, non ho mai imparato a disegnare altro che serpenti boa dal di fuori o serpenti boa dal di dentro. Ora guardavo fisso l’improvvisa apparizione con gli occhi fuori dall’orbita per lo stupore. Dovete pensare che mi trovavo a mille miglia da una qualsiasi regione abitata, eppure il mio ometto non sembrava smarrito in mezzo alle sabbie, ne' tramortito per la fatica, o per la fame, o per la sete, o per la paura. Niente di lui mi dava l’impressione di un bambino sperduto nel deserto, a mille miglia da qualsiasi abitazione umana. Quando finalmente potei parlare gli domandai: “Ma che cosa fai qui?” Con tutta risposta, egli ripete’ lentamente come si trattasse di cosa di molta importanza: “Per piacere, disegnami una pecora…” Quando un mistero e’ cosi’ sovraccarico, non si osa disubbidire. Per assurdo che mi sembrasse, a mille miglia da ogni abitazione umana, e in pericolo di morte, tirai fuori dalla tasca un foglietto di carta e la penna stilografica. Ma poi ricordai che i miei studi si erano concentrati sulla geografia, sulla storia, sull’aritmetica e sulla grammatica e gli dissi, un po’ di malumore, che non sapevo disegnare. Mi rispose: “Non importa. Disegnami una pecora…” Non avevo mai disegnato una pecora e allora feci per lui uno di quei disegni che avevo fatto tante volte: quello del boa dal di dentro; e fui sorpreso di sentirmi rispondere: “No, no, no! Non voglio l’elefante dentro il boa. Il boa e’ molto pericoloso e l’elefante molto ingombrante. Dove vivo io tutto e’ molto piccolo. Ho bisogno di una pecora: disegnami una pecora”. Feci il disegno. .......... Lo guardo’ attentamente, e poi disse: “No! Questa pecora e’ malaticcia. Fammene un’altra”. Feci un altro disegno. .......... Il mio amico mi sorrise gentilmente, con indulgenza. “Lo puoi vedere da te”, disse, “che questa non e’ una pecora. E’ un ariete. Ha le corna”. Rifeci il disegno una terza volta, ma fu rifiutato come i precedenti. .......... “Questa e’ troppo vecchia. Voglio una pecora che possa vivere a lungo”. Questa volta la mia pazienza era esaurita, avevo fretta di rimettere a posto il mio motore. Buttai giu’ un quarto disegno. E tirai fuori questa spiegazione: “Questa e’ soltanto la sua cassetta. La pecora che volevi sta dentro”. .......... Fui molto sorpreso di vedere il viso del mio piccolo giudice illuminarsi. “Questo e’ proprio quello che volevo. Pensi che questa pecora dovra’ avere una gran quantita’ d’erba?” “Perche’?” “Perche’ dove vivo io, tutto e’ molto piccolo…” “Ci sara’ certamente abbastanza erba per lei, e’ molto piccola la pecora che ti ho data”. Si chino’ sul disegno: “Non cosi’ piccola che – oh, guarda! – si e’ messa a dormire…” E fu cosi’ che feci la conoscenza del piccolo principe. .......... Ci misi molto tempo a capire da dove venisse. Il piccolo principe, che mi faceva una domanda dopo l'altra, pareva che non sentisse mai le mie.Cosi', quando vide per la prima volta il mio aeroplano (non lo disegnero' perche' sarebbe troppo complicato per me), mi domando': "Che cos'e' questa cosa?""Non e' una cosa - vola. E' un aeroplano. E' il mio aeroplano". Ero molto fiero di fargli sapere che volavo.Allora grido': "Come? Sei caduto dal cielo!""Si", risposi modestamente."Ah! Questa e' buffa..." E il piccolo principe scoppio in una bella risata che mi irrito'. Voglio che le mie disgrazie siano prese sul serio.Poi riprese: "Allora anche tu vieni dal cielo! Di quale pianeta sei?" Intravvidi una luce, nel mistero della sua presenza, e lo interrogai bruscamente: "Tu vieni dunque da un altro pianeta?"Ma non mi rispose. Scrollo' gentilmente il capo osservando l'aeroplano. "Certo che su quello non puoi venire da molto lontano..." E si immerse in una lunga meditazione.Poi, tirando fuori dalla tasca la mia pecora, sprofondo' nella contemplazione del suo tesoro. Vi potete bene immaginare come io fossi incuriosito da quella mezza confidenza su "gli altri pianeti".Cercai dunque di tirargli fuori qualche altra cosa: "Da dove vieni, ometto? Dov'e' la tua casa? Dove vuoi portare la mia pecora?"Mi rispose dopo un silenzio meditativo: "Quello che c'e' di buono, e' che la cassetta che mi hai dato, le servira' da casa per la notte"."Certo. E se sei buono ti daro' pure una corda per legare la pecora durante il giorno. E un paletto".La mia proposta scandalizzo' il piccolo principe. "Legarla? Che buffa idea!""Ma se non la leghi andra' in giro e si perdera'..."Il mio amico scoppio' in una nuova risata: "Ma dove vuoi che vada!""Dappertutto. Dritto davanti a se'..."E il piccolo principe mi rispose gravemente: "Non importa, e' talmente piccolo da me!" E con un po' di malinconia, forse, aggiunse: "Dritto davanti a se' non si puo' andare molto lontano..." .......... Avevo cosi' saputo una seconda cosa molto importante! Che il suo pianeta nativo era poco piu' grande di una casa. Tuttavia questo non poteva stupirmi molto.Sapevo benissimo che, oltre ai grandi pianeti come la Terra, Giove, Marte, Venere ai quali si e' dato un nome, ce ne sono centinaia ancora che sono a volte cosi' piccoli che si arriva si' e no a vederli col telescopio.Quando un astronomo scopre uno di questi, gli da' per nome un numero. Lo chiama per esempio: "l'asteroide 3251". Ho serie ragioni per credere che il pianeta da dove veniva il piccolo principe e' l'asteroide B 612. .......... Questo asteroide e' stato visto una sola volta al telescopio da un astronomo turco. Aveva fatto allora una grande dimostrazione della sua scoperta a un Congresso Internazionale d'Astronomia. Ma in costume com'era, nessuno lo aveva preso sul serio. I grandi sono fatti cosi'. .......... Fortunatamente per la reputazione dell'asteroide B 612 un dittatore turco impose al suo popolo, sotto pena di morte, di vestire all'europea. .......... L'astronomo rifece la sua dimostrazione nel 1920, con un abito molto elegante. E questa volta tutto il mondo fu con lui. Se vi ho raccontato tanti particolari sull'asteroide B 612 e se vi ho rivelato il suo numero, e' proprio per i grandi che amano le cifre.Quando voi gli parlate di un nuovo amico, mai si interessano alle cose essenziali. Non si domandano mai: "Qual'e' il tono della sua voce? Quali sono i suoi giochi preferiti? Fa collezione di farfalle?"Ma vi domandano: "Che eta' ha? Quanti fratelli? Quanto pesa? Quanto guadagna suo padre?" Allora soltanto credono di conoscerlo. Se voi dite ai grandi: ........... "Ho visto una bella casa in mattoni rosa, con dei gerani alle finestre, e dei colombi sul tetto"" loro non arrivano a immaginarsela. Bisogna dire: "Ho visto una casa di centomila lire", e allora esclamano: "Com'e' bella".Cosi' se voi gli dite: "La prova che il piccolo principe e' esistito, sta nel fatto che era bellissimo, che rideva e che voleva una pecora. Quando uno vuole una pecora e' la prova che esiste". Be', loro alzeranno le spalle, e vi tratteranno come un bambino.Ma se voi invece gli dite: "Il pianeta da dove veniva e' l'asteroide B 612" allora ne sono subito convinti e vi lasciano in pace con le domande. Sono fatti cosi'. Non c'e' da prendersela. I bambini devono essere indulgenti coi grandi.Ma certo, noi che comprendiamo la vita, noi che ce ne infischiamo dei numeri! Mi sarebbe piaciuto cominciare questo racconto come una storia di fate. Mi sarebbe piaciuto dire: "C'era una volta un piccolo principe che viveva su di un pianeta poco piu' grande di lui e aveva bisogno di un amico..." Per coloro che comprendono la vita, sarebbe stato molto piu' vero.Perche' non mi piace che si legga il mio libro alla leggera. E' un grande dispiacere per me confidare questi ricordi. Sono gia' sei anni che il mio amico se ne e' andato con la sua pecora e io cerco di descriverlo per non dimenticarlo. E' triste dimenticare un amico.E posso anch'io diventare come i grandi che non s'interessano piu' che di cifre. Ed e' anche per questo che ho comperato una scatola coi colori e con le matite. Non e' facile rimettersi al disegno alla mia eta' quando non si sono fatti altri tentativi che quello di un serpente boa dal di fuori e quello di un serpente boa dal di dentro, e all'eta' di sei anni.Mi studiero' di fare ritratti somigliantissimi. Ma non sono affatto sicuro di riuscirci. Un disegno va bene, ma l'altro non assomiglia per niente. Mi sbaglio anche sulla statura. Qui il piccolo principe e' troppo grande. La' e' troppo piccolo. Esito persino sul colore del suo vestito. E allora tento e tentenno, bene o male. E finiro' per sbagliarmi su certi particolari piu' importanti. Ma questo bisogna perdonarmelo.Il mio amico non mi dava mai delle spiegazioni. Forse credeva che fossi come lui. Io, sfortunatamente, non sapevo vedere le pecore attraverso le casse. Puo' darsi che io sia un po' come i grandi. Devo essere invecchiato. .......... Ogni giorno imparavo qualche cosa sul pianeta, sulla partenza, sul viaggio. Veniva da se', per qualche riflessione. Fu cosi' che al terzo giorno conobbi il dramma dei baobab. Anche questa volta fu merito della pecora, perche' bruscamente il piccolo principe mi interrogo', come preso da un grave dubbio:"E' proprio vero che le pecore mangiano gli arbusti?" "Si, e' vero". "Ah! Sono contento".Non capii perche' era cosi' importante che le pecore mangiassero gli arbusti. Ma il piccolo principe continuo': "Allora mangiano anche i baobab?" Feci osservare al piccolo principe che i baobab non sono degli arbusti, ma degli alberi grandi come chiese e che se anche non avesse portato con se' una mandria di elefanti, non sarebbe venuto a capo di un solo baobab.L'idea della mandria di elefanti fece ridere il piccolo principe: "Bisognerebbe metterli gli uni su gli altri..."Ma osservo' saggiamente: "I baobab prima di diventar grandi cominciano con l'essere piccoli". "E' esatto! Ma perche' vuoi che le tue pecore mangino i piccoli baobab?" "Be'! Si capisce", mi rispose come se si trattasse di una cosa evidente.E mi ci volle un grande sforzo d'intelligenza per capire da solo questo problema. .......... Infatti, sul pianeta del piccolo principe ci sono, come su tutti i pianeti, le erbe buone e quelle cattive. Di conseguenza: dei buoni semi di erbe buone e dei cattivi semi di erbe cattive. Ma i semi sono invisibili. Dormono nel segreto della terra fino a che all'uno o all'altro pigli la fantasia di risvegliarsi. .......... Allora di stira, e sospinge da principio timidamente verso il sole un bellissimo ramoscello inoffensivo. Ma se si tratta di una pianta cattiva, bisogna strapparla subito, appena la si e' riconosciuta. C'erano dei terribili semi sul pianeta del piccolo principe: erano i semi dei baobab. Il suolo ne era infestato. Ora, un baobab, se si arriva troppo tardi, non si riesce piu' a sbarazzarsene. Ingombra tutto il pianeta. Lo trapassa con le sue radici. E se il pianeta e' troppo piccolo e i baobab troppo numerosi, lo fanno scoppiare."E' una questione di disciplina", mi diceva piu' tardi il piccolo principe. "Quando si ha finito di lavarsi al mattino, bisogna fare con cura la pulizia del pianeta. Bisogna costringersi regolarmente a strappare i baobab appena li si distingue dai rosai ai quali assomigliano molto quando sono piccoli.E' un lavoro molto noioso, ma facile". "E un giorno mi consiglio' di fare un bel disegno per far entrare bene questa idea nella testa dei bambini del mio paese."Se un giorno viaggeranno ", mi diceva, "questo consiglio gli potra' servire. Qualche volta e' senza inconvenienti rimettere a piu' tardi il proprio lavoro. Ma se si tratta dei baobab e' sempre una catastrofe. Ho conosciuto un pianeta abitato da un pigro. Aveva trascurato gli arbusti..." E sull'indicazione del piccolo principe ho disegnato quel pianeta. Non mi piace prendere il tono del moralista. Ma il pericolo dei baobab e' cosi' poco conosciuto, e i rischi che correrebbe chi si smarrisse su un asteroide, cosi' gravi, che una volta tanto ho fatto eccezione.E dico: "Bambini! Fate attenzione ai baobab!" E per avvertire i miei amici di un pericolo che hanno sempre sfiorato, come me stesso, senza conoscerlo, ho tanto lavorato a questo disegno. La lezione che davo, giustificava la fatica. .......... Voi mi domanderete forse: Perche' non ci sono in questo libro altri disegni altrettanto grandiosi come quello dei baobab? La risposta e' molto semplice: Ho cercato di farne uno, ma non ci sono riuscito. Quando ho disegnato i baobab ero animato dal sentimento dell'urgenza. ......... Oh, piccolo principe, ho capito a poco a poco la tua piccola vita malinconica. Per molto tempo tu non avevi avuto per distrazione che la dolcezza dei tramonti. Ho appreso questo nuovo particolare il quarto giorno, al mattino, quando mi hai detto: "Mi piacciono tanto i tramonti. Andiamo a vedere un tramonto..." "Ma bisogna aspettare...""Aspettare che?" "Che il sole tramonti..."Da prima hai avuto un'aria molto sorpresa, e poi hai riso di te stesso e mi hai detto: "Mi credo sempre a casa mia!..." Infatti. Quando agli Stati Uniti e' mezzogiorno tutto il mondo sa che il sole tramonta sulla Francia. Basterebbe poter andare in Francia in un minuto per assistere al tramonto. Sfortunatamente la Francia e' troppo lontana. Ma sul tuo piccolo pianeta ti bastava spostare la tua sedia di qualche passo. E guardavi il crepuscolo tutte le volte che volevi..."Un giorno ho visto il sole tramontare quarantatre' volte!" E piu' tardi hai soggiunto: "Sai... quando si e' molto tristi si amano i tramonti...""Il giorno delle quarantatre' volte eri tanto triste?" Ma il piccolo principe non rispose. .......... Al quinto giorno, sempre grazie alla pecora, mi fu svelato questo segreto della vita del piccolo principe. Mi domando' bruscamente, senza preamboli, come il frutto di un problema meditato a lungo in silenzio: "Una pecora se mangia gli arbusti, mangia anche i fiori?" "Una pecora mangia tutto quello che trova".CAP:1-2-3-4 Il Piccolo Principe - Antoine de Saint-Exupéry

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DOPO CENTO ANNI IL QUADRO CADE...

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Posted by SCAZ on Sat, 11 Aug 2007 11:50:00 PST