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DA OGGI
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NUOVE RECENSIONI!!!!!
--------MUCCHIO SELVAGGIO---------:
Seppur con colpevole ritardo, ci sembrava doveroso dar notizia dell’uscita di
“Ferro tortoâ€, ultima fatica de La Macchina Ossuta. Prossima a celebrarre dieci
anni di attività , la formazione capitanata da Francesco Bottai ed Alessio Colosi
ha recentemente rimaneggiato il proprio organico definendo una line up a sei checomprende – oltre al bassista di sempre, Carlo Sciannameo – anche quel Pino Gulli che abbiamo conosciuto dietro i tamburi di C.S.I. e PGR.
Con all’attivo già due album e altrettanti mini CD, la band si è guadagnata un
buon seguito di appassionati, soprattutto nella natia Firenze dove spesso si
esibisce dal vivo. Non a caso la sua forza espressiva risiede soprattutto nelle
doti tecniche degli strumentisti, convogliate nella creazione di un suono
intenso e corposo, che proprio sul palco diventa inevitabilmente travolgente.
A dispetto del titolo, che potrebbe calazare meglio per un’opera industriale, il
nuovo CD muove intorno a calorosi standard rock blues, con la sola pretesa di
coinvolgere l’ascoltatore in un’altalena di graffianti episodi elettrici e più
intimi momenti acustici.
Dunque nulla di nuovo sotto il cielo toscano; eppure, quando non inciampa in
testi dal senso troppo oscuro o in schemi espressivi eccessivamente banali, La
Macchina Ossuta è in grado di proporre brani dall’accattivante piglio armonico e
dalla lodevole perizia esecutiva (http://www.macchinaossuta.it/).
FABIO MASSIMO ARATI
ULTIME RECENSIONI:
IlPopoloDelBlues
Good rock n’ roll from Florence, Italy
E’ genuino e coraggioso rock targato Firenze quello della Macchina Ossuta, capace di unire chitarre ruggenti e stilemi del rock internazionale a visionari testi in italiano.
Ferro Torto .. un buon disco e una produzione originale, in cui il gruppo riesce, oltre che a far sentire il proprio sound, a cercare delle soluzioni musicali personali e che sappiano sposarsi senza contrasti con la lingua italiana.
Le parole descrivono e raccontano immagini inusuali,a volte un po’ folli, in equilibrio tra la metafora, l’introspezione e il fantastico.
La musica sa aprirsi, oltre che agli immancabili brani piu' rock come “polloâ€, a momenti pi.. melodici come la title track “Ferro Tortoâ€, dotando sempre i brani di una positiva buona cantabilita'.
I momenti meno efficaci dell’album sono alcune inclusioni di parlati e commenti fuori campo inseriti all’inizio di alcuni brani, mentre alcuni testi divagano un po’ ai margini del nonsense. La Macchina Ossuta e' pero' un gruppo valido e con ottime capacita' tecniche, e che soprattutto, cosi' almeno si riflette ascoltando il disco, in una citta' come Firenze che ha alle spalle una solida tradizione rock, comunica la voglia di imprimere alla propria musica caratteristiche originali e di indipendenza creativa, sforzandosi di offrire un prodotto in cui l’ascoltatore possa ravvedere qualcosa di riconoscibile da tutto il resto.
Giulia Nuti
VECCHIE RECENSIONI:
DEBASER.IT
Con quale alone di paranoia comprate un disco di un gruppo natio della patria di un Nek, di una Tatangelo o di un Pupo? Diffido, cazzo, è come comprare banane in Groenlandia o maglioni a collo alto a Cuba.
Certo, è vero, non tutti i nostri gruppi fanno cagare, ma non è che la nostra penisola pulluli di gruppi che si discostano dal risentito.
Capita, per caso, una volta ogni tanto, di sentire qualcosa che va oltre il banale. Capita di andare a vedere un concerto del Banco del Mutuo Soccorso e di sentire la Macchina Ossuta. Capita di rimanere colpiti, non dall'impatto scenico o da suoni eccelsi, ma da musica vera, da buoni suoni, dalla cura dei particolari. Testi ermetici e misuratamente poetici, lontani dalle frasi cerebrolese tipiche o da cantiche da Oscar dello scontato.
Apre "L'ultima rata", chitarra filtrata con wah-wah, percussioni e voce. Ritornello con chitarra acustica, pianoforte, rifinita bene ma non sovraprodotta, l'orecchio cade sulle parole che si contorcono e si fondono sulle melodie dipinte. Più rock, "Umanoide", voce distorta che intriga ancora oltre i testi ("si sta di fronte ad ogni uscita/ che produca rumore/ dove non ci si diverte a cercare/ di ottenere/ galanteria umida"). "1985" è quasi funk, come trascinanti sono i ritmi di "Aspetto" e "Caduto dal carro", mentre con "Canestro" e "Lo specchio" si va verso atmosfere delicate. Due cover, una è "Skating Away" dei Jethro Tull, l'altra è "More trouble everyday" di Frank Zappa (fra l'altro compaiono anche nel disco tributo italiano a Zappa "Frank you, thank" delle edizioni "Il Manifesto").
Si può, o si poteva, visto che il disco risale al 2001, parlare di musica nuova? No, perchè non hanno inventato davvero nulla, ma usano quello che c'è per fare canzoni che, perlomeno, definirei d'autore, che non sono un copiaticcio del genere che va nel momento. E poi consiglio: se passeranno vicino voi a suonare dal vivo, andate a vederli che rendono veramente bene, anche se sfiorano la timidezza per come stanno nel palco.
Disco da ascoltare, da capire, e da riascoltare ancora. Provare per credere. E per otto miseri euro, fatelo questo maledetto sforzo...
Ho lasciato i bambini
A sputarsi addosso
E gli altri a salutare dai finestrini
Ho ceduto i comandi
Al pilota corrotto
Ed ho ceduto tutto
Ma ho dimenticato di pagare
L'ultima rata di dolore