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Nekro

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Thrashy and punching, like my metal distortion!!!!

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Io dovrei raccontare una storia. Mi è stata sussurrata in maniera delicatamente violenta nell’orecchio, con un soffio. Una volta c’era un pianeta. Un pianeta di ratti. C’erano i ratti bianchi. I loro occhi rossi cercavano solo la vita, anche a costo di doverla togliere ad altri. Essi erano dediti a delle attività quotidiane. Una ripetizione ossessiva di gesti ai quali non sapevano dare un senso. In fondo nemmeno loro volevano scoprire veramente se un senso ci fosse. Di giorno in giorno erano molti i morti accassciati a terra, per le strade di ciò che chiamavano casa. Si ammazzavano l’un l’altro. Ognuno di loro, ogni giorno era sporco del sangue del vicino. Essi erano convinti di essere soli. Unici ad abitare quel significante, almeno per loro, pianeta. C’erano i ratti gialli. Loro sapevano di non essere soli. Già, perchè loro passavano la loro esistenza a spiare, a documentare ciò che i ratti bianchi facevano. E dall’alto delle loro fogne ridevano all’idea che fossero tanto stupidi da ripetere ogni giorno atti senza senso senza darsi una risposta ad un’utopico perchè. E così di giorno in giorno li spiavano, e poi ne scrivevano. Senza un’utopico perchè. e seguitavano a chiedersi perchè i ratti bianchi si mangiassero la coda a vicenda. Senza un’utopico perchè. Ed il sangue di ognuno di loro sarebbe stato versato a breve. Da un’altro ratto del loro stesso colore. Appartenente alla stessa, per loro significante, fogna. C’erano poi i ratti rossi, che passavano il loro tempo a far si che i ratti bianchi e i ratti gialli avessero cibo ad insufficenza per mordersi la coda l’uno con l’altro, che avessero lavoro a sufficenza per dare un senso alla loro esistenza forzata, senza avere il tempo per darsi un’ipotetico perchè, ma al massimo una stupida speranza. Se decidevano di concedergliela chiaramente. E così anch’essi passavano la loro vita su quell’insignificante satellite ad uccidersi l’uno con l’altro per il potere. Inconsapevoli poi di che potere si trattasse. Senza mai raggiungerlo. Accrescendo così la loro nevrotica rabbia utopica. Infine c’era un ratto. Un ratto nero. Lui fu posto in essere in una casa, su un pianeta abitato da vermi. Aveva una scatola nel suo studio dove aveva posto in essere un piccolo universo e li guardava dal basso della sua terra. Li derideva, dava loro morte e sofferenze, ma ne provava pena. Lui in fondo li amava. Chiuse la scatola. La schiacciò. In quel momento una scatola si apri. Vide uno specchio. Vide un essere imperfetto ed inguardabile. Uno di quegli schifosi esseri che aveva appena distrutto. Ma questo era nero. Con degli occhi gialli. Il sangue di un suo simile era sul quel corpo privo di senso. In quel momento lui sentì il bisogno di ucciderlo. Ma qualcosa lo prevenì, era un rumore. L’allarme, doveva andare a lavorare. Per oggi ha pensato abbastanza. Deve fare ciò per cui è predestinato. Ciò che fa tutti i giorni ossessivamente. Senza un’utopica domanda. La storia finisce così. Nessuna morale. Nessuna utopica domanda.Scritto da Kika, 25 Aprile 2007http://img391.imageshack.us/img391/9600/locandinaccbillt j9.jpg

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Posted by on Sun, 04 Feb 2007 11:19:00 GMT

progetto evolva

progetto evolvacos'è evolva?evolva è la conquista dell'evoluzione globale universale.è tutto ciò che permetterà alla mente di elevarsi.non è un movimento, nemmeno una pensiero.è più di una filosofia....
Posted by on Thu, 04 Jan 2007 08:22:00 GMT

Time is going on and on.. standing always still.....

why using 6 strings if you can have 7 all for you?because 6 strings are not so much.... 7 is much better!!!!!First fist_ELVEN, you should check here http://www.myspace.com/elvengroup  or here htt...
Posted by on Thu, 01 Jun 2006 06:49:00 GMT