I'd like to meet:
«Le puttane vietcong s’infilavano lamette nelle vagine, nascosti in piccole coppette delle quali non potevi sapere niente, fino a che non era troppo tardi. Quando i soldati le avrebbero scopate, si sarebbero affettati il pisello, o se lo sarebbero tagliato del tutto. Un giorno ero con certi ragazzi coreani: presero una puttana, le infilarono un idrante dentro e aprirono l’acqua. Morì all’istante. Il suo collo saltò lontano un piede dal resto del corpo. Un’altra volta, acchiappammo un’altra puttana e la legammo a due alberi piegati verso il basso. Aveva una lametta nella vagina, si tagliò dall’ano al mento, poi lasciammo andare gli alberi e lei si squartò a metà . La lasciammo così, a penzolare.»
(Arthur Shawcross)
"La prima volta che ho ucciso avevo poco più di vent'anni. Ero nei boschi e sparai a un cervo. Ricordo che, mentre lo guardavo morire, mi sentivo sconvolto, non capivo perché lo avevo fatto e mi spiaceva per lui. Non ho mai più provato un sentimento simile".
"Mi ero avvicinato solo per rubare, se avessi saputo che c'erano cinque persone là dentro, me ne sarei andato. I cadaveri sono brutti, puzzano e sprigionano cattive vibrazioni. Dopo aver ucciso la famiglia nella macchina, rimasi seduto là dentro con i loro corpi per due ore. Non sapevo cosa farne e l'odore era insopportabile".
(Anatoly Onoprienko)
Sono le 7.30 del 15 gennaio 1947. Nel quartiere meridionale di Los Angeles, precisamente tra la South Norton e la 39ma Crenshaw, viene trovata squarciata Elizabeth Short, 22 anni, presumibilmente una prostituta conosciuta da tutti con il nome di "Dalia nera". Causa del decesso: tortura di 72 ore con dissezione del corpo. Testimoni: nessuno. Colpevole: non trovato. Caso: aperto. Fu uno degli omicidi più efferati dell'America del dopoguerra che, oltre a scuotere l'opinione pubblica, fece scorrere fiumi di inchiostro e di pellicola, facendo la fortuna di scrittori e registi. Ricostruire la personalità di Beth Short significa calarsi in una storia aggrovigliata, fatta di abbandoni, sofferenze e delusioni.Elizabeth Short nasce ad Hyde Park, ma in tenera età si trasferisce a Medford con la mamma e le quattro sorelle dopo che il padre Cleo le ha abbandonate. Beth soffre di asma e passa l'inverno in Florida per curarsi. Abbandona prestissimo gli studi e trova lavoro come cameriera. A 19 anni decide di andare in California a vivere col padre. Entrambi si trasferiscono a Los Angeles, ma la loro convivenza turbolenta porta Beth a lasciare la casa ed a trovarsi un lavoro a Camp Cooke, sempre in California. Il 23 settembre 1943 Beth, che è già andata a vivere a Santa Barbara, viene arrestata per stato di ubriachezza e riaccompagnata dalla madre. Dopo aver lavorato, per un periodo, alla mensa dell'Università di Harvard si trasferisce in Florida dove incontra il maggiore dell'Aeronautica statunitense Matthew M. Gordon Jr., all'epoca in procinto di essere trasferito nel teatro di operazioni del Sud Est Asiatico. Con lui, la giovane non sarà in grado di convolare a nozze, perché il maggiore Gordon muore il 10 agosto 1945 in seguito ad un incidente aereo. Beth lascia la Florida e ritorna in California nel luglio 1946 per incontrare nuovamente una sua vecchia fiamma, il luogotenente Gordon Fickling, di stanza a Long Beach.Proprio durante la sua permanenza a Long Beach, Elizabeth viene soprannominata "black Dahlia", appellativo che presumibilmente unisce la passione per il film "La dalia azzurra" e la sua abitudine a vestirsi di nero. Nell'agosto del 1946 Beth arriva a Hollywood per tentare la carriera di attrice. L'ultima volta che Elizabeth viene vista in vita è la sera del 9 gennaio 1947 nel salone del Biltmore Hotel di Los Angeles. Il 15 gennaio dello stesso anno, il suo corpo viene trovato nudo e squarciato all'altezza della vita con vistosi segni di torture e mutilazioni. Aveva 22 anni. Elizabeth Short è stata sepolta nel Mountain View Cemetery ad Oakland, California. È stata interrata lì e non a Medford perché lei amava la California.Le indagini della polizia di Los Angeles coinvolgono, all'epoca, centinaia di agenti ed ispettori. Il caso è molto complesso, soprattutto per la natura del delitto. Dell'omicidio vengono accusate circa 60 persone, che si restringeranno a 22. Tra i sospettati compare anche il nome di Orson Welles. Il popolare regista viene iscritto, anche se mai ufficialmente, nel registro degli indagati da Mary Pacios, ex vicina di casa della famiglia Short di Medford, la quale parla soprattutto del temperamento molto volatile del regista e della sua ossessione a tagliare tutto a metà . Il caso della Dalia nera, ovviamente, ispirò molti scrittori, registi e musicisti che fecero, in qualche modo, da cassa di risonanza per la popolarità di questo personaggio.Dagli anni '70 sono in tanti ad appassionarsi a questa intricata vicenda. Nel 1987, ad esempio, il famoso autore noir James Ellroy pubblica il suo romanzo "Dalia nera" da cui poi viene tratto il film Black Dahlia uscito lo scorso anno nelle sale cinematografiche italiane. Nel 1975, viene prodotto un film per la Tv dal titolo "Chi è Black Dahlia?", diretto da Joseph Pevney. Molti dettagli della vicenda sono stati però modificati, a causa del rifiuto di molti (compresa la madre di Elizabeth) di rilasciare l'apposita liberatoria. Ed ancora: nel 1988, un episodio della serie televisiva "Hunter" mostra i detective protagonisti indagare su un caso simile a quello della "Dalia Nera", in cui uno scheletro tagliato a metà viene ritrovato durante la demolizione di un edificio costruito nel 1947. I detective sono aiutati da un altro ispettore in pensione che ha lavorato sul caso Short.Nel 2001, il jazzista Bob Belden produce un cd di 12 pezzi ispirati al caso di Elizabeth Short, intesi dall'autore come un tributo alla vittima. Intorno al personaggio di Beth tante sono le notizie, vere o presunte tali, che vi girano. Alcuni ritengono che Beth aveva una rosa tatuata sulla coscia destra che non è stata rinvenuta al momento del ritrovamento del cadavere. Alcune voci dicono che, all'epoca, una medium abbia detto alla polizia che, per poter arrestare il killer, occorreva seppellire la giovane con un uovo nel palmo della mano destra. La polizia non lo ha fatto. Comunque, il Regal Biltmore Hotel ha aggiunto il "Black Dahlia cocktail" al suo menù in onore di Elizabeth Short.
Correggio, Italia, 1939
Un misto di malvagità , avidità e superstizione: così potremmo definire il “movente†di questa donna senza scrupoli. Nata nel 1893, figlia non desiderata di una donna che poi si era risposata e aveva avuto altri figli “veriâ€, Leonarda Cianciulli era comunque cresciuta con un carattere socievole e gioviale. Sessualmente precoce, aveva finito per sposare il classico perdente alcolizzato, contro il parere della madre che le aveva destinato un cugino. Non l’avesse mai fatto! La megera che l’aveva messa al mondo la maledisse, e continuò a farlo anche dopo la morte, apparendole in sogno. Suggestione, superstizione, psicosomatica: forse un mix di tutte queste cose fece in modo che Leonarda avesse grossi problemi a portare avanti la gravidanza, e quando ci riusciva il bambino moriva dopo pochi giorni o mesi. Ne perse otto, in questo modo. Succedeva tutte le volte che sognava la madre: la vecchiaccia le faceva visita e lei abortiva o uno dei sui bambini smetteva di respirare. Eh no, così non si può andare avanti. E quindi via libera a cartomanti, fattucchiere e maghe per liberarla dal malocchio. Suggestione, superstizione, psicosomatica. Quattro figli sopravvissero: Giuseppe, Bernardo, Biagio e Norma. Ma la paura era sempre dietro l’angolo, la vecchia strega incombeva dall’aldilà . In più il marito spendeva ogni singolo centesimo all’osteria e nemmeno la carità dei vicini bastava. Quattro figli sono tanti. Leonarda s’ingegnò, e mise su un commercio di abiti usati. Inoltre da tutte quelle “maghe†che aveva incontrato aveva imparato molte cose, che mise a frutto, iniziando a leggere il futuro o a togliere fatture lei stessa. Ben presto la clientela si fece numerosa, e Leonarda fu in grado di mantenere agli studi tutti e quattro i ragazzi, sempre con la spada diDamocle della “maledizione†della madre, però. Un bel giorno il marito se ne andò di casa: poco male, considerata la sua utilità . Le cose iniziarono ad andare meglio, anche i sogni smisero. Per tornare improvvisamente. Oddìo, i figli! Il terrore che potesse succedere loro qualcosa, soprattutto al maggiore, la attanagliò. Suggestione…Eccetera. In sogno le apparve anche la Madonna, che le disse che per salvare i figli doveva sacrificare vittime umane. La Madonna!!!! Il simbolo dell’Amore, della Purezza! Avesse detto il Diavolo…Ma tant’è. Leonarda, da donna di affari, pensò di unire l’utile al dilettevole, e scelse le vittime tra donne facoltose.
Ilse Koch_Ilse Koch_La sua crudeltà iniziò nel 1936, quando diventò sorvegliante e segretaria presso il campo di concentramento di Sachenhausen, vicino a Berlino. Qui conobbe e sposò il comandante Karl Otto Koch. Nel 1937 arrivò a Buchenwald, non come guardiano, ma come moglie del comandante: influenzata dal potere e dalla posizione del marito, iniziò a torturare gli internati. " Di giorno camminava per il campo con un frustino,percuotendo i detenuti che non le erano graditi,la vista della sofferenza altrui le provocavano brividi di piacere.Amava sguinzagliare il suo cane contro le donne incinte e squittiva davanti alla loro paura.Di notte invece organizzava orge lesbiche con le mogli degli ufficiali .Rivolse anche la sua attenzione ai subalternati del marito ,arrivando al punto di avere rapporti sessuali con una dozzina di loro alla volta.Ilse adorava applicare speciali tecniche di punizione e torture e si acquistò rapidamente la fama di Sadica Ninfomane.I prigionieri venivano costretti a compiere i più orrendi atti sessuali ,mentre ella si godeva lo spettacolo.[...]Mentre la maggior madri etdesche confezionavano sciarpe e calze per i loro bambini,Ilse produceva manufatti con resti umani.Le SS scuoiavano le vittime e ne conciavano la pelle nel famigerato Blocco n°2."
LIZZIE BORDEN_La data era il 4 agosto 1892. La località Fall River, Massachusetts, e più specificamente il 92 di Second Street, la casa di Andrew e Abby Borden.
Circa alle 11 e 10 di mattina, la trentaduenne Lizzie Borden, figlia di Andrew e figliastra di Abby, scoprì il cadavere del padre su un divano nel salotto della casa. Subito dopo anche Abby fu trovata morta sul pavimento della camera degli ospiti. Ci fu una grande confusione, e la polizia venne chiamata subito. Bridget, la domestica (che fu un personaggio chiave della vicenda) corse in strada a chiamare il dottor Bowen, il medico di famiglia.
Al momento il dottore era fuori, ma arrivò quasi subito. Telegrafò a Emma, la sorella maggiore di Lizzie, per riferirle la terribile notizia. Nel frattempo i vicini andavano e venivano, incuriositi e terrificati dai brutali omicidi. All’esame dei cadaveri, il dottor Bowen riscontrò delle ferite raccapriccianti: Andrew aveva un occhio tagliato in due che protrudeva dall’orbita, il naso era stato reciso e si potevano contare undici profonde lesioni sul lato sinistro del volto.Il corpo di Abby non era in condizioni migliori. Era stata trovata a faccia in giù in una pozza di sangue, con la testa quasi staccata dal collo. Il dottor Bowen riscontrò che la donna era stata colpita sulla parte posteriore del cranio più di una dozzina di volte, probabilmente con la stessa arma che era stata usata per uccidere Andrew.
I sospetti caddero su Lizzie per diversi motivi. Il giorno prima del duplice omicidio Abby disse al dottor Bowen che lei e Andrew erano stati avvelenati. Entrambi erano stati malissimo la notte precedente. Sfortunatamente per Lizzie, Eli Bence, un commesso dello Smith’s Drugstore, informò gli investigatori che la ragazza aveva provato a comprare dell’acido prussico (cianuro di idrogeno) diverse volte nelle due settimane precedenti gli omicidi; Bence si era rifiutato di venderglielo senza una ricetta medica. Lizzie negò di aver visitato l’emporio o di aver chiesto del veleno. Inoltre c’erano dei problemi con l’attendibilità dell’alibi. Lizzie cambiava continuamente la sua versione, ricordandosi e dimenticandosi alcune informazioni e contraddicendosi.