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About Me

Siamo sotto la tirannia di leggi che non possiamo mutare, di conseguenza si impone la pressante necessità di plasmarsi. Partire dai particolari fino a giungere alle basi, è il mio scopo. La multiforme varietà delle componenti comportamentali umane obbliga ad un dettagliato smaltimento di tutte le promisquità eidetiche. La metafora è fondamentale per cercare di inquadrare un problema la cui risoluzione non esiste. Convertire il mio discorso mentale, in un discorso verbale è impossibile. Consideriamo le persone come creature che hanno una determinata e circoscritta sfera d'azione, oltre la quale non possono andare, fisicamente e mentalmente. Una immaginaria sfera che ci ruota attorno, ed entro la quale si agita incessante la nostra unica ed immutabile visione degli enti esterni. Una superficie sferica che filtra ogni elemento esterno, lo modifica e lo interpreta a suo piacimento; smaltisce, trasforma, distrugge e crea. La percezione di me stesso è mutata considerevolmente nel corso del mio sviluppo. Sono diventato osservatore inconsapevole di una scissione. La mia scissione. Il linguaggio può esprimere qualsiasi cosa, a prescindere dalla verità o falsità di ciò che descrive. Esso è libero e non è vincolato a sottostare alla tirannia degli oggetti fisici. Tali oggetti possiedono, parlando in modo meccanicistico, peculiarità che non possono essere variate e che ne stabiliscono una funzione ed un atteggiamento conosciuto ed inoppugnabile. Essi si trovano solitamente in contesti sempre simili e ne sono indissolubilmente legati, ed in essi trovano la loro massima efficacia e funzionalità. Spesso soltanto da un contesto si possono desumere i singoli fattori che lo compongono. L' esperienza ci insegna ad attribuire e fissare caratteristiche a tutto ciò che incontriamo, ma la nostra mente spesso non è abbastanza flessibile per essere in grado, di staccarsi dalle nostre convinzioni consolidate ed è costretta a sottostarvi. Come il cemento che si solidifica, le conoscenze acquisite, bloccano il fluire di idee intorno ai dogmi strutturali delle cose che la nostra mente ha stabilito. Comunicare un concetto sensato, é il garantire un parallelismo forzato con il senso comune, che riconosce elementi tipici e ne può desumere il contesto. Estrarre il linguaggio da ogni contesto, provoca un forte rifiuto, ed il conseguente e feroce tentativo di ristabilire il collegamento mancante e precedentemente perduto. Appena esso stacca le sue redini dalla tirannia del mondo fisico, perde di autonomia e credibilità. Non siamo in grado di identificarlo come entità autosufficiente, perché esso è percepito come asettico tramite tra i nostri concetti e gli altri, un’ interfaccia passiva atta unicamente a comunicare dati. La soggettività delle percezioni sensibili, proietta il problema in una nuova dimensione. Il senso comune stabilisce una via di mezzo dalla precaria precisione, ma fornisce dei punti di riferimento in grado di farci orientare all’ interno delle situazioni. È una sorta di media tra le percezioni sensoriali della collettività. La soggettività di ognuno di noi, sposta questa misura comune verso determinate direzioni. La scienza analizza i fenomeni senza sottostare alle visioni soggettive dei singoli ed è oggettiva, ma toglie la franchezza della visione collettiva. Il senso comune è fondamentale all’uomo per sopravivere nella giungla degli enti sensibili, ed è più utile di disquisizioni scientifiche, atte a risolvere dilemmi più teorici che pratici. Il linguaggio sarebbe un mero trasportatore di informazioni solo nel caso si riuscissero a comunicare i nostri concetti e le nostre constatazioni in modo preciso ed autonomo, senza distorsioni personali. La diversità di raccolta e d'elaborazione dei dati sensibili caratteristica di ogni essere, può creare forti incomprensioni a livello comunicativo, a causa di un linguaggio comune che identifica in modo a volte sommario le corrispondenze. Ciò che noi identifichiamo in un modo può non essere universalmente accettato. Caratteristica comune del genere umano è l' egoismo. Un concetto pregno di un finalismo ostentato, sotto l'egida di retaggi precostituiti. Tutti siamo egoisti. Pensate nel vostro intimo di essere intoccabili e vi sentite lambire da una luce divina che vi innalza dalla media delle creature razionali? In realtà state costruendo il vostro meschino disegno esistenziale. State innalzando il castello dell' incoerenza, con mattoni fatti di lacrime e sangue, di carne e sabbia. Apparteniamo ad un comune progetto incongruo. Siamo animali vestiti di un evoluzione. Animali che amano mangiarsi vicendevolmete, in un lussuoso ristorante trascendentale. L'amore è ascoltare il vento. Intuire in un'ombra un sole che si nasconde. L'amore è un'entita che si cela dietro se stessa, che sparisce nel momento in cui la osservi per poi tornare lieve a plasmarsi nelle tue paure. Istante introspettivo, sfuggente, agganciato a vaghe immagini fisiche che si dissolvono nell'aria ed evaporano lontane. L'amore è un'ortica attraverso la quale cerchi di modellarti, ma che inevitabilmente ti sfiora. L'amore è la solitudine nell'idealizzazione pura di un concetto lontano, pulsante ed irregolare ricerca di stabilità, insensibile ed inattuale ritorno alla fonte. Ho creduto. Credo. Crederò. Perimetrale conoscenza di un alone di impulso, penitenza estatica e catartico ritorno. Ho sperato. Spero. Spererò. L'amore significa tutto e non ti lascia niente. Mi sento preso in giro. In momenti casuali ed insensati endorfine invadono le mie sinapsi, creando in me uno stato di innaturale benessere, fondato solo su di un' azione chimica effimera. Non mi oppongo a ciò, perchè è irrazionalmente bello lasciare fluire dentro di se, questo insperato sollievo al male di vivere. D'altro canto mi sento preso in giro dalla mia stessa natura. Troppe poche volte accade. sempre di meno. Di pari passo con la totale disillusione nei confronti della vita. processo di progressiva disgregazione iniziato appena si è smesso di vestire i panni di esseri irrazionali. preso in giro perchè la mia condizione è identica, ma ora tutto appare sotto una dorata luce, che inebetisce la mia capacità critica, la quale mi accompagna vigile in ogni momento distruggendo la poca magia che sopravvive. Di fronte al lutto il mio corpo si protegge, perchè qualcuno nel progettarmi ha deciso che non sarei riuscito a sopportarlo. Non soffro come vorrei e questo mi inorridisce. Non colgo le sfumature e la pienezza dell' evento che invade la mia esistenza e rimango stordito. Capisco a pieno la situazione, ma i processi cerebrali sono fuorviati e si succedono con nuove combinazioni. Tutto questo dura fino a che la mia elaborazione naturale crea un diaframma temporale sufficientemente ampio. La mia maledetta esistenza si modella ed anela a nuove priorità. Uno spirito di sopravvivenza che mi attacca a questa vita che non ho voluto, ma che il mio corpo brama. Vivo per sopravvivere. Sono affezionato ad essa solo in quanto per troppo tempo l'ho vissuta con gli occhi illusi di un bambino, e cerco per tutta la vita di ricalcare uno sbiadito sogno che mai si sarebbe potuto avverare. La relatività è il concetto più profondo che calca le nostre esistenze. relatività a istanti, millesimi di secondo di distanza. situazioni Differenti, distanti anni luce ma follemente vicine. Nulla segue regole precise. Le delusioni legate all' amore non vengono lenite, forse perchè utili nel forgiare una mente. Obbiettivamente meno gravi del lutto, vissute con la totale adesione della nostra razionalità ed assaporate in ogni aspetto, risultano accoltellarci dall' interno in lassi di tempo ristretti, ma con una violenza ingiusta ed inaudita. Mondi immaginari e scenari sperati sono spazzati via e tutto ritorna ad impantanarsi nel fango della quotidiana mediocrità.

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