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Di Barbara Volpi (Rocksound)
(...)sperimentazioni che fanno dell'eclettismo l'unico dogma possibile, caratterizzano questo bel disco dei Museo Kabikoff.(...) Un bel lavoro, davvero, colto ed efficace.
Di Massimiliano Busti (Blow Up)
Sarò fissato, ma quando vedo che Fabio Magistrali decide di curare la registrazione di qualche gruppo italiano, inizio a drizzare le orecchie.(...) “Brilliant Cagnara†è infatto un bell’album di rock aggressivo e tagliente a metà tra noise, pop e crossover, ben suonato, dalla struttura compatta, quasi a dimostrare che la band sia assolutamente padrona e consapevole dei propri mezzi.(...)
Di Gianluca Veltri (ilmucchio.it)
“Too much informationâ€, cantava qualcuno: un sacco di input, una frastornante girandola di informazioni. È il manifesto costitutivo per il secondo album dei Museo Kabikoff(...) i Kabikoff quella cagnara la compendiano con sagacia e cattiveria(...)È una strega la cantante Chiara Castello, non stanno tranquilli un attimo il basso negroide di William Nicastro e la batteria guastatrice di Marco Cavani; di Turra manco a parlarne. Frank Zappa e Nine Inch Nails, Vernon Reid e Queens Of The Stone Age. Post-industriali e davvero poco confortevoli, ribollente è il frullatore di suoni Kabikoff.
Di Alessandra (ondalternativa.it)
[...] “Brillant Cagnara†non è altro che l’affermazione del talento e della versatilità di questi musicisti, che riescono a dar forma in questo disco all’immaginazione e alla creatività proiettandola in uno spazio musicale completamente rivoluzionato, stravolto. Non ci sono leggi né tempi, non ci sono regole e ciò che si respira ascoltandolo è pura anarchia. [...] Questi quattro ragazzi rappresentano una nuova realtà all’interno del mondo rock alla quale consiglio di provare ad avvicinarvi, anche se ad un primo impatto può risultare difficile da digerire per orecchie poco allenate. Un piatto da assaporare e gustare lentamente per non perdere nessuna sfumatura del suo sapore.
Di Francesco Pizzinelli (LaScena.it)
(...)una notevole tecnica, una bella dose di ironia (ed autoironia, merce rarissima). Un lavoro poco indicato per accompagnare le faccende di casa: qui si richiede una fattiva partecipazione all’ascoltatore di turno. 13 Rumorose didascalie sonore. Complimenti!
Di Guido Siliotto (Tirreno)
(...) in pieno crossover la musica del Museo Kabikoff, band che, dopo vari cambi di formazione, giunge con "Brilliant Cagnara" al secondo album. Un suono che si muove agevolmente a cavallo tra noise, funky e jazz, con una vaga indole pop e la peculiarità di un..aggressiva voce femminile. Stavolta la produzione è affidata al Re Mida Fabio Magistrali e il risultato è, anche in questo caso, molto interessante. Col sospetto che, dal vivo, il quartetto sia davvero micidiale.
Di Alligatore (smemoranda.it)
Ecco a voi un disco che rompe, scalpita, pulsa, infastidisce. Un disco diverso dal solito, lontano da quello che ti aspetteresti, lontano dalle carinerie e dal successo programmato. Un disco di musica viva (...) Prendete i Verdena e sputateci sopra, accoppiateli con il Santo Niente più desertico, con le suggestioni balcaniche meno modaiole, con il noise di stretta osservanza intellettuale e un po’ jazz. Arricchite il tutto con i Jennifer Gentle sapientemente grattugiati e avrete questo pazzo, pazzo cd pieno di ritmo e filosofia. In uno slogan: poco museo, tanta cagnara (ma anche il contrario).
Di Alessio Brunialti (quotidiano “La Provincia†- Como)
Fa sempre piacere constatare che c’è chi cerca di uscire dagli schemi (gli schemi sono, ovviamente, quelli del rock consolidato e accettabile in un’Italia che privilegia il pop) senza voler essere estremo a tutti i costi ma con un’inventiva che, prima di appassionare, riesce anche a divertire.(...) Se Captain Beefheart non è presente come riferimento musicale diretto, certo il suo spirito soffia sul quartetto milanese, di buon auspicio.
Di Nicola Bonardi (rockit.it)
Ok fermi tutti, è tornato il Museo Kabikoff, ma attenzione, non sembra benintenzionato.(...) Non parliamo poi degli orpelli produttivi, scalciati in malo modo in favore di asprezze jazz-core e di lancinanti chitarre rissose, per non dire della voce che era più delicata quando era un uomo ad usarla e ora graffia e ghigna e gioca a farsi inquietante come fosse una gatta irascibile. (...) Deraglia volutamente e se ne frega, si lancia in bluesoni destrutturati e si diverte a eccedere come quando si beve troppo e i freni inibitori vengono meno. (...)
Di Christian Verzeletti (mescalina.it)
(...)Prodotti da Fabio Magistrali, i Museo Kabikoff oggi suonano rognosi e deviati, pronti a sbattere spietati come i Quees of The Stone Age o a partire per la tangente di un funk-core convulso. (...) Quello dei Museo Kabikoff è un crossover anomalo e di non facile digestione, che per essere assimilato richiede orecchie allenate, pronte a far cagnara a muso duro.
Di Stefano Solventi (sentireascoltare.com)
(...)E qualcosa di meno decifrabile, retaggi post e scorribande free che affiorano tra suggestioni balcaniche e capricci art, della serie non si esce indenni da reiterati ascolti Captain Beefheart, Mr.Bungle, June Of '44, forse anche Area. (...) Cuciono l'acida sarabanda dei testi sulle strutture ghignanti, convulse, un crogiolo distorto che fai un po' fatica a credere frutto della sola triangolazione basso-chitarra-batteria. (...)
Di Alberto Naldini (gufetto.it)
(...) La sensazione che danno è di quattro personaggi ubriachi fino all’osso che entrano in uno studio di registrazione e incidono un disco. (...) Si consiglia ai Museo Kabikoff di allegare al Cd anche il libricino con le istruzioni per l’uso, per non incappare in un ascolto errato.
Di Michele Caporosso (Rumore)
(...)Sarà pure liberatoria come una pisciata in una piazzola di sosta ma è un caos apatico e noncurante. Che lo stile sia con voi!
Ufficio stampa e Management: Glitter & Soul (Elisa Orlandotti, Alessandro Besselva Averame, www.glitterandsoul.com [email protected] 349 55 20 417 ).
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