Mr. Blonde: No, macché... parla di una ragazza vulnerabile perché se la sono sbattuta di sopra e di sotto, ma poi incontra un tipo sensibile e...
Mr. Brown: Nonononononono, mammoletta, queste sono cazzate per turisti!
[...]
Mr. Brown: Ve lo dico io di che parla "Like a Virgin". Parla di una figa che scopa come una matta a destra e a sinistra. Giorno e notte. Mattina e sera. Cazzocazzo.
Cazzocazzo.
Cazzocazzo.
Cazzocazzo.
Cazzo.
Mr. Blue: Quanti cazzi fanno?
Mr. White: Una marea.
Mr. Brown: Finché un bel giorno incontra un tipo cazzuto alla John Holmes... e allora vai alla grande! Cioè, uno che con l'attrezzo ci scava i tunnel, come Charles Bronson nella grande fuga. Lei ci da dentro come una maiala, finché sente una roba che non sentiva da un secolo: dolore!... D o l o r e. Fa male! Le fa male... Non dovrebbe, perché la strada e bell'e che asfaltata ormai. Ma quando il tipo la pompa, le fa male. Lo stesso dolore che sentì la prima volta, capite? Il dolore fa ricordare alla scopatrice folle le sensazioni di quando era ancora vergine... E quindi, Like a Virgin!
[Le Iene - Quentin Tarantino]
- Credo solo agli atti, amore mio. Ai piccoli atti. Piccolissimi. Cazzuti. Quei che fanno la felicità del giorno e del perimetro, niente di più. Quanto alle parole... Abbiamo parlato tanto, io e la mia generazione, proprio tanto. Lo vedi il risultato?
- E i sentimenti?
- Sensazioni che hanno preso la parola.
- E' bello da sentire. Viva l'amore...
- L'amore, amore mio, è una somma di piccoli atti che raccontano in silenzio una storia precaria.
Le donne sciupano tutto ciò che v'è di romanzesco tentando di farlo durare per l'eternità .
E' la stessa sensazione che ho riprovato, per esempio, certi pomeriggi, quando andavo a letto e sentivo mia madre sistemare silenziosamente la cucina. Quei suoni di posate, di acqua del rubinetto, di bicchieri appoggiati nel lavandino, di sedie spostate, di cassetti chiusi piano, mi facevano esplodere il cuore. Rimanevo in silenzio ad ascoltare e ne ero accarezzato.
In quel momento ero talmente legato alla vita che pensavo mi sarebbe dispiaciuto morire. E' strano ma ci sono momenti in cui sento che mi dispiacerebbe di più, se dovesse accadere.
Suonavamo per farli ballare, perchè se balli non puoi morire, e ti senti Dio. E suonavamo il ragtime, perchè è la musica su cui Dio balla, quando nessuno lo vede.
Tempo verrÃ
in cui, con esultanza,
saluterai te stesso arrivato
alla tua porta, nel tuo proprio specchio,
e ognuno sorriderà al benvenuto dell’altro,
e dirà : Siedi qui. Mangia.
Amerai di nuovo lo straniero, che era il tuo Io.
Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore
a se stesso, allo straniero che ti ha amato
per tutta la tua vita, che hai ignorato
per un altro e che ti sa a memoria.
Dallo scaffale tira giù le lettere d’amore,
le fotografie, le note disperate,
sbuccia via dallo specchio la tua immagine.
Siediti. E’ festa: la tua vita è in tavola.
[Amore dopo amore - Derek Walcott]
Ballare è un fatto politico, Un fatto stupido. Pensi che ti stai solo divertendo ma, quando sei in pista, rifiuti le regole e le responsabilità della vita che fai di giorno, metti in discussione i valori in base a cui aspetti l'autobus e sorridi al tuo capo ogni mattina. Quando balli in un club è come se in un certo senso ti stessi ribellando. La tua fuga può materializzarsi con una pillola, una fumata, qualche birra. O può bastarti la musica. Può essere una fuga da te stesso. Sei lì a ballare tra centinaia, forse migliaia di persone, non sei più soltanto un individuo isolato. La pista rappresenta un'azione collettiva, a cui partecipi attivamente, di cui sei una componente essenziale. Crei l'evento, non vi partecipi soltanto: lo spettacolo non esiste senza di te. Un bravo dj ha la capacità di sospendere la realtà . Quando balli la sua musica dimentichi le bollette da pagare e gli sforzi per ottenere una promozione. Metti da parte le ragioni che continuano a far funzionare le nostre care vecchie democrazie capitalistiche e le rimpiazzi con alcune priorità umane (o persino animali) più primarie. Tutto questo da al dj una posizione di potere. [...] Se ballare a un rave costituisce una violazione della legge, allora il dj di un simile evento sta fomentando una sommossa. Aggiungendo a tutto ciò le sostanze illegali si ottiene veramente qualcosa di grande.
I piccoli altoparlanti del mio stereo erano disseminati per tutta la stanza, sul soffitto, sulle pareti, sul pavimento, e così, quando ascoltavo la musica disteso sul letto, ero come intrappolato e impigliato dentro l'orchestra. Ora, quello che mi andava di sentire quella sera era il nuovo concerto per violino dell'americano Geoffrey Plautus, suonato da Odysseus Choerilos con la Macon (Georgia) Philarmonic, così lo feci scivolare fuori dalla fila ordinata degli altri dischi e lo misi su e aspettai. Poi, fratelli, venne. Oh, estasi, estasi celeste. Giacevo tutto spalandrato verso il soffitto, il planetario sulle granfie, fari chiusi, truglio aperto per la beatitudine, snicchiando il fiotto di suoni meravigliosi. Oh, era magnificenza e magnificità fatta a carne. I tromboni sgranocchiavano oro rosso sotto il mio letto, e dietro il planetario le trombe fiammeggiarono argento per tre volte, e là vicino alla porta i timpani rotolarono dentro le mie viscere e poi uscirono e si sgretolarono come tuoni di zucchero. Oh, era la meraviglia delle meraviglie! E poi, come un uccello dei più rari che vorticava metalceleste, o come vino d'argento che scorreva dentro una nave spaziale, con la gravità che non aveva più senso, arrivò il violino solista sopra tutti gli altri archi, e quegli archi erano una gabbia di seta intorno al mio letto. Poi il flauto e l'oboe perforarono come vermi di platino la spessa, grossa caramella oro e argento. Ero in piena estasi, fratelli. Pi e Emme nella camera accanto avevano ormai imparato a non bussare sul muro per lamentarsi di quello che chiamavano rumore. Gliel'avevo insegnato io. Ora avrebbero preso i sonniferi. O forse, sapendo la gioia che mi dava la musica di notte, li avevano già presi. Mentre snicchiavo, i fari chiusi per chiudere dentro la beatitudine che era meglio di ogni Zio o Dio da sintemesc, avevo delle belle visioni. C'erano dei martini e delle quaglie, giovani e bigi, distesi per terra che chiedevano pietà urlando, e io che gufavo a truglio spalancato e gli maciullavo le biffe con lo stivale. E c'erano delle mammole a brandelli e scriccianti contro il muro e io che m'immergevo come una daga dentro di loro, e infatti quando la musica, che aveva un movimento solo, salì in cima alla sua torre più alta, allora, disteso lì sul letto con i fari serrati e le granfie sotto il planetario, mi frantumai e spruzzai e gridai aaaaaah per l'estasi di tutto quanto. E così quella bellissima musica scivolò verso la sua fine luminosa.
[Anthony Burgess - Arancia Meccanica] Pimp-My-Profile