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www.myspaceeditor.itI film bosniaci raccontano intime storie e parlano di verità . Questo è comprensibile ad ogni essere umano ed attira il pubblico verso questi film. Siamo spesso muti quando si parla della verità , specialmente quando tratta argomenti come la guerra. In realtà , in Bosnia i film trattano solo questo tipo di verità . E’ la verità sulla piccola gente con i loro piccolo destini che sono diventati parte della politica di ogni giorno che non parla della vita e in cui la vita non interessa realmente. Ogni film prodotto in Bosnia negli ultimi cinque anni parla della verità . Non c’è da meravigliarsi se i registi bosniaci trovino dei produttori stranieri, ma è sorprendente che abbiamo fatto tanto con così poco. I registi bosniaci non fuggono dalla realtà , essi ci vivono e vogliono raccontarla dal loro punto di vista. Sanno come trasferire nei loro film il loro atteggiamento nei confronti del mondo, cosa che dimostra una volta per tutte il loro talento, che deriva dalla necessità di parlare della verità .IL SEGRETO DI ESMA – GRBAVICA
Jasmila Zbanic
Regista e sceneggiatrice. Si laurea all'Accademia delle Arti drammatiche di Serajevo e durante gli studi fa la burattinaia e il clown. Nel 1997 fonda l'associazione "Deblokada" con la quale produce, dirige e scrive molti video e documentari che partecipano a rassegne e festival di tutto il mondo. Il suo primo lungometraggio "Il segreto di Esma" (Grbavica) presentato al Festival di Berlino 2006 vince l'Orso d'oro come miglior film oltre che il Premio della Giuria Ecumenica e il Premio Film per la Pace.
Esma vive con la figlia dodicenne Sara nella Sarajevo del dopoguerra. Ogni volta che Sara fa domande sulla morte di suo padre, eroe di guerra, Esma risponde evasivamente. Una gita scolastica, gratuita per gli alunni che presenteranno il certificato di morte del proprio padre in guerra, complica ulteriormente la situazione: Sara ha l'impressione che qualcosa non sia chiaro e pretende che la madre le mostri il documento. A quel punto Esma, esasperata e sconvolta, le rivela il suo segreto. Ed è il primo passo per superare il dramma.
Il titolo è un omaggio a Sarajevo (Grbavica ne è un quartiere), simbolo di una nazione che vuole stringersi attorno a qualcosa ma sa che non deve essere la nazione stessa: ljubavi moja, amore mio, la frase con la quale si chiude il film può sembrare retorica, ma dopo una guerra non si può biasimare chi ha voglia di esprimere i propri sentimenti. In questo rapporto intimo tra regista e città non c’è il trasporto di un Woody Allen, ma l’unica vena di disperazione accennata nel film: è un amore catartico, una necessità per andare avanti, dopo un passato doloroso, aggrappandosi a un ideale.IT'S HARD TO BE NICE (BOSNIA & HERZEGOVINA, GERMANY, UK, SERBIA & MONTENEGRO, SLOVENIA 2008 )
Srdjan Vuletić .Fudo è un tassista sulla quarantina di Sarajevo. Per arrotondare collabora con dei criminali locali, fornendo loro indicazioni sulle case i cui padroni sono in vacanza. Per il bene della moglie, e soprattutto per quello di suo figlio, decide di abbandonare questa seconda attività , ma libersarsi del proprio passato non è facile: acquista una nuova automobile chiedendo in prestito dei soldi ad un collega, il quale chiede in cambio un favore. Come se non bastasse, il primo passeggero nella nuova vita di Fudo è una donna incinta, e all’ospedale viene scambiato per il padre del bambino. Nonostante le varie complicazioni, Fudo non vuole abbandonare la sua scelta di vita, determinato a diventare una persona migliore.
IL REGISTA: SRDJAN VULETIĆ
Srdjan Vuletic ha studiato presso l’Academy of Performing Arts a Sarajevo dove ha diretto quattro spettacoli teatrali e si è anche cimentato nella regia di corti di altri studenti. Nel 1992 lavora come tecnico in ospedale, esperienza che gli ispirerà il documentario I burnt legs nel 1993 (vincitore nel 1994 di un Felix, il premio più prestigioso in Europa). E’ membro della SaGA (Gruppo di Autori di Sarajevo), ha girato alcuni documentari e ha anche ideato una trasmissione televisiva sulle città bosniache, insieme allo sceneggiatore Abdulah Sidran. Il suo primo lungometraggio Summer in the Golden Valley è stato proiettato in anteprima al Festival di Toronto e ha vinto numerosi premi, come il VPro Tiger e il premio Moviezone al Festival di Rotterdam. Nel 2005 è stato nominato Regista dell’anno dall’Unione dei lavoratori del cinema in Bosnia- Herzegovina. E’ attualmente membro della facoltà del programma di regia di film presso l’Academy of Performing Arts a Sarajevo.BOSNIA-ERZEGOVINA
NIGHTGUARDS
Regia Direction: Namik Kabil. Nella Sarajevo contemporanea, in un grande negozio di mobili, due guardiani notturni si alternano nel controllo dei vari reparti e si organizzano a trascorrere la notte, effettuando i consueti giri di guardia e scambiandosi considerazioni sulla loro vita privata. Mehir è sposato da tre anni e non ha ancora avuto figli e i suoi dolori allo stomaco assomigliano curiosamente alle nausee da gravidanza. Brizla, che si occupa del reparto sanitari, è ossessionato dalla dieta. Il dirimpettaio è un veterano di guerra che non può dormire, mette in allarme la polizia pretendendo la sua presenza e con un megafono sfoga le sue ansie e recriminazioni di fronte alla strada deserta. Quando arriva il mattino, alcuni problemi che durante la notte sembrava non avessero soluzione, appaiono meno gravi.
IL REGISTA: NAMIK KABIL
Namik Kabil è nato a Tuzla, nel 1968. Ha completato i suoi studi cinematografici al Santa Monica College e al Los Angeles City College. Vive a Sarajevo dove lavora come scrittore, sceneggiatore e regista. Ha scritto diversi scripts TV, e anche la sceneggiatura di Days And Hours, il film di Pjer Zalica. Il suo documentario Interrogation ha vinto the Best Documentary Film award al Sarajevo Film Festival nel 2007. The Nightguards è il suo primo lungometraggio.
Regia: Vladimir KottRUSSIA
MUKHA – THE FLY
Mukha è il soprannome di Vera Mukhina, una studentessa sedicenne che vive in una piccola città russa. Vive sola da quando sua madre è morta, ha cominciato a fare boxe e non ha mai chiesto aiuto a nessuno. Non è il tipo che perdona gli errori degli altri. Un giorno un uomo irrompe nella sua vita dicendo di essere il padre. Fyodor Mukhin, un camionista, apre la porta con la sua chiave, lascia lo spazzolino in bagno e inizia a vivere nella sua casa. Quindi suo padre non era rimasto bruciato in un serbatoio, come sua madre le diceva. Solo non era riuscito a farsi vedere prima. E’ abbastanza perché Mukha gli dichiari guerra.
IL REGISTA: VLADIMIR KOTT
Vladimir Kott was born in 1973. He graduated from the Director’s Faculty of GITIS (State Theatre Institute) in 1996. From 1996 to 2000 he worked as a theatre director in a number of regional theatres in Tver, Novgorod and other cities. In 1999 worked as Assistant Director for the film Yekhali dva shofyora /Two Drivers (dir. by Alexander Kott). In 2004 graduated from the Director’s Faculty of Graduate School of Scriptwriters and Film directors (Master Vladimir Khotinenko). His graduation project Dver’/The Door (19 minutes) won numerous awards at international and Russian festivals. Mukha is his first full-length feature film which follows a number of successful TV productions.
NOTA DI REGIA
Questa storia, per come la vedo io, riguarda l’attuale generazione di trentenni. Sono adulti infantili, a malapena responsabili di qualcosa. La mia storia riguarda una persona che si sente libera, ma che in realtà è completamente legata. Si è scelto un’occupazione che sembra fornirgli lo stadio definitivo di libertà , ma che in realtà è solo un modo per sfuggire alla vita reale. Finge di non amare nessuno, ma in realtà semplicemente non vuole amare. Ha rinviato la sua vita, come se dicesse: prima dovrei finire la scuola, poi fare il servizio militare, poi completare gli studi, trovare un lavoro, fare soldi, e poi…Questa è davvero la domanda più importante; cosa succede dopo?