SENZA TITOLO (GIOVEDI' 8 febbraio_21:13)
E’ sempre molto faticoso per me conoscere qualcuno. Non so mai quale parte di me offrirgli e, tanto meno, non so neppure cosa aspettarmi in cambio. E’ difficile comprendere, sin da subito, se i nostri modi di essere viaggeranno mai sulla stessa frequenza d’onda o se, invece, collideranno fino ad esplodere, fino a che un’ enorme voragine divida irrimediabilmente la mia ombra dalla sua. Quello che so con estrema chiarezza è che io voglio rubare un po’ di ogni persona che incrocio lungo il mio percorso, di ogni anima che sta esattamente percorrendo il senso di marcia opposto, di ogni uomo che mi affianca ai margini della strada che porta nel paese del “chi sa doveâ€. Voglio rubare da ognuna di loro la parte migliore e farla mia, come in un puzzle, assemblarne ad uno ad uno i pezzi così da fortificarmi, da crescere un po’ a modo mio e un po’ a modo loro. Voglio essere, allo stesso tempo, tutto e tutti, voglio essere la perfetta miscela delle loro qualità , delle loro attitudini, degli atteggiamenti che tanto in loro stimo e guardo con ammirazione. Adoro stare a osservare ogni individuo che conosco, rubargli con gli occhi il fascino che lo contraddistingue, che lo rende diverso da ogni altro essere umano. Ho conosciuto persone fiere di se stesse, capaci di venderti qualsiasi prodotto, qualsiasi banalità con sicurezza e convinzione usando le parole come fuochi d’artificio, stupendoti con un muoversi di labbra senza cenno di stanchezza. E così parlano, parlano, parlano e parlano. E così ti convincono, convincono, convincono, facendoti sembrare vera anche la cosa meno degna di fede. Poi ho conosciuto persone veramente per bene, umili, simpatiche, di compagnia, che chiedono sempre “per favore†e che ti trattano come uno della famiglia, che ti regalano un po’ del loro calore che sempre condividono e mai vendono. Queste persone sono le mie preferite perché non osano mai accoltellarti alle spalle, sono continuamente rispettose delle ragioni e delle debolezze altrui. Ho incontrato donne spietate, cagne inguaribili, ma anche donne dal sapore del miele, pronte a offrirti un angolo del loro cuore e della loro mente, capaci di rasserenarti con un cenno di sorriso o con uno sguardo di comprensione. Ecco, io ho amato tutte queste persone. Le ho studiate a lungo, ne ho abbracciato l’essenza, ho attinto una millesima parte delle loro buone qualità e l’ho poggiata dentro al mio cuore, ho lasciato scorrere il loro sangue nelle mie vene, scrollandomi di dosso un po’ dei miei brutti pensieri con la loro vicinanza e con la loro energia.
A SEI ANNI (SABATO 27 gennaio_ore 20:20)
A sei anni mi accorsi che senza di lei la mia esistenza non avrebbe avuto più un senso. Già a quell’età mi resi conto che avrebbe plasmato gran parte della mia vita contagiando ogni mio minuto, inquinando ogni mia spensieratezza. Fin da allora lo sapevo e questa consapevolezza mi riempiva quel cazzo di vuoto che ancora oggi fa da divisorio tra il cuore e il basso ventre, tra la carne e lo spirito, tra me e il mondo. A nove anni conobbi lo strumento attraverso il quale la sua natura, pura e impalpabile, si rivelò a me corporea, tangibile, comprensibilmente enigmatica. Ora potevo, non solo, usufruire della sua ebbrezza, della sua incantevole eleganza che si porgeva all’orecchio sedando il mio sistema nervoso già all’alba irrequieto. Mi compiacevo del fatto di poter decidere con quale ordine allineare o, casomai, mescolare le note della sua struttura genetica. Due non possono di certo bastare. Ben sette sono i cromosomi che ne compongono il dna se non si tiene conto di quelli ibridi, di quelli che stanno a metà strada, che non hanno ancora deciso se stare sul “prima†o sul “dopoâ€, che suonano un po’ dell’uno e un po’ dell’altro perché, alla fine dei conti, sono parte un po’ dell’uno e po’ dell’altro. Non per forza maschio o femmina. Un amore nato prematuro, incosciente ma ancora in buona salute e saldo. Un punto fermo, un galleggiante in mezzo all’oceano. Vorrei vivere dei suoi occhi e incamminarmi lungo i suoi sentieri oscuri e impervi almeno per capire che effetto fa aver affrontato a muso duro il destino per assaporare di quale sapore amaro è la sconfitta, ancor più acre se fuga da se stessi, quando da se stessi ogni fuga è paura.
PRIMA CHE SIA TARDI (DOMENICA 11 febbraio 2007_ore 21:26)
Prima che sia tardi voglio rubarti un bacio sulla bocca Prima che sia tardi voglio offrirti un po’ del mio sapore Prima che sia tardi voglio calpestare questa strada fino a giungere al casello Prima che sia tardi voglio esplorare l’amore e non solo quello che ti fa camminare sulle acque o che ti fa volare a tre metri da terra ma anche quello che ti illude e ti spiega il significato del dolore e dell’orrore. Prima che sia tardi voglio dissetarmi di acqua limpida e inebriarmi di vino al punto di avvertire accanto a me la gioia della sera. Prima che sia tardi voglio sentirvi vicini tutti, voi che dalla pelle emanate un calore che da i brividi e fa venire la pelle d’oca. Prima che sia tardi voglio sentire il rumore del domani.
L'AMORE E' IN GIOCO (MERCOLEDI' 14 febbraio 2007_ore 23:29)
Quando la vidi di fronte a me, il bianco dei suoi occhi brillava leggermente. Il suo “paesaggio interiore†era desolato, logorato dalla sofferenza. Pareva un mare indiavolato che col suo impeto inghiotte la barca di carta senza pietà . Ero triste per lei. Lei che si sentiva privata, ingiustamente, di una parte della sua vita. Il suo amore era in gioco. Era da poco sbocciato un mite mercoledì di metà ottobre quando il suo sonno, delicato e soffice come quello di un bambino, venne spezzato da una telefonata inaspettata e invadente . Poche sillabe dal suono malinconico, come una ballata in re minore, oltrepassavano la cornetta. Tre, forse quattro parole bastarono per farle avvertire una sensazione di lontananza, di impotenza, di vuoto incolmabile. Lei è come me, odia gli addii più di ogni altra cosa, più di ogni altra sventura. Lei che, come me, ogni volta che un amico partiva per qualche giorno di vacanza, viveva il momento del distacco come un pugno allo stomaco, lasciando corrodere le proprie guance da una lacrima di nostalgia. In quel parcheggio angusto, ornato da file di auto perfettamente allineate, dovette sopportare ciò che già da tempo sapeva e ciò che, da tempo, aveva trascurato, insabbiato, inghiottito. Il suo amore era in gioco. L’avversario aveva giocato il suo asso nella manica.
SAM E I GATTI MORTI (GIOVEDI' 15 febbraio 2007_ore: 19:49)
Sam ha visto gatti morti soffocati con la testa incastrata nei tubi delle grondaie. Sam ha visto anche muri spessi e ingombranti cadere sotto le botte di martelli appena buoni per appendere quadri. In alcune giornate tiepide, Sam ha visto il sole rifugiarsi timidamente dietro le nuvole per la paura di mostrarsi e di sorridere ai terrestri. Sam ha visto enormi arbusti piegati da un labile alito di vento del sud. Sam ha visto che per bandiere o per colori diversi si arriva anche al punto di odiarsi. Sam ha visto il bianco diventare grigio, il rosso sbiadirsi e il nero diventare sempre più opaco fino a formare un enorme buco di paura. Sam ha visto che i soldi non fanno la felicità di nessuno anche se tutti si affannano per averne più di quanti ne hanno bisogno. Sam questo lo sa bene, lui che fa quello sporco mestiere di prestigiatore, lui che di quattrini non ne guadagna poi così tanti. Sam ha visto l’eclissi di sole e l’eclissi di luna. Sam ha atteso l’arrivo dell’anno zero, quello che gli esperti minacciavano essere la fine del mondo. Sam ha visto ripide salite trasformarsi in rapide discese se percorse esattamente nel senso di marcia opposto. Sam ha l’aria seria di chi aspetta una risposta. Ne ha viste proprio tante di cose Sam. Sam non ha visto le stelle.
QUANTO E' BUFFO IL RUMORE DI UN UOVO (martedì 23 gennaio_ore 00:40)
Quanto è buffo il rumore di un uovo che si infrange sul pavimento di marmo È piena di insidie la vita di un uovo. Esistenza protetta da corazze fragili e sottili, deboli e incapaci. Una mano lo avvolge con calore per difenderlo da tutto e da tutti per custodirlo da ogni male terrestre. Ma il destino è scontroso, avverso nel suo rivelarsi all’uomo così come all’uovo. È contagiato da un inguaribile contorcimento mentale che rende incomprensibile ogni docile ragionamento. E’ come il respiro cha appanna lo specchio, la nebbia che offusca la vista, la bugia che occulta il vero, l’alga che nasconde il limpido. Cinque dita, strette più di quanto basta, più della misura, possono infrangere, dell’uovo ogni barriera, trafiggerne la buccia, sviscerarne la polpa. Il vigore di una mano, burbera e distratta, poco incline alla carezza, ruvida e impetuosa, seppur dal principio stretta con affetto intorno alla piccola creatura crostacea e rosacea può finire per sancirne la disfatta e consacrarne la resa. L’amore è disarmante e quel che ho appena detto non è all’orecchio inatteso. L’amore è devastante e se non somministrato nelle giuste dosi è in grado di distruggere, di annientare e non sempre guarisce.
UN NESSUNO SPECIALE (venerdì 31 ottobre 2008_01:13)
Ognuno è la musica che ascolta, i libri che legge, i film che guarda, il cibo che ingurgita, il fumo che ispira, l’aria che espira, gli amici che frequenta, le donne che scopa, le donne delle quali irrevocabilmente si innamora, i sogni a cui crede, le favole alle quali ha smesso di credere, le speranze che come delle piccole abat-jour accende e spegne a seconda delle giornate, l’odore che ha indosso, il pudore che ha nel cuore e nella testa, il rumore che fa quando passa. E’ inutile pensare, però, che il proprio mondo sia più grande o brillante di quello degli altri. Nessuno ha una cazzo di esclusiva, un pass, una corsia preferenziale, un privè, un box auto o minchiate del genere qui sulla terra. Nessuno può essere un “nessuno specialeâ€. Parliamoci chiaro, sin dalla nascita siamo costretti a rientrare in uno schema, in un catalogo predefinito o no?? Uno nasce e si chiama Giuseppe, Marco, Fabrizio, Andrea. Perché mai non esiste un solo Giuseppe , un unico Marco, un inimitabile Fabrizio o un ineguagliabile Andrea??? Uno non fa tempo a nascere che è già rinchiuso in una gabbia, quella del nome. E’ normale tutto questo??? Poi c’è la categoria di quelli partoriti nella stessa ora, nello stesso giorno, nel medesimo anno, ci sono quelli nati sotto il segno del leone, del toro, dei gemelli, del cancro, del sagittario, della vergine, dei pesci, dello scorpione, della bilancia, dell’acquario, dell’ariete o del capricorno. Non parliamo di quelli appartenenti a una generazione o degli uomini simbolo di un'altra. E’ un meccanismo senza fine, non c’è nulla da fare. Bisogna prenderne atto, scrivere sul taccuino quest’ennesima nota dolente e rimboccarsi le maniche, creare il non creato e sfamare le bocca ingorda e traboccante di chi ha il desiderio di fama.
NOTTE (domenica 1 novembre _2.12)
La notte non è fatta solo di minuti ma anche di mostri, di rabbia, di ossessione, di seme, di divertimento e di passione. E’ nella notte che il lupi si svegliano e le persone iniziano il proprio viaggio. Il giorno è soltanto una falsa proiezione della realtà , un involucro senza il contenuto.
GIU' IN CITTA' (domenica 18 febbraio 2007_13:36)
E’ inutile che versi tutto quel latte per poi piangerci sopra. Ti avverto, la prossima volta che passi di qua ti tiro sotto. Non ci sono storie. Non ci sono neppure strisce pedonali o semafori rossi a darti ragione. Stai allerta. Il mio mezzo ha travolto scorze dure come quelle di ippopotami, quindi caro mio, non sarai mica tu a fermarlo e a fermarci. Qui di traffico non ce n’è, siamo solo tu ed io. Non si capisce perché non esistano nemmeno croci di Sant’ Andrea a segnalare l’arrivo dei treni. Treni rapidi che non fanno fermate, partono e non si bloccano mai. Chi c’è c’è, chi non c’è li deve prendere al volo aggrappandosi a modo suo, molte volte rischiandoci pure la pelle. Bada bene agli stop e alle precedenze, qualcuno si potrebbe anche incazzare. Fissati bene in testa che non vedrai mai cartelli stradali di pericolo. Vedrai solo segnaletiche dalla forma di un triangolo equilatero con sopra inciso un enorme punto di domanda. Questo perché nemmeno le strade stesse sanno bene dove portano e dove finisco semmai hanno una fine. Non avrai mica intenzione di portarti in giro il navigatore satellitare? Quella roba lì, come si chiama…tom tom? Guarda che da queste parti non servono né bussole né cartine stradali. Si viaggia solo con l’intuito. Chi ce l’ha più spiccato degli altri ha proprio una bella fortuna. Capisce in fretta che direzione prendere e non si perde quasi mai, non come te che pensi di averne fatta di strada e invece continui a girare sempre intorno allo stesso isolato. Va be’, per il resto mi sembra che vada tutto bene e che non ci sia più niente da aggiungere. Distinti saluti. Buon viaggio.
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