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Nacqui nel lontano 28 novembre 1907 a Roma, in via Sgambati.
Figlio di Carlo Pincherle Moravia e di Gina de Marsanich.
Ebbi due sorelle maggiori, Adriana e Elena, e un fratellino, Gastone.
Ebbi una salute cagionevole, infatti a 9 anni mi ammalai di tubercolosi ossea. Mi portai dietro la malattia fino ai 16 anni, tra casa mia e il sanatorio Codivilla di Cortina d'Ampezzo. Nonostante tutto, è stato il fatto più importante della mia vita.
A soli 21 anni uscì il mio primo romanzo: "Gli Indifferenti". Dopo iniziali titubanze, il libro riscosse un enorme successo. Un successo che non si ripeté fino alla pubblicazione de "La romana" nel 1947.
Fui differito dai fascisti per il contenuto, ritenuto critico e mirato verso la dittatura, de "La mascherata".
Fui quindi costretto a scappare con Elsa verso Napoli, ma non riuscendo a varcare il fronte dovetti passare nove mesi in una capanna, presso Fondi, tra sfollati e contadini. Fu questa la seconda esperienza più importante della mia vita.
A completare la trilogia moraviana esistenzialista ci fu "La noia" nel 1960.
Da Elsa mi separai nel 1961, in seguito ad un viaggio in India con lei e Pier Paolo Pasolini.
Andai a vivere con Dacia in Lungotevere della Vittoria.
Si susseguirono numerosi soggiorni in Africa e in Asia.
Numerose furono pure le collaborazioni con quotidiani e riviste.
Nel 1983 rifiutai la candidatura al Senato italiano, perchè ho sempre pensato che non bisogna mischiare la letteratura con la politica; lo scrittore mira all'assoluto, il politico al relativo; soltanto i dittatori mirano insieme al relativo e all'assoluto.
L'anno successivo però accettai la canditatura per le elezioni europee come indipendente nelle liste del PCI. Non vi fu contraddizione tra il rifiuto d'allora e la mia accettazione? Dissi che l'artista cerca l'assoluto. Il motivo per cui posi la mia canditatura al Parlamento europeo non ebbe niente a che fare, almeno direttamente, con la politica e, appunto, comportò la ricerca dell'assoluto.
Diventai deputato con 260.000 voti.
La mia ultima compagna di vita fu la giovane Carmen Llera.
Mi spensi nella mia casa romana il 26 settembre 1990, alle 9 del mattino.
