PINO MAURO, ossia Giuseppe Mauriello, nasce a Villaricca (NA) il 15 dicembre 1939 e inizia a cantare in tenera età . Il suo primo disco, un 78 giri, si chiama "Ammore amaro", inciso nel 1956 e parla di un amore adolescenziale finito male. Il tema dell'amore giovanile, intenso e tenero, semplice ma anche ricco di passione, rimane il cardine delle canzoni della prima fase di carriera di Pino, che, con gli anni, si interessa anche alla recitazione. Ma è la fine degli anni '60 che spinge il giovane verso la canzone "di giacca", ossia quella che affronta le tematiche della vita difficile nei quartieri bassi di Napoli e della malavita improntata sul contrabbando e sull'onore.FESTIVAL DI NAPOLI: edizioni '63,'65,'66,'68,'70. Non vince, ma si fa notare con canzoni che parlano d'amore e di tradimenti. Un pezzo che colpisce è "Dispietto pe' dispietto", dell'edizione del 1970.La passione per la musica di mala fa si che Pino, ormai trentenne, venga identificato un pò come l'eroe bello, misterioso e dannato delle storie di mala, e, pur continuando a cantare anche pezzi sentimentali e recitando addirittura in sceneggiate classiche, diventa un personaggio dai toni oscuri e forse non tutti capiscono la sua operazione socio-culturale e di protesta. Ricordiamo, ad esempio, il suo disco e sceneggiata "Calibro 9", di grande successo, e recitazioni suggestive in performance come "'O fuorilegge". Codici d'onore, omicidi spietati e tanta sofferenza nel cuore sono i temi di questi brani. Ma lo spazio per l'amore non manca mai. Infatti il 1974 è l'anno in cui Pino Mauro fa conoscere il pezzo struggente "Ma che pazzia", che parla di un amore febbrile.I brani di Pino negli anni hanno avuto diverse sonorità , da quelle tipiche della musica francese a quelle beat, fino ad arrivare a suoni world.
I testi sono spesso duri e non fanno intravvedere compromessi, nella vita difficile descritta nelle canzoni di Pino Mauro, la cui voce medio-grave è modellata in maniera tale da lasciare l'ascoltatore con il cuore pieno di suggestioni.Un momento di pausa da queste atmosfere dolorose Pino se lo prende nel 1976 e '77, quando interpreta la sceneggiata "Grazie Marì", con Mirna Doris, altra grande cantante napoletana. Che cosa è? E' la storia di una donna che va in vacanza col figlio a Mondragone e conosce una guida turistica che porta un motoscafo e se ne innamora perdutamente. Nascerà una storia passionale tra i due, destinata a spezzarsi quando lei tornerà al suo paese. Lo spettacolo è un grande successo e coinvolge emotivamente i due attori protagonisti.Ma anche il cinema si interessa al bravo Pino. Infatti dal 1977 al 1980 recita in ben 4 film.
1) ONORE E GUAPPARIA (1977), di Tiziano Longo.
Il cantante napoletano è Don Gennaro Esposito, guappo un pò di sinistra, rispettato in tutta la città . Deve affrontare un suo ex amico trafficante di droga. Forte, ma tenero, il suo personaggio.
2) I FIGLI NON SI TOCCANO (1978), di Nello Rossati.
Pino interpreta l'intenso e tenebroso Don Raffaele Sapienza, capo dei contrabbandieri che libera il figlio della sua ex ragazza. E', a giudizio di tanti, la sua migliore interpretazione cinematografica.
3) I GUAPPI NON SI TOCCANO (1979), di Mario Bianchi.
Pino ha una piccola parte, ma significativa. Fa uno spietato boss marsigliese sulle cui tracce c'è un ex agente Fbi. La loro collaborazione è importante per smascherare gli accordi tra polizia e mala.
4) SABOTAGGIO A NAPOLI-ATTENTI A QUEI DUE NAPOLETANI (1980), di Mario Gariazzo.
Mauro intepreta un agente dei servizi segreti che deve scoprire il sabotaggio di missili Nato a Napoli. Film forse minore, in cui il cantante, pur muovendosi bene, non sembra al suo meglio (oltre ad avere uno strano e insolito aspetto) e sembra passare in secondo piano, forse perchè non convinto della sua parte in una pellicola troppo filoamericana. Ma in fondo questo film è una sorta di parodia di Attenti a quei due, la serie con i grandi Roger Moore e Tony CurtisGli anni '80 per Pino Mauro non sono tutti rose e fiori.
Infatti nel 1982 è accusato di associazione camorristica e, scambiato per un altro, viene messo in prigione (prima a Poggioreale e poi all'Ucciardone di Palermo) fino al 1985, anno in cui sarà dichiarato innocente (assolto in primo grado) e estraneo ai capi di imputazione a suo carico. Erano anni diversi e anche un minimo sospetto faceva scattare le manette, non come oggi che chi delinque va al potere o diventa vip. La vicenda accaduta a Pino ricorda molto quella di Enzo Tortora, grande presentatore della tv d'annata.
Il carcere segna particolarmente la sua vita e la sua carriera, che sembra attraversare una fase discendente. Ma Pino dimostra di essere un uomo forte e pieno di vita e, nonostante la sua psiche venga messa a dura prova, alla fine del decennio riesce a farsi di nuovo avanti, pubblicando nuove canzoni, tornando al motivo amoroso, e andando ospite in trasmissioni televisive, come Domenica In, nel 1988.All'inizio degli anni '90 propone altri nuovi brani. Gli arrangiamenti non sono più anni '70, ma seguono le atmosfere contemporanee. Anche il videoclip lo aiuta a far continuare la sua brillante carriera. Spiccano brani come, ad esempio, "Amici e nemici", oppure "Quarant'anni", pieni di nostalgie e con l'angosce del tempo che passa. Anche il look del cantante cambia. Se negli anni '70 si fa notare per gli abiti a tinta unita, giubbotti di pelle e per le incredibili basette, negli '80 ha uno stile sobrio, mentre nei '90 si distingue per un particolare look da ex-hippie.Gli anni 2000 sono il presente. Pino è ormai un sessantenne e ha svolte artistiche più classiche, ma continua a cantare bene e a riarrangiare anche i suoi vecchi brani, resi più simili a ballate. Compone certamente nuovi brani, come "Gesù" (2004), un inno allo sgomento per questi tempi grigi, ma anche "Uocchie verde" (2006), dedicato alle persone che hanno quel colore di occhi, compreso lui, il cui sguardo color smeraldo non è mai passato inosservato.Oggi Pino ha ripreso a recitare nelle sceneggiate (nel 2006 interpreta "O schiaffo" al Teatro Trianon di Napoli) e conduce spesso trasmissioni su canali satellitari dedicati alla canzone napoletana, dove parla anche di temi sociali e politici. Infatti, a differenza di molti suoi colleghi, a volte alienati e crogiuolanti nella loro realtà di cantanti della "città d'o sole" si guarda ben intorno ed è molto critico nei confronti delle ingiustizie della società attuale. Singolare la sua partecipazione al video "Finn quann vai in cielo" degli impegnati rapper napoletani Co'sang, eredi delle atmosfere di giacca. Segno che tiene anche ai giovani che non cantano per forza sole, mare e "capille".
Bisogna anche aggiungere che ha un buonissimo rapporto con i suoi fans, con cui resta spesso in contatto.
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