Myspace Layouts at Pimp-My-Profile.com / Allah
Sono nato il 10 marzo 1957, diciassettesimo dei 52 figli del più ricco costruttore dell'Arabia Saudita, ho scoperto la mia intensa religiosità dopo essere rimasto folgorato dai luoghi santi islamici della Mecca e di Medina.Cominciai a formare la mia rete terroristica fin dal 1979. In quell'anno, dopo essermi laureato in ingegneria all'università di Gedda, mi unì alle truppe della resistenza afgana, i mujahedin, per combattere le truppe sovietiche che occupano l'Afghanistan. Nel 1980, infatti, decisi di lasciare la casa paterna per prendere parte alla Jihad afghana contro l'Unione Sovietica, trasformandomi in un eroe nella regione. Un'esperienza che mi portò a radicalizzare il mio odio nei confronti degli Stati Uniti ma anche a prendere le distanza dal paese di origine, l'Arabia Saudita, la cui famiglia regnante viene considerata ''troppo poco islamica''.Terminata l'esperienza di guerra contro i sovietici, tornai in Arabia Saudita, dove cominciai a lavorare per l'azienda di costruzioni di famiglia, il "Saidi Binladen Group". Tuttavia, a scapito della pacifica esistenza che si andava profilando, ero divorato da un'irrefrenabile attrazione per le situazioni conflittuali. Ecco allora che mi attivai sui fronti caldi del momento e mi unì alle forze che si oppongono alla monarchia regnante, la famiglia Fahd, tanto che di lì a poco venni espulso dal Paese, spogliato della cittadinanza saudita.Nel 1996 lanciai il primo "fatwah", editto religioso in cui invitai i musulmani a uccidere i soldati americani stazionati in Arabia Saudita e Somali. A questo ne segue un secondo, nel 1998. Nel mio mirino, stavolta, ci sono anche i civili statunitensi.Mi son trovato quindi al centro di una coalizione terroristica islamica che vanta numerosi alleati, dall'egiziana al Jihad, agli Hezbollah iranani, al fronte nazionale islamico sudanese, ai gruppi della jihad in Yemen, Arabia Saudita e Somalia.Nell'ottobre 1993, 18 militari statunitensi impegnati nell'operazione umanitaria in Somalia vengono uccisi nel corso di un'operazione a Mogadishu. Io venni condannato nel 1996 con l'accusa di aver addestrato i responsabili dell'attacco. Nell'intervista rilasciata a CNN nel 1997, ho ammesso che a uccidere i soldati americani sono stati i miei seguaci, insieme a un gruppo di musulmani locali.Il 7 agosto 1998, otto anni dopo il dispiegamento delle truppe americane in Arabia Saudita, l'esplosione di alcune autobombe fa saltare in aria le ambasciate americane a Nairobi, in Kenya e a Dar es Salaam, in Tanzania, uccidendo centinaia di persone.Io ho smentito il mio coinvolgimento in questi episodi, ma secondo gli inquirenti la mia responsabilità è del tutto evidente dai fax inviati dalla mia cellula londinese ad almeno tre organizzazioni giornalistiche.Due settimane più tardi, l'allora presidente Usa Bill Clinton (al centro in quel momento dello scandalo Lewinsky), ordina un attacco missilistico contro alcuni campi di addestramento in Afghanistan e un impianto farmaceutico a Kartoum, in Sudan.Io sopravvivo agli attacchi e vengo accusato dalle Nazioni Unite di aver organizzato gli attentati del 1998.Il 29 maggio 2001 quattro miei collaboratori vengono condannati al carcere a vita. Diversi altri sospetti rimangono in attesa di processo.Tra questi, Ahmed Ressam, reo confesso di aver partecipato al piano fallito di far esplodere l'aeroporto internazionale di Los Angeles durante i festeggiamenti del capodanno 2000. Ressam ha detto di aver imparato a maneggiare pistole e fucili in un campo di addestramento in Afghanistan, il Paese che ospita me in persona. Il resto è storia recente. Dopo il tragico attentato alle Torri Gemelle di New York, io son diventato il pericolo numero uno per gli Stati Uniti, che hanno unito le loro forze, insieme a numerosi alleati internazionali, per dare la caccia a quello che è ormai considerato a tutti gli effetti (anche grazie ad alcuni video che mi vedono "dissertare" sulla riuscita dell'attentato), il responsabile morale e materiale della strage newyorchese.