About Me
Semplicità di Pietro Albini
Albini, nella sua opera, tende a documentare un mondo umile: quello delle borgate, dei cascinali.
Nella figura, ama ritrarre bambini, contadini, personaggi della periferia.
Come dire tutto il mondo che lo circonda.
La sua rappresentazione dei momenti di vita attinge ad una poetica semplice, a tutti comprensibile, velata di malinconia.
Forse per questo il riscontro con gli appassionati è immediato, insieme incentivo a continuare su una strada non facile a premio di una lunga fatica.
Brescia Arte 1974
Ricordo di un amico
Ho conosciuto "Piero" Albini negli anni '60, quando diventammo colleghi di lavoro alla "Birra Wuhrer".
Nonostante il suo carattere schivo, dovuto anche al suo stato fisico, diventammo subito amici condividendo, in alcuni casi, anche gli stessi interessi.
Generoso, incline alla solitudine, non amava attirare l'attenzione su di sé.
Nel contempo, però, la sua ansia e tensione erano protese verso il continuo miglioramento di se stesso, che lo portava a ricercare il confronto su vari terreni di discussione tra cui la pittura.
Quando cominciò a dipingere, da autodidatta, bruciò le tappe, avvicinandosi al mondo dell'arte fino a perfezionarsi sempre di più.
I suoi paesaggi erano caratterizzati da una prospettiva ampia e luminosa e da ricchezza di colore ed espressività .
Le nature morte erano ciò che di più vivo si potesse vedere, tanta era la vitalità che sprigionavano le composizioni che dipingeva.
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Lo ricordo ancora mentre tentava di spiegarmi la sua interpretazione pittorica di questa o quella situazione e, devo dire, che quei tempi mi mancano...
Santo Paghera
Mio padre era un uomo riservato, introverso, inquieto, a volte irascibile ma, allo stesso tempo, molto generoso ed altruista.
Come artista era sicuramente "fuori dagli schemi".
Non dipingeva quadri per denaro o per notorietà .
Se un'opera finita non risultava di suo gradimento, la cancellava o, semplicemente, girava la tela per ricominciare un nuovo lavoro.
Quando una persona, o un amico, si emozionava davanti ad un suo quadro per la capacità di cogliere il particolare della "pennellata", era contento di regalarglielo.
L'importanza di condividere delle emozioni era prioritaria rispetto a ciò che l'opera poteva economicamente rappresentare.
La sua gratificazione nasceva dalla sua abilità a trasmettere il "non detto" che poteva solamente essere comunicato per mezzo della sua arte.
Era felice di pensare un suo quadro nello studio o nella casa di chi era in grado di coglierne il profondo sentimento.
Come figlio, ho avuto il privilegio di poter seguire la sua crescita artistica: dai primi quadri degli anni sessanta, un pò "scolastici", ben definiti, essenziali nella materia, fino al raggiungimento della piena maturità artistica che si è protratta fino alla sua morte.
Le opere di questo secondo periodo sono la vera espressione del suo stile, le tele risultano cariche di tempera ad olio, mostrano pennellate e spatolate apparentemente "gettate" ma, in realtà , molto sicure e certe.
Tele che, se osservate da vicino, si presentano come un intruglio di colori, come un insieme di "spatolate" molto grosse "buttate" lì quasi per caso ma che, appena ti allontani, sembrano ricomporsi magicamente fino ad offrire, a chi le osserva, un insieme armonico di contrasto e luminosità , una rappresentazione delle forme molto equilibrata che può scaturire solamente da una mano esperta ricca di esperienza e di lavoro passato.
Ancora oggi mi stupisco davanti alla "magia" di certe sue opere.
Nell'arte, come nelle escursioni in vetta alle cime delle Dolomiti del Brenta - sua grande passione che mi trasmise sin dall'infanzia - trovava rifugio al suo "mal di vivere".
Immerso in una sorta di quiete contemplativa, resa possibile dalla bellezza della natura e dal profondo silenzio, attingeva quella linfa vitale che nutriva la sua vena artistica, elemento necessario per riuscire ad affrontare la sua sofferta quotidianità .
Aldo Albini