About Me
Cari amici ed avventori benauguranti (si spera), segue una personale, sintetica (mica tanto!) presentazione.
Ho recentemente conseguito il titolo di Dottore di Ricerca in Ingegneria Meccanica presso l’Università degli Studi di Salerno (naturalmente, purtroppo per alcuni, sono un ingegnere meccanico): pertanto, sono finalmente in pieno possesso dei requisiti necessari alla riparazione delle lavatrici, dei frigoriferi e dei piccoli elettrodomestici in generale. Non mi azzardo a spingermi oltre siccome: cimentandomi nella manutenzione della mia vecchia Husqvarna l’ho trasformata in una trappola mortale (m’è costata la frattura dell’osso sacro, amen); l’ultima volta che ho provato ad accordare il mio pianoforte ho rischiato di trasformarlo in un clavicembalo; vivo in un regime di sudditanza psicologica nei confronti dei distributori “fai da teâ€.
Per quanto riguarda la musica…beh, ho iniziato lo studio del piano in tenera età (così tenera che si tagliava con un grissino) per volontà della mia amata mammina. Purtroppo, la mia prima insegnante si rivelò, sebbene assai vetusta e claudicante, un’esperta di arti marziali assai propensa all’esercizio del diritto di rappresaglia: dieci schiaffi per ogni nota fuori posto.
Dopo la perdita di qualche dente (fortunatamente da latte) abilmente agevolata dalla succitata, le anime del purgatorio si decisero ad intercedere presso i miei familiari, affinché potessero credere finalmente ai miei racconti ed affidarmi alle cure (mediche e musicali) di qualcun altro. Giunto al terzo anno del liceo classico, fui costretto ad abbandonare la mia amata musa per seguirne un’altra, quella di Omero (non c’è nulla da fare, è sempre colpa di una donna): pertanto tra un brano dell’Iliade e un epigramma di Callimaco, il pianoforte andò bellamente a farsi fottere.
La ripresa musicale, che coincise con l’avvicinamento al jazz, avvenne durante il terzo anno dell’università .
Un amico mi propose l’ascolto di un pianista, un certo Michel Petrucciani (!): quando mi venne rivelato (perché, davvero, si trattò di un’autentica rivelazione) che quanto avevo appena ascoltato era frutto dell’improvvisazione, realizzai che al mondo esisteva qualcosa di più complesso di “Scienze delle Costruzioni†(esame spauracchio per ogni laureando in ingegneria che si rispetti).
Iniziò, dunque, la personale formazione jazzistica, prima sotto la guida del M° Stefano Giuliano, poi prevalentemente come autodidatta.
La vittoria (con l’Altered Quartet) dell’ottava e della nona edizione del Baronissi Jazz Festival (ctg. emergenti e professionisti rispettivamente) nonché, qual miglior talento, del premio della critica ( Borsa di Studio “Berklee Summer School at Umbria Jazz “ - Luglio 2003, Perugia) hanno insinuato nella mia famiglia (specie in mio padre) il sospetto che forse stavo facendo sul serio: pertanto, la personale repulsione verso la libera professione di ingegnere nonché la diffidenza verso la carriera universitaria sono state metabolizzate con maggiore serenità .
Ad oggi, ho avuto il privilegio di suonare accanto ad illustri rappresentanze del jazz italiano quali Giovanni Amato, Alfonso Deidda, Daniele Scannapieco, Max Ionata, Jerry Popolo, Pietro Condorelli.
Cos’altro aggiungere…Nutro una forte passione per il disegno (sono stato “a bottega†da Vincenzo Carucci), per le moto (attualmente mi trastullo a cavallo di una Kawasaki), e per i gatti (la mia vecchietta ha quasi quattordici anni!).
Ah, dimenticavo: fumo come un turco, non prendo mai al “Gratta e Vinciâ€, mi innamoro sempre della donna sbagliata ed affogo i dispiaceri nell’alcool: d’altra parte (l’ho letto sulle tovagliette di un pub scoperto recentemente) “l’alcool non è la risposta, ma almeno ti fa dimenticare la domandaâ€â€¦