«Le facoltà mentali definite "analitiche" sono per sè scarsamente suscettibili di analisi: le valutiamo unicamente per via dei loro effetti. sappiamo, tra l'altro, che esse offrono, a chi le possiede in misura eccezionale, una fonte continua di godimento vivissimo. Così come l'uomo forte esulta per proprie doti fisiche e si appassiona a tutti gli esercizi che chiamino in azione i suoi muscoli, altrettanto l'analista si inorgoglisce di quell'attività morale che districa. Egli trae piacere da qualsiasi occupazione, anche la più insignificante, che possa mettere in gioco le sue qualità : gli piacciono gli enigmi, gli indovinelli, i geroglifici, mostrando nelle soluzioni di ognuno di essi un grado di acumen che appare sovrannaturale all'uomo di intelligenza comune. E i risultati, prodotti dallo spirito e dall'essenza stessa del metodo, hanno in verità tutto l'aspetto dell'intuizione.» (tratto da I delitti della via Morgue, E.A.Poe)
«Provengo da una schiatta famosa per il vigore della fantasiae l'ardore della passione. gli uomini mi hanno definito pazzo, ma non è ancora ben chiaro se la pazzia sia o non sia la più alta forma di intelligenza e se le manifestazioni più meravigliose e più profonde dell'ingegno umano non nascano da una deformazione morbosa del pensiero, da aspetti mentali esaltati a spese dell'intelletto normale. I sognatori diurni conoscono molte cose che sfuggono a chi sogna solo di notte; nelle loro grigie visioni essi colgono guizzi di eternità e tremano, svegliandosi, nell'accorgersi che sono stati lì lì per ghermire il grande segreto. A tratti e a squarci afferrano parzialmente la saggezza che ha origine nel bene e la conoscenza che affonda le radici nel male; si addentrano, come accade agli esploratori di cui racconta il geografo della Nubia, "aggressi sunt mare tenebrarum, quid in eo exploraturi". Ammettiamo dunque che io sia pazzo; concedo comunque che nella mia esistenza mentale esistono due condizioni distinte: una condizione di lucida ragione che non può essere messa in dubbio e che appartiene al ricordo di avvenimenti formanti la prima parte della mia vita, e una condizione d'ombra e di incertezza che appartiene al presente e alla memoria di ciò che costituisce il secondo grave periodo del mio essere.» (tratto da Leonora, E.A.Poe)