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Matteo Santiago

About Me

ESPRESSIONE: Ho sentito, un giorno, mentre passeggiavo in un bosco freddo di pini profumati, inebriandomi dei sentori freschi del muschio e di quelle piante che rinvigoriscono le membra stanche; un suono simile ai cinguettii dei passeri o agli impercettibili batter d’ali delle farfalle indiane. Improvvisamente parve cogliermi quella strana impressione che giammai conoscevo da tempi andati, come il sussurro di uno spirito che avesse, sin dalla nascita, insediato la mia anima, e che era solito prendere il sopravvento sulle fittizie priorità della mia parte di carne e sangue, senza lasciarmi tregua, fino a che non fosse stato appagato nell’unico modo che conoscevo e che mi ero adoperato di affinare durante gli anni. Sentivo dunque la musica del mio stesso linguaggio, e le parole dei pensieri, e le immagini di una ragazza che non avrei scordato neppure con l’ausilio della volontà. Fermo restando che non vi è scissione fra anima e corpo, cominciai a muovermi più rapidamente fra i cespugli, facendomi spazio nel sottobosco, scosso dalla convinzione e dal terrore che le emozioni non erano altro che fantasmi fuggitivi, ai quali non riuscivo ad abbandonarmi se prima non li avessi catturati e impressi sulla carta, come rinchiudendoli in una bellissima prigione, o fra le sbarre di una gabbia, nella quale gli uomini avrebbero potuto ammirarli e forse essere conquistati anch’essi dal loro influsso. Sentivo la piacevole angoscia della creazione e quell’impulso irrefrenabile trasportarmi verso casa, dove avrei potuto finalmente dare voce all’incomunicabile. Eppure ero consapevole che, sebbene avessero detto che il verso è tutto; non potevo che puntualizzare dicendo: “il verso è tutto, ed un nulla al tempo stesso”. Si, perché quella musica, o quei colori, le parole, o le forme plastiche e dinamiche altro non sono che strumenti dell’uomo il quale, imperfetto per essenza, non può che creare qualcosa di imperfetto a sua volta. Le sue creazioni saranno sempre esempio del titanismo, e di quella ricerca di elevarsi verso un limite inconoscibile che è la perfezione delle idee. D’altro canto, grazie all’Arte, potevo rifuggire l’angoscia che attanagliava la mia vita rigonfia di amarezza, attraverso l’illusione della catarsi e l’apotropaico sublimare dei ricordi e delle sensazioni malvagie. Una voce mi diceva che la creazione era la cosa più importante, e che essa non ha fine se non in sé stessa. Per me si trattava di pura espressione personale, oltre le contraddizioni, oltre la morale e l’etica, oltre l’illusone del buonsenso che nasconde il volto dell’uomo dionisiaco, oltre ciò che incastra l’uomo nella sua umanità e nel suo contesto sociale. Oltre.Di Riccardo Micheloni, amico fidato e aspirante poeta..È la consapevolezza di un istante, un’epifania fugace che rimbalza fra le pareti della mia anima in fiamme e si sofferma sulle luci di un tramonto infuocato. Un tumulto di suoni, voci, sussurri e grida in un continuo alternarsi di toni alti e bassi. Carico sul vinile emozioni recondite che emergono con vigore dagli abissi della mente per librarsi su questa strana vibrazione. Cassa e rullante…voce e battito del cuore… solo questo. Solo questo mi basta per stabilire un contatto con una nuova dimensione oscillante, punto di incontro di passioni e aspirazioni in un sinuoso incrocio di placida interiorità. Resto sospeso sulla frequenza di questa percezione misteriosa e abbandono i sensi a una babilonia di turbinii, contrasti e dondolii. Oltre il concreto, oltre il reale… oltre. Oltre. Oltre fino a un orizzonte di attimi in continua evoluzione. Fluttuo nell’astratto, rilasso ogni tensione, sciolgo tutte le paure; perché in questo big bang freudiano conta solo l’immaginazione di un attimo in un tempo prossimo, l’energia del mio ego più profondo verso cui converge ogni ione positivo. Osservo oltre l’invisibile, capto movimenti nell’immobile, ascolto suoni nel silenzio tra frazioni di quotidianità scisse in infinite facce di cristalli in diffrazione. E i pensieri si affollano, furtivamente si avvicinano per poi d’improvviso cambiare direzione e tornare lontano; danzano sulle note di segrete sintonie che solo loro conoscono; si sfiorano, sfuggono e infine si sdraiano sul beat per ondeggiare al ritmo del mio inconscio. Sintonizzato su un andamento alternativo, vedo svelarsi l’arcano per una visione sorprendente della realtà, che si trasforma in irrealtà scivolando su un a spirale di parole mosse da un palpito di vivace creatività. E le idee si spingono verso l’alto, verso un orizzonte libero, verso una fine che non abbia fine, verso il principio di ogni principio… ancora e ancora… sempre più in su, senza limite. Ancora… Alessia

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sti cazziiii

come cazzo funziona sto blog de merda!?!??
Posted by on Wed, 09 Apr 2008 09:57:00 GMT