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Acustico medio levante

About Me

I brani inseriti nel players, sono estratti dal nostro cd "CESARE PERDUTO NELLA PIOGGIA"
GENOVA NOTTE BIANCA 2008
GENOVA NOTTE BIANCA 2008
I fondatori: Chicco Sciaccaluga, Renato Uccelli, Carlo Tasso
.. FOTO: NORBERTO TITTOBELLO, PAOLO PICASSO, SARA FENO
BOGLIASCO - CONCERTO 8 MARZO 2009 - FOTO: MARCO CROVETTO
.. BOGLIASCO - CONCERTO 1 MAGGIO 2009 - FOTO: ALESSANDRA
Il gruppo "ACUSTICO MEDIO LEVANTE" è una strana creatura di fine millennio. Nasce nel maggio 1999 nel levante genovese, coagulando attorno ad un nucleo iniziale (Chicco, Renato, Carlo) una variegata accolita di musicisti, artisti, fornicatori clandestini di musica e letteratura provenienti dalle più disparate esperienze musicali e teatrali. Al centro c'è la voglia di sperimentare strade nuove, di mettersi onestamente in gioco, contaminarsi, e comunque di non rassegnarsi alla deriva avvilente in cui si vede agonizzare la creatività e la produzione culturale "di base". Fare musica è per tutti noi una ragione di vita, ma a nessuno interessa il ruolo di "riproduttore" di clichè già dati. C'è grande bisogno di concretezza: pochi discorsi di contorno e tanto lavoro del braccio, del cuore e della mente, nella convinzione che, fatta chiarezza sugli obiettivi comuni, la scintilla possa scoccare strada facendo. Il gruppo inizia subito a lavorare attorno al "progetto Pavese" (vedi oltre), per la costruzione di uno spettacolo di musica e poesia di tipo nuovo, tosto nella forma e nel contenuto, che non ammette compromessi e va diritto per la sua strada. Con il prezioso contributo iniziale del regista teatrale Arnaldo Rossi, si sperimenta un metodo di lavoro apertissimo, apparentemente tortuoso, che tuttavia accoglie, filtra, sedimenta, mette a frutto le capacità e le esperienze di ognuno. L'impegno collettivo è enorme: di ricerca sui testi, di scelte stilistiche, sonore e armoniche, in sintonia con le immagini al computer di Ricky Pierini. Il risultato è un successo sorprendente ai nostri stessi occhi. Ancora oggi questo lavoro che portiamo in giro è un cantiere aperto. Ogni volta diverso per i contributi e le sensazioni profonde di chi sta sul palco e di chi ascolta. Ogni volta misteriosa, oscura ma vivissima e palpabile, la tensione che si materializza e ci tiene inchiodati fino all'ultima nota. Lì dentro c'è lui, Pavese, con la sua vita e la sua parola evocatrice. Lì dentro ci siamo noi, con quello che sappiamo e non sappiamo di noi stessi. Dal 2002 Acustico Medio Levante è costituito in Associazione no-profit di produzione e promozione musicale.
Da una intervista pubblicata su “Fonopoli” (rivista specializzata a tiratura nazionale).
Con gli amici di Acustico Medio Levante parliamo di “Cesare, perduto nella pioggia”, uno spettacolo che potremmo definire “multimediale”, interamente costruito su testi di Cesare Pavese.
Tratto da questo spettacolo, alle soglie del 2008- centenario della nascita dell’autore - avete autoprodotto questo nuovissimo CD...
CHICCO: Guarda, non ti dico quanto abbiamo discusso prima di deciderci a fare questo passo, a chiuderci in studio di registrazione. Noi tutti eravamo coscienti che questo lavoro era sostanzialmente inafferrabile. La sua eterea sostanza era diventata la tensione stessa che scaturiva dalle parole di Pavese e dalla nostra musica. Da 5 anni portavamo in giro questo spettacolo inusuale, oltre 60 perfomances in teatri, così come in locations e situazioni talvolta del tutto improbabili, senza poter dire di aver “replicato” la stessa cosa. Le molte illustri collaborazioni, di cui poi magari parleremo, trasformavano ogni volta il lavoro, e lui si lasciava trasformare. Ma sempre, fisicamente, come un’onda solida, percepivamo questo impatto che ci ritornava dal pubblico. Segno che la vera poesia vola alto e giunge a toccare corde che nemmeno ci immaginiamo, in questi tempi di presunta superficialità…
Capisco quindi le vostre perplessità ad entrare in studio…
RENATO: Certamente… Devi pensare inoltre che la parte affidata alle immagini digitali di Ricky Pierini è inestricabile da tutto il resto. Ma alla fine siamo giunti alla conclusione che la sfida doveva essere accettata. Non solo avremmo avuto l’occasione di “fermare” per un attimo questo Work-in-progress, ma, a certe condizioni, di migliorarne in qualità molti aspetti. Oggi possiamo dire che questo si è realizzato grazie al lavoro di tutti quanti noi e grazie anche alla sensibilità di Roberto Vigo, deus-ex-machina dello studio “Zerodieci” di Genova. Alla fine anch’egli è stato risucchiato nel vortice e, strappato dalla console, possiamo sentirlo ne “L’uomo solo..” alle tastiere.
Parliamo un po’ di questo particolare “concept album”, entriamo nei dettagli.
RENATO: In effetti, abbiamo delle difficoltà ogni volta che dobbiamo definire o descrivere questo lavoro, che si muove su un terreno assai delicato scomodando una delle più importanti icone letterarie del nostro novecento. Costruito interamente su testi di Pavese, gradualmente esso ci avvolge e ci trascina lungo un percorso sonoro interno alla solitudine, alla parabola umana e poetica dell’autore, sfiorando i temi a lui più cari: le Langhe, l’infanzia che ritorna, la donna - le donne, la Resistenza, la coerenza letteraria e politica, il confino, il dramma esistenziale, la morte. Tuttavia, è esattamente il contrario di un polpettone documentario. Vi possono essere ovviamente diversi livelli di ascolto, ma la fruibilità della cosa non necessita di un particolare retroterra storico o letterario. Ti assicuro che colpisce e ti tocca comunque profondamente.
CHICCO: Se lo vediamo come un rimedio omeopatico contro l’odierna idiozia, c’è a mio avviso da consigliare una posologia minima: bisogna avere consapevolezza che non siamo di fronte ad una catasta di brani intercambiabili. Men che meno, ad un prodotto pensato per le hit parades o destinato alle suonerie dei telefonini. E’ necessaria una disposizione d’animo, di attenzione, di tempo, che consenta all’ascoltatore di non spezzarne il continuum. Di fronte a noi ci sono 20 tracce, senza interruzione, senza distinzione fra brani musicali o recitati (noi preferiamo considerarle “dette”, più che recitate, dai bravissimi Max Manfredi e Ferdinando Bonora). Bisogna insomma predisporsi a rispettare l’intero respiro di questo lavoro…
Da dove arriva questa vostra passione per Pavese ?
RENATO: Dai nostri ormai piuttosto lontani ricordi scolastici e sarebbe una lunga storia. Ti voglio però raccontare un piccolo episodio che, agli albori di questa impresa, ci persuase a dare una svolta al nostro lavoro. Diversi anni or sono, con il qui presente Chicco Sciaccaluga, avevamo preso l’andazzo di ritirarci nelle sere d’estate in un giardinetto sotto le alture del Righi per suonare unplugged, incuranti del disturbo arrecato alle invisibili coppiette che nei dintorni si appartavano. Una sera, dopo alcune cover, decidemmo di provare due pezzi su testi di Pavese. Alla fine, da diversi anfratti nel buio, partirono sonori applausi. Le coppiette avevano sospeso momentaneamente le loro meritorie occupazioni per manifestarci la loro approvazione. Fu in quella occasione che ci dicemmo: perdinci ! Qui abbiamo per le mani qualcosa di una potenza veramente formidabile…..
CHICCO: E’ vera questa cosa…. In seguito, su questo progetto si aggregò un nutrito gruppo “interdisciplinare”, quello che in seguito sarebbe diventato Acustico Medio Levante. Ne seguì una lunga e rigorosa ricerca collettiva sui testi, sulle immagini, sui racconti, sui diari, sulla musica nascosta nel verso libero pavesiano, sulle scelte armoniche e strumentali da adottare. Ciascuno degli otto brani musicali, costruiti su altrettante liriche di “Lavorare stanca” ed altre raccolte, possiede a nostro avviso una forza interna che lo fa brillare di luce propria. Lo stesso titolo, prelevato da un passo di “Alice” del buon De Gregori e riferito ad un episodio realmente accaduto al giovane Pavese, suggerisce all’ascoltatore-spettatore una fra le possibili chiavi di lettura e di ascolto: lo specialissimo legame che, a certe condizioni, può instaurarsi fra poesia e musica. Si può dunque giungere ad affermare che la vostra ricerca ha prodotto una particolare tesi su Pavese? E se è così, che rapporto c’è con la musica che fate ?
RENATO: Noi tutti, con le nostre forze e competenze, abbiamo cercato di indagare la vita e le parole di questo grande personaggio e poeta del nostro tempo. In effetti, non molto si conosce del rapporto di Pavese con la musica del suo tempo. La nostra è la musica che abbiamo immaginato per lui. Sappiamo però che Pablo de "il Compagno" è quel tale suo chitarrista che ficcava le dita nella grappa per poter continuare a suonare nelle notti gelide. E come si viene a sapere ad un certo punto del nostro lavoro, Candido, in "Feria d'Agosto", è colui che con il clarino "conduce e comanda con gli occhi" le malandate orchestre contadine nei balli sulle aie, al fuoco dei falò. E che il sovversivo che sputa l'anima dentro al clarino ne "I fumatori di carta" è nella realtà quel Pinolo Scaglione (Nuto), suonatore contadino, falegname di botti e bigonce, e sua fedele guida virgiliana nell'inferno delle Langhe.
CHICCO: Sappiamo adesso anche che il giovane Pavese, traduttore clandestino dei nuovi romanzieri americani, compose in piena autarchia fascista due spericolati Blues (il “Blues delle Cicche” e il “Blues dei Blues”). Non riteniamo dunque proprio casuale il fatto che l'ultima sua poesia (11 Aprile 1950), scritta in inglese perché intenda l'ennesimo suo sfortunato amore, sia un vero, splendido blues. L’ultimo, quello da leggere un giorno lontano. Quello che, con l’emozione che ci dà in questo caso la chitarra di Bambi Fossati, ogni volta ha il compito di chiudere il nostro lavoro.
Mi interessa molto questo vostro modo trasversale di lavorare, in cui la musica vera e propria assume, mi par di capire, un ruolo centrale, ma all’interno di un processo collettivo di approfondimento e “distillazione”, attraverso il filtro di diverse discipline e competenze…
CHICCO: Sì, è così, ma sarebbe eccessivo scientificamente definirlo un metodo di lavoro. E’ un modo particolare di guardare ad un soggetto, una modalità che ha assunto carattere di necessità per un gruppo come il nostro, aperto e “di confine”. C’è bisogno di una disposizione d’animo condivisa, di umiltà e di molto, molto tempo, per studiare, per approfondire, per affinare, per consentire che le cose si lascino guardare da diverse angolazioni. Tempo, e ancora tempo, per lasciar sedimentare quello che hai prodotto fino a quel punto, perché poi venga percepito da tutti come acquisito, e ripartire da lì.
RENATO: Tutto ciò probabilmente ha molti svantaggi. Ma ha anche alcuni effetti grandiosi, che noi riteniamo essenziali per il nostro lavoro. Da un lato, coniuga la massima libertà individuale e collettiva con il rigore assoluto dei risultati. Dall’altro, ti consente di conservare la massima apertura anche agli inputs che arrivano dall’esterno. Lo dimostrano gli amici illustri artisti che volentieri hanno voluto collaborare a questo lavoro e che, compatibilmente con gli impegni, ci accompagnano anche nelle esibizioni dal vivo.
Eh già. Vedo qui, sul bellissimo booklet inserito nel cd, facce e nomi ben conosciuti di artisti e musicisti dalle più svariate esperienze. Desta gran meraviglia vederli riuniti e partecipi in questa esperienza.
RENATO: Guarda, sono tutte persone squisite, innamorate della musica e dell’espressione artistica indipendentemente da generi e classificazioni. Hanno conservato una disponibilità eccezionale ed una capacità a mettersi in gioco che molti dovrebbero invidiare. Certo, fa un certo effetto anche a noi veder lavorare insieme in questo contesto interpreti come Max Manfredi (che qui recita) e Paolo Agnello, uno dei più grandi chitarristi blues italiani che è Bambi Fossati, l’arpista classica Michela La Fauci, un illustre storico dell’arte come Ferdinando Bonora, polistrumentisti come Robbo Vigo, o di estrazione jazzistica come Andrea Romeo.
CHICCO: Sì, questo è un mezzo miracolo che peraltro continua a riprodursi nelle perfomances che facciamo. Una sintesi difficilmente ripetibile di esperienze, di equilibrio fra musica e poesia. Per di più, funzionale ad un lavoro filologicamente rigoroso che ha ricevuto, anche per ovvie ragioni di diritti d’autore, l’assenso degli eredi titolari dello stesso Pavese.
Auguri e congratulazioni dunque a tutti voi per la vostra fatica, per questo lavoro, per questo CD che a me pare di dover consigliare a tutti.

My Interests

Music:

Member Since: 22/03/2008
Band Website: www.acusticomediolevante.it
Band Members: Ferdinando Bonora narratore e dicitore. Chicco Sciaccaluga voce e chitarra acustica. Renato Uccelli voce e chitarra classica. Carlo Tasso batteria, percussioni e rumori. Paolo Picasso basso elettrico. Gabriele Taccia chitarra classica e chitarra elettrica. Riccardo Cosmelli tastiere. Giampiero Fasoli sax e clarino. Riky Pierini immagini e supporto visivo.
Influences:
Zeneize

Franco Bampi

IL SECOLO XIX
pag. 49 - 31 otttobre 2009

IL CORRIERE MERCANTILE pag.23 - 2 settembre 2009

Record Label: Non firmato

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