Member Since: 14/03/2008
Band Members: Grazia Negro tromba voce __________
Olivia Bignardi alto sax ______
Giorgio Simbola trombone violino voce __
Daniela Diurisi baritono sax
Francesco Quero percussioni __
Leonardo Saracino batteria
Influences:
www.myspaceeditor.it
www.myspaceeditor.it
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RECENSIONI
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_______________Svolazzano gli uccellacci, cambiano continuamente traiettoria; poi scendono in picchiata, improvvisamente beccando i passanti ignari. I più si mostreranno infastiditi, qualcuno invece si chiederà perchè, magari senza trovare una risposta, ma almeno andando oltre l’apparenza. Fuor di metafora, la musica degli Uccellacci non è sicuramente per tutti: piacerà probabilmente ai “fini intenditori†di jazz e avanguardia, che ( forse ) riusciranno a sviscerarne ogni frammento. Molto più importante, calamiterà l’interesse di tutti coloro che anche solo per semplice curiosità amano le ‘cose strane’, la musica un pò storta, i ritmi irregolari, i cambi di passo. Atmosfere cangianti, dalla ‘ sagra paesana ‘ a tonalità funebri, densità bandistica e rarefazione solista, dalla compostezza del combo jazz allo sguaiato ( apparente ) disordine di un Bregovich o del ‘solito‘ Zappa che torna sempre in mente in questi casi. La colonna sonora e il vaudeville, il preludio ‘classico’ e la ballata folk. In fin dei conti, un disco che ha una sua immediatezza: superato l’impatto iniziale con lo zigzagare di un assetto sonoro che non ha mai un fulcro stabile, ma cambia da strumento a strumento il baricentro dei pezzi, basta lasciarsi avvolgere dalle cambievoli atmosfere dei brani, ( senza pensare troppo alle contorsioni ritmiche ) e dall’umore oscillante del dialogo tra melodia e armonia, di cui quelle atmosfere sono figlie. Soddisfazione doppia per chi invece sa addentrarsi anche nei ‘misteri’ della composizione. Marcello Berlich ROCKIT
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Il nome esclude che marching band sia la definizione più adatta a descriverne il repertorio.
Flying band allora ?
In effetti questa sezione fiati rafforzata da percussioni e batteria svolazza in tutta libertà tra i cieli del jazz creativo e gli empirei di un nobile quartetto da camera, ora strizzando l’occhio ad Albert Ayler, ora ammiccando a Bela Bartok, ora portando alle sue estreme conseguenze l’ebbra e visionaria espressività di Capossela. Abiti casual e linguaggio forbito : questa banda suona il rock ed anche il resto con maestria ed eleganza. Lo facesse anche con un tocco di austerità in meno e uno di ironia in più correrebbe persino il pericolo di diventare famosa. E magari lo diventerà sul serio il giorno stesso in cui deciderà di concentrarsi su una canzone vera. Cantautori all’occhio dunque : questi Uccellacci possono arricchire i vostri spartiti con uno dei dispositivi sonori più originali oggi in circolazione.
Elio Bussolino ROCKERILLA
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“siamo una garage band e veniamo dalla terra del garage†cantavano i Clash nel loro primo disco.
Ora, se questo vero e proprio manifesto d’intenti Joe Strummer e soci lo riferivano al rock e al punk, provate a coniugarlo con la più strana delle big band : una sorta di fanfara jazz distorta, che suona con attitudine dissacrante e sporca da garage band.
E’ più o meno ciò che viene in mente ascoltando il disco degli Uccellacci.
Sax, trombe, percussioni e batteria, in un impasto irriverente che beffa tanto le presunte avanguardie quanto gli stereotipi folk di marce e musiche per matrimoni e funerali.
Teatrale , sì, ma il teatro è una stanza spoglia da ricostruire con quel niente che si ha. Tutto confuso eppure organico. Inquitetante, ma anche leggero. Come la vita. Bel disco.
Gianluca Runza RUMORE
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Il primo live del gruppo si è svolto a lume di candela e quest’atmosfera che potete immaginare è l’atmosfera che esprime il disco, luci ed ombre che s’inseguono ma senza una frenesia che a molti può spaventare, il contrappunto qui esprime una elevata delicatezza. Tra jazz, classica e rock il disco spazia anche nei singoli brani come l’accattivante fanfara di aggiunta ritmica di ‘mucca savia’ che muta in atmosfere vicinissime alla musica d’avanguardia e senza batter ciclio ritorna alla melodia originale.
Ogni momento è ben dosato, la composizione è piacevole ma non ovvia o banale.
Un disco che scorreed offre immersioni totali per rimanere senza respiro tra delle tracce che è un piacere riscoprire ad ogni ascolto.
Nooz MUSIC CLUB
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.. mi permetto di manifestare un particolare apprezzamento per "Uccellacci",
non solo per la naturale maggiore vicinanza alla musica che la mia
trasmissione tratta nello specifico: il Jazz, ma anche per l'equilibrio
squisitamente maturo e comunque vitale, tra la contemporaneità jazzistica di
ricerca, gli echi armonici mediterranei ed il grande solco della tradione
jazzistica. Pur in un contesto di buona preparazione tecnica dei membri
dell'ensemble, si esalta la capacità evocativa ed espressiva, capace di
coinvolgere emotivamente l'ascoltatore in una sorta di viaggio sonoro, ma
anche ironicamente e poeticamente "visuale".
Bruno Pollacci ANIMA JAZZ
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’Uccellacci è creare musica originale, lavorare sulla scrittura e l’arrangiamento usando l’organico come una piccola fanfara, un gruppo rock, una big band liofilizzata, un campionatore a vapore, una radiolina col motore truccato, una ‘garage fanfar small band’… La loro musica gioca con grande energia tra il contrappunto del quartetto classico e l’equilibrio ‘sezione ritmica, sezione armonico melodica’, cosicché il ruolo degli strumenti è continuamente spostato; è fumosa, densa e allo stesso tempo ricca di trasparenze ad alta risoluzione; è sporca, confusa come l’italiano degli immigrati, ma altrettanto ricca di vita e di poesia; in bilico tra l’improvvisazione e la scrittura a quattro voci; probabilmente è una musica da ascoltare ‘fuori orario’…’
…a stilare una recensione dopo una simile autopresentazione c’è il rischio di fare la figura del salame.
Bene, ci provo (a fare la figura…).
Uccellacci è un quartetto di perfetto, stralunato equilibrio fatto di opposti. Innanzi tutto c'è l'antagonismo che divide i quattro fiati: da una parte due voci squillanti come la tromba e il sax alto e dall’altra due voci grevi (congestionate, direi) come il trombone e il sax baritono. In secondo luogo il conflitto è fra i fiati e le percussioni che viaggiano contrapposti senza nessun intermediario, quali possono essere un pianoforte o uno strumento a corda (escludendo qualche raro tocco di violino apportato dal trombonista Giorgio Simbola che, però, trova disposizione nello stesso piano dei fiati). Eppure c'è simbiosi.
Chiaramente è un equilibrio difficile, dato l’incrociarsi degli elementi di rottura, che si regge sulla grande abilità strutturante dei/delle quattro ‘fiatisti/e’, tre dei quali condividono quasi a pari merito la responsabilità di firmare i brani: 3 per Simbola, 4 per la Bignardi, 3 (più uno a mezzo con la Diurisi) per la Negro. A questa abilità fa da contrassegno quella strumentale, che vuol dire anche adeguarsi e non prevaricare, di tutti e sei i musicisti: sei gregari che indirizzano le loro pagliuzze alla costruzione di un progetto collettivo e complessivo.
Volendo cercare un termine di confronto farei il nome delle orchestre di Giorgio Casadei, se non proprio per il mood espressivo sicuramente per alcuni retroterra comuni che, almeno per gli Uccellacci, individuerei ne: il vecchio jazz orchestrale, le colonne sonore, Frank Zappa, il ‘rock in opposition’, Igor Stravinskij, le musiche latine, le tradizioni popolari (soprattutto la fanfara) e le poliritmie afrocentriche.
Le strutture, come già alluso, sono piuttosto elaborate e complesse, con arguti sketch di libera espressione individuale, mentre in almeno un paio di casi, penso soprattutto alla deliziosa Rimesto enigmatico, il sestetto si lascia aperta un’ottima strada in direzione della forma canzone.
“Uccellacci†è uno di quei dischi che ascolti una volta e puoi anche pensare: che brutto!!!!! Lo riascolti e rivaluti: mica così tanto…. Il terzo ascolto porta con se l’idea del: non male, che al quarto si trasforma in: belloccio… Dopo il quinto ascolto ti accorgi che non puoi farne ameno. Diffidate di un’occhiata panoramica e concentratevi a lungo sui particolari.
Pensierino curativo: e se nel futuro i musicisti avranno la possibilità di presentare da se i propri dischi, anche con l’aiuto di sampler (cosa che, a dire il vero, numerosi distributori, rivenditori on line ed etichette già fanno), e affonderanno questa stupida e parassitaria figura che è il critico musicale, pensate che saranno davvero in molti a piangere?
Mario Biserni SANDS ZINE
Sounds Like:
Record Label: etnagigante_magma
Type of Label: Indie