Sono un chitarrista che canta o un cantante che suona la chitarra (fate voi). Nonostante il cognome tedesco sono napoletanissimo, e posso definirmi uno degli ultimi esponenti di quella nobilissima (e ormai in estinzione) categoria di artisti che intrattengono, con le loro canzoni, i clienti nei ristoranti caratteristici di Napoli, ricevendone in cambio una libera ricompensa: i posteggiatori (da non confondersi, però, con i cosiddetti suonatori ambulanti, che sono tutt’altra cosa).
I posteggiatori, prendono questo nome dal fatto che essi stanno fissi nel locale, ovvero, "posteggiano" in attesa dei clienti.
Essi, nell’epoca d’oro della canzone napoletana, hanno dato un determinante contributo alla diffusione alla affermazione della stessa nel mondo. La cosa è ancora più straordinaria se si considera che, in quell’epoca, in cui non vi erano i mass media attuali, le melodie si apprendevano dall’ascolto diretto e i testi per mezzo delle cosiddette copielle, che passavano di mano in mano.
Grazie alla canzone napoletana ho girato mezzo mondo, dal 1997 lavoro “stabilmente†a Napoli, non disdegnando, di tanto in tanto, di fare delle puntatine fuori Napoli.
Nel mio lavoro, cerco di trattare le canzoni con il rispetto e la cautela che dovrebbe usare chiunque si accinge a maneggiare un’opera d’arte. Per quello che posso le rispetto al massimo. Le mie esecuzioni sono "condite" da notazioni storiche e aneddotiche sui brani presentati. Ciò accresce, in generale, la piacevolezza e l’interesse all’ascolto.
Oggi, che la canzone napoletana è considerata un sottoprodotto, in quanto non rispondente ai canoni dell’usa e getta della moderna industria discografica, i posteggiatori (quelli veri, non gli improvvisati o pseudopianisti riciclati che imperversano a Napoli nelle cerimonie) sono diventati merce rara (siamo rimasti in tre o quattro in tutto).
A dispetto dei suoi denigratori, però, la canzone vive ancora e, con essa (speriamo), anche i posteggiatori.
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