Alfio Leocata nasce a Catania nell’aprile del ’74, da Santo e Marisa. Molto presto manifesta la passione per la musica e le tradizioni popolari. A quattro anni, infatti, comincia a frequentare il centro d’Arte “Antonino Bullaâ€, dove inizia a muovere i primi passi nell’antico mondo della musica popolare siciliana. In questo sodalizio si esibisce come "mini cantante†e suonatore di tamburello. Alfio era un bambino curioso, amava scoprire e inventare; il suo passatempo preferito era rovistare nei cassetti. Fu proprio in una di queste occasioni che un pomeriggio, frugando fra la roba di papà , trovò un friscalettu tutto nero. Quel pezzo di canna intagliata era stato un dono del maestro Raimondo Catania, fatto al padre del piccolo Alfio qualche anno prima. Fino a quel momento, nessuno aveva dato più fiato a questo strumento che giaceva abbandonato. Così come fanno i bambini a quell’età , Alfio cominciò ad osservarlo incuriosito. Cominciò a soffiarci dentro, mentre con le dita, addirittura, tentò di chiuderne i fori. Fu allora che il padre, rincasando, comprese con stupore l’attitudine del piccolo. Decise quindi di affidare all’amico Raimondo il figlio affinché gli impartisse qualche lezione. In un anno e mezzo il Maestro trasfuse verbalmente il suo sapere; nessun appunto scritto, così come anticamente si usava fare per tramandare la conoscenza degli strumenti musicali popolari. Negli anni successivi Alfio proseguì lo studio presso un altro grande maestro, Franco Faro. Quando dal fischietto di Alfio presero vita le prime note, fu lo stesso Raimondo ad invitare il proprio allievo a prendere parte alle esibizioni de "La Zagara", gruppo da egli stesso diretto, dando vita ad un fuori programma, via via sempre più frequente negli spettacoli. Alfio divenne in seguito il "friscalettaro" del gruppo "Mungibeddu" di Catania. A soli nove anni, si ritrovò a dover sostituire il suo Maestro nell’accompagnamento delle danze esibite nel corso degli spettacoli folkloristici. Di lì a poco, arrivò l’invito per partecipare al Festival Internazionale di Assemini (Sardegna), grande manifestazione folkloristica a cui avrebbero preso parte gruppi provenienti dalla Grecia, Spagna e Polonia. Fu così che, all’età di dieci anni, si trovò in partenza per la sua prima trasferta fuori dalla Sicilia e dall’Italia. Nonostante la tenera età , pur trovandosi lontano dai genitori che non potevano guidarlo e sostenerlo, dava dimostrazione di esemplare e precoce maturità sul palco. L’anno successivo, replicò a Corato (Bari), dove si teneva il Festival Folk del Sud Italia, una competizione vera e propria, con tanto di giuria presente sul palco, composta da dieci musicisti dell’allora Teatro Petruzzelli di Bari. Il gruppo del piccolo friscalettaro si piazzò primo conquistando la vittoria. Da allora di trasferte sia su territorio nazionale che internazionale ne ha fatte davvero tante. Da Washington D.C., Rio de Janeiro, Belo Horizonte, Milwaukee, Toronto a Dublino, Galway, Amsterdam, Bruxelles, Parigi, Strasburgo, Lion, Grenchen, Svendborg, Basilea, Berlino, Francoforte, Monaco di Baviera, Budapest, fino a Sibiu e Malta. Fra questo peregrinare ha anche avuto il pregio di potersi esibire per il presidente degli USA Bill Clinton, il Ministro Mirko Tremaglia, l’On.Ignazio La Russa, Tom Cruise e Nicole Kidman, Bob Dole e Manuela Arcuri Con gli anni, Alfio Leocata, comincia a perfezionarsi anche come percussionista di tamburi a cornice, sviluppando uno stile dove si fondono estro, potenza, pulizia ed eleganza. Non sono mancate le collaborazioni nel mondo cinematografico. Lavora con registi del calibro di Franco Zeffirelli in "Storia di una Capinera", suonando dal vivo durante le riprese, e Gabriele Lavia ne "La Lupa" (con Raoul Bova, Michele Placido e Monica Guerritore), dove cura il suono delle percussioni. Nel 1995 dalla collaborazione tra Alfio Leocata e i musicisti Davide Calvo, Massimo Genovese, Giuseppe Torrisi, Leigh Brown, Graziano Lacagnina e Maurizio Salerno, nasce il progetto "Armos", con l’intento di recuperare "un ricchissimo patrimonio di musiche e di strumenti musicali andato quasi del tutto perduto". Così, nel 1999, viene inciso "Armos", una raccolta musicale contenente tredici brani appartenenti all’antica tradizione siciliana, dove il Friscalettu non è solo un “filo conduttore†ma accompagna egregiamente altri strumenti quali: l’arpa spagnola, il liuto, il colascione, la lyra, la vihuela de Peñola, la viola da gamba, il chitarrino, il rebab, la symphònia e il nay. Gli strumenti elencati sono stati tutti realizzati da maestri liutai, dopo essere stati identificati mediante studi di fonti documentarie ed iconografiche della Sicilia. Nel mondo del folklore si è esibito con diversi gruppi tra i quali La Zagara (Catania), La Ginestra (Catania), Etna (Catania), Voce dell’Etna (Catania), Kallipolis (Giarre), Naxion Skene (Giardini Naxos), I Tarì (Caltagirone), I Figli dell’Etna (Catania) e Aulos (Catania). Inoltre dal 2002 al 2004 ha assunto la Direzione Artistica dell’associazione poliartistica "La Ginestra" di Catania. Vanta collaborazioni musicali con i musicisti Francesco Calì, Agatino Di Re, Gaetano Fassari, Concetto Testa, Antonio Putzu, Paolo Buemi, Santino Barbera, i fratelli Carmelo e Antonello Sgroi e gli artisti partenopei Gerry Gennarelli e Michael Rodi. Oggi Alfio continua ad esportare in tutto il mondo la musica della propria terra mentre si esibisce nei più rinomati locali di Catania e Messina dando vita a performance colorite che hanno il sapore della storia; la storia di un popolo poliedrico capace di passare in poco tempo, dal dolore più cupo all’ironia più sfrenata e viceversa.