PAOLO AGNELLO

Non mi piace partecipare- In dosi massicce mi fa star male- L’appartenenza, la dipendenza- Non mi piacciono le bandiere- Che han radici nel fango di dittature- Non mi piace chi cambia sempre e chi sempre resta uguale- È un reality la vita e siamo tutti qui in mutande- A giocare a chi la dice un po’ più grande- Ogni strappo ogni ferita ti da un’erezione a salve- Che ben presto si ripiega sulle gambe-Non mi piacciono estremismi ed estremi- Ma alle strade di mezzo preferisco i treni- Per godere del film stupendo di certi finestrini- Non mi piace normalizzare- Tutto ciò che è evidente che non sia normale- Proteggiamo le differenze in un’ottica globale- Sono un uomo inquieto un uomo indietro un uomo senza pace- Sono un uomo che s’incendia anche se tace- Un realista appassionato un uomo inospitale- Che preferisce il fondo al galleggiare-Non mi piace chi fa troppo rumore- Chi sbadiglia ideali e li mescola alle parole- Chi sparpaglia consigli e chi sa già perché sa come- Mi fa schifo l’ipocrisia- E chi la chiama progresso, chi la chiama diplomazia- Mi sgomenta ogni eccesso- Anche l’eccesso di democrazia- Sono uno che il coraggio non lo spreca ad abbaiare- Ciò che valgo non lo devo cicalare- Se poi è un valore vivere un giorno dietro l’altro Con il gusto dell’intarsio e del dettaglio- Senza esimersi dal dazio di uno sbaglio