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...Coro Barbarossa..... una storia iniziata nel secolo scorso!
Anno 1999. Nasce il Coro Barbarossa dalla geniale intuizione del M° Beppe Belpasso, purtroppo recentemente scomparso, che raccoglie intorno a sé i migliori coristi della città ed in breve tempo raccoglie adesioni di sinceri appassionati del canto corale che per cantare percorrono anche parecchi chilometri (da Varese, Treviglio, Bollate,ecc.).
Nessun genere viene dimenticato, nessuna esperienza musicale abbandonata, i coristi si muovono agevolmente tra canti popolari e musiche tradizionali di montagna, adoperano le loro capacità in un movimentato musical americano, tornando poi ad emozionarsi per i gospel e gli spirituals che insieme a melodie degli anni ’60 compongono uno fra i repertori più eclettici del panorama corale internazionale.
E’ nella loro inconfondibile "divisa": pantaloni neri e camicia "sherry", che si sono più volte esibiti all’estero tanto da essere già "prenotati" per esibizioni francesi nei prossimi anni. Ed è con lo stesso entusiasmo che due volte alla settimana si incontrano per cantare, provare e riprovare fino a ritrovarsi con la gola arsa e…riposarsi con un bicchiere di vino!
Anno 2004. A guidare i venticinque irrefrenabili coristi arriva il giovane ed instancabile M° bollatese Graziano De Zen; sotto la sua direzione sono coinvolti i più giovani che danno una carica di freschezza e novità . mentre i più vecchi apportano esperienza guidando abilmente, con la loro saggezza, gli entusiasmi sin troppo facili dei nuovi. Assieme formano un pregevole complesso vocale desideroso di offrire al pubblico le storie che ascoltano, imparano, provano e riprovano: gli schiavi d'America, gli "homeless" della savana, la vita segnata dai rintocchi delle campane, il West Side, "le Roi Renaud" e il mietitore, gli echi...a sera e il "Libertango" di A. Piazzolla.
Il "Club Wasken Boys" è l'Associazione di cui fanno parte ed è così che onorano la loro città : Lodi, nella bassa pianura padana, centro di grande rilevanza agricola dalle antiche origini celtiche prima e romane poi; la stessa dalla quale un giovane innamorato, alla fine degli anni quaranta, partiva a piedi con "il bavero colo zafferano e la camicia color ciclamino" per incontrare a Milano "la bella Gigogin".
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