SONO ILLEGALE E SENZA LICENZA SOMMINISTRO CULTURA INDIPENDENTE
Evvero questa volta la questura, grazie ai potenti mezzi investigativi e a un blitz ben organizzato in collaborazione al “personale delle unità cinofile, del reparto mobile della polizia di stato, del battaglione dei carabinieri, della polizia municipale e della aslâ€, ha trovato al rialto “delle lattine o bicchieri contenenti birra, e una sala attrezzata con strumenti idonei alla diffusione di musicaâ€.
Evvero sono colpevole perché da oltre dieci anni impegno il mio tempo a sviluppare un luogo di democrazia sostanziale e di partecipazione che si chiama Rialto sempre in bilico fra legalità e illegalità .
Confesso che il reato è associativo perchè dalla metà degli anni ottanta, in un contesto determinato dal riflusso e dall’arretramento, molti di noi hanno riconvertito la loro militanza politica in queste esperienze dando l’avvio ad una pratica di occupazione di edifici “improduttiviâ€. Così abbiamo occupato scuole, fabbriche, magazzini svuotati delle loro funzioni e li abbiamo riempiti di nuovi sensi e contenuti per costituire una tra le più importanti sacche di resistenza giovanile alla normalizzazione imperante: una parte della città rifunzionalizzata non da strategie economico-urbanistiche, ma grazie alla determinazione e alla creatività delle persone che la hanno rianimata dando vita ad una grossa fetta di cultura contemporanea a Roma. Luoghi di sedimentazione di identità antagoniste di un giovane proletariato urbano, condannato alla precarizzazione e alla frammentazione, che nel tempo si innervano nel territorio e nelle sue contraddizioni, trasformandosi in presidi sociali, laboratori politici, ma anche in luoghi dove “produrre†cultura , socializzare i saperi, sperimentare altri linguaggi: dalla musica, all’uso delle nuove tecnologie informatiche, alle arti performative e visive.
Confesso anche di aver creduto che, con il riconoscimento politico culturale messo in atto con le assegnazioni tramite delibera di iniziativa popolare 26 del 1995, si potesse iniziare un percorso di legittimazione e di avanzamento culturale in questa città . Invece tutto si è tradotto in un misero traslare del confronto dialettico dal livello politico a quello tecnico-amministrativo (fatto di uffici bandi, vigili urbani, asl, permessi per la somministrazione, commissione per il pubblico spettacolo e vigili del fuoco) che non poteva che portare a cavilli procedurali e poi ai sequestri preventivi e probatori.
Mi sento anche reo di aver rifiutato facili appartenanze e semplici sudditanze per questo insensato disgusto alla subalternità . Ma non mi pento di tutto ciò, perchè prevale la volontà di dare senso e corpo ad ogni forma di sperimentazione, di rifiutare il vincolo delle formule collaudate, di non limitarsi alla mera testimonianza o alla trasgressione, ma partecipare e riscattare le intelligenze e creatività diffuse dal ruolo di fattore economico, assumendole a risorse capaci di incidere e non solo di resistere.
..
Il 27 gennaio 1999, attraverso la cabina di regia del cinema Rialto, un gruppo di ragazzi precari,disoccupati ed immigrati entra in uno stabile di proprietà del Comune di Roma, abbandonato e intotale degrado, a via IV Novembre, dando vita al più centrale dei centri sociali di Roma. Quelladel rialto sin da subito si delinea come un’occupazione “anomalaâ€, nel tentativo di sviluppare unluogo altro rispetto alle precedenti esperienze. Rifiutando vincoli di formule collaudate,attraverso un anno e due mesi di quotidiana sperimentazione, si dà vita ad un intreccio di percorsidifferenti, particolari e specifici, tra arte, cultura, diritti e politica.Da questa esperienza nasce l’associazione culturale Rialtoccupato, che ottiene in assegnazione nelmarzo 2000 una porzione del Complesso Monumentale di S. Ambrogio alla Massima, dove tutt’ora hasede, nell’ex-ghetto.Qui si sviluppa il “Luogo pubblico non statale†urbano dove produrre cultura, socializzare saperi,sperimentare altri linguaggi: dalla musica alla ricerca teatrale, alle arti visive. Uno spazioautonomo dove esprimere le intelligenze e le creatività disperse e assoggettate, riscattandole dalruolo di fattore economico e assumendole a risorse da socializzare in maniera dinamica, rompendoquel meccanismo che vuole una conoscenza ed una intelligenza ufficiale che riconosce chi èlegittimato a dispensarla e chi no. La costante ricerca di interrelazioni con la città diventa cosìcoscienza di una profonda crisi dei luoghi culturali tradizionali, incapaci di entrare nellacontemporanea contaminazione di arte e realtà , e di far fronte alla nascita di esigenze e desideridi un nuovo “pubblicoâ€, quale fruitore complesso e non più racchiudibile in categorie separate.Il rialtosantambrogio sviluppa così un progetto di politica culturale, aperto a 360 gradi su tuttii linguaggi artistici contemporanei, attraverso una programmazione di eventi, che vanno dal teatro,alla musica, alle arti visive, divenendo un punto di riferimento sul territorio nazionale per tuttequelle esperienze artistiche “non convenzionali†e di ricerca.
PUBBLICAZIONI- voice on paper