Associazione Culturale Metamorfosi
Sabato 14 febbraio in Piazza Carignano dalle ore 15.30 con la propria presenza e con una firma nei punti di raccolta si potrà testimoniare che l'arte e la cultura sono parte fondamentale dell'identità individuale e collettiva.I luoghi della cultura saranno aperti e gratuiti per questa occasione.
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ATTENZIONE!!!
INAUGURAZIONE MERCOLEDì 26 NOVEMBRE h19:30
CON APERICENA
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"VIAGGI & MIRAGGI"
ecco alcune delle opere che sono state esposte:
L'Associazione Culturale Metamorfosi vi informa che la mostra fotografica " Viaggi & Miraggi" si terrà presso il Bar Antonelli, Piazza Vittorio Veneto 1, nei seguenti giorni:
- 22 Aprile: ore 19 inaugurazione
- 23 Aprile: orario bar (8-22)
- 24 Aprile: orario bar (8-22)
Grazie a tutti
L'Associazione Culturale Metamorfosi
EVENTI ED ESPOSIZIONI PRECEDENTI:
ESPOSIZIONE FEBBRAIO 2008
"ATTRAVERSO LO SPECCHIO"
UN GRAZIE A TUTTE LE PERSONE CHE HANNO CONTRIBUITO ALLA REALIZZAZIONE DELLA NOSTRA ULTIMA INIZIATIVA:
ATTRAVERSO LO SPECCHIO
LE FOTO DELL'ESPOSIZIONE!!!
.. ..
ECCO ALCUNI DEI RACCONTI E DELLE POESIE SCRITTE DAGLI ARTISTI CHE HANNO COLLABORATO CON NOI ALL'ESPOSIZIONE "ATTRAVERSO LO SPECCHIO"!!!
LO SPECCHIO DELL’ANIMA
Urla assordanti.
Lo Specchio dell’Anima in frantumi.
Un Corpo nudo,
cammina sui mille pezzi acuminati della sua Esistenza.
Sente la pelle lacerarsi.
La sofferenza,
trapassa Corpo e Pensieri.
Poi svanisce.
Ora immobile.
Lo sguardo al nulla.
Avvolto dalle spira di un gelido Vento.
Sul Viso cereo giacciono Lacrime cristalline.
Ed un Cuore di ghiaccio
rispecchia la luce di una fiamma ormai morente.
LEONIA LIVIO
DONNA D'ALTRA EPOCA
Seduto sulla rampa di scale ti vedo studiare :
perderti tra i tomi di saggezza...
parole si prendono per mano creando frasi
aventi mille significati
Posso vederti,
ma non accarezzarti...
a quale epoca appartieni ora?
Qui ci sono macchine volanti
e robot tuttofare.
Dal piano di sopra si sentono grida
di un bambino stanco.
Silenzio imbarazzante si sta creando:
tuo padre sta squadrando il tuo dolce
amore,
ma vedrai col tempo lo conoscerà .
Forse sto sognando,
Dove mi stai portando?
Tutto è buio...
La luce viene strozzata
dalle spine di rosa.
Voglio uscire:
questa via non ha fine,
dove mi stai portando?
I campi di grano sono secchi:
è prevista pioggia
o almeno lo hanno urlato alla radio.
Guardo in giù:
tra la terra e ti vedo sorridere dolce
amore
di un'altra epoca.
Vorrei poterti stringere sotto la pioggia
di stelle:
è previsto bel tempo,
o almeno lo hanno gridato alla radio.
Rivoglio giocare sul prato come quel dì
quando due bimbi correvano con ancora
addosso
i vestiti bianchi dell'innocenza.
è irrespirabile quest'aria di chiuso.
Pesci di plastica danzano nelle correnti,
soffocando la vera natura.
Che tempo fa?
è previsto sole,
o almeno così lo hanno urlato alla TV.
In questo giorno di dicembre,
abbandono ciò che sono...
corro da te:
voglio uscire...
questa via non ha fine.
Ti rincontrerò?
Mi ricordo del tuo sorriso,
ma dove mi stai portando?
Ti vedo ma non posso accarezzarti,
questi tempi,
ormai diventati due binari paralleli,
amore di un'altra epoca,
mi aspetterai?
Per ora in questo diario ti descrivo,
accarezzandoti con la penna d'oca,
con la penna d'altri tempi.
MARY MERIN DE MATTIA
ATTRAVERSO LO SPECCHIO
Siamo qui riuniti per infrangere le regole degli specchi, per farci guadagnare sette anni di fortuna. Siamo qui raccolti per riflettere su una storia d’amore, per farci vincere il desiderio di guardare solo alle nostre immagini.
Dovete sapere che il mondo non è altro che la versione gigante del nostro piccolo universo, composto di sentimenti, progetti, ricatti, notti sparse per le piazze, baci carezze schiaffi, musica. E immagini. Dovete inoltre sapere che tra noi si muovono degli Specchi. Specchi umani, reali, fatti di sguardi, capelli, sorrisi, mani e piedi. Del tutto simili a noi, tranne che per un fatto: loro osservano, e guardando negli occhi le persone con cui stanno parlando riescono a percepire e trattenere immagini di pensieri. E intuendo cosa dire riescono a spiegare quello che hanno visto negli occhi dell’altro. Spesso non hanno una reale consapevolezza di quello che stanno dicendo, insomma, parlano ispirati da chi stanno osservando.
Dovete sapere infine, che gli specchi sono verità riflesse al contrario: gli specchi non mentono e non copiano alcunché, mentre li si fissa ci si può vedere riflessi. Si è come loro ci dicono che siamo: ed è qua che comincia la storia.
C’era una volta uno Specchio: uno specchio in vetro e nitrato d’argento. Uno specchio come tanti altri, fatti in silice fusa, e poi raffreddata; levigato, liscio, puro, semplice. Uno specchio. Nient’altro che uno specchio. Solo che aveva uno spicchio d’anima. Non si sa né perché, né percome. Non gli era dato di capire, né di comprendere, ma solo di osservare.
Era in vetrina. Nato da qualche mese, non si ricordava dove, d'altronde uno specchio non ha memoria. Era in vetrina e guardava. Una donna gli passò di fronte. Si guardò allo specchio e si trovò carina. Non la vide entrare, ma si sentì palpare da dietro, sollevare; udì chiedere il prezzo. Era ragionevole: fu comperato. Vide per qualche ora solo articoli vecchi di giornale e sentì le buche ed i tombini sobbalzarlo dentro quello che pareva essere il baule di un’automobile.
Finalmente fu scartato. E la vide. Volto dolce, lineamenti sottili; capelli neri, lisci a caschetto, ma tagliati da un po’ perché sembravano quel tanto cresciuti dall’ultimo colpo di forbici. Un naso delicato, giusto, che scivolava fino alle narici, che vicine vicine allo specchio, lo appanavano un pochetto. E le labbra! Sottile quello superiore, ma non troppo; appena più carnoso quello di sotto. Occhi verdi con filamenti grigio argento, che illuminati sembravano filamenti di mercurio. Ciglia lunghe, non appesantite da trucco, sopracciglia curate. Una ciocca sfuggente disegnava una mezza luna sulla fronte ed indicava una guancia, appena arrossata come l’altra, forse merito delle scale fatte di corsa. E poi accadde il miracolo. Ella sorrise.
Lo mise in bagno, vicino al lavandino, sopra una mensola piena di ninnoli e conchiglie e saponette profumate. Appeso lì egli attendeva, al buio, che lei tornasse a specchiarsi. Non aveva memoria. Ma per lei fece un’eccezione. Anzi. Rimase talmente impresso che tutte le mattine, o le sere o i pomeriggi la domenica e le notti insonni, non faceva altro che restituirle quel sorriso così semplice, così dolce, così splendido. Essendo una donna allegra lei non ci fece mai caso, fino a che non si innamorò di uno stronzo. Ella, così decisa, tenera, arrogante. Così donna, così indipendente, fu presa in giro. Egli fece l’amore con lei, la portò a cena fuori, in collina, in vespa, a veder le stelle. Cucinò per lei le scaloppine agli agrumi ed infornò i biscotti al cioccolato.
Non poteva permettersi una casetta grande, ma ebbe il coraggio di chiedergli di venire a stare da lei, perché lo amava, perché desiderava svegliarsi al mattino e sentire il suo corpo caldo, ed accarezzargli la testa, e con la mano sfiorargli la barba, scivolare sul mento, le dita sulle labbra, gli occhi chiusi. Ed alzarsi poi per preparargli il caffè.
Dopo due giorni si svegliò stupita. Non c’era più. A letto era da sola. Non lo trovava: nella cucinetta solo i piatti sporchi della sera prima. Sul balconcino: la sedia dondolo, le cicche di sigaretta nel posacenere ed un mattino svegliato presto. La luce in bagno era spenta, ma per scrupolo.. non c’era. Si vide sorridente anche se preoccupata e lo notò: un post-it appiccicato diceva: “ Sei bella, bellissima. Dolce, dolcissima. Ma l’amore mi fa male. Non tornerò più. Addio.†-Che scherzo idiota- Provò a chiamarlo: gli rispose una donna. Un’altra donna. -No. Mio marito non c’è-
Oramai piangeva da quasi due ore ininterrottamente. Il suo sogno, il suo amore, il suo desiderio, il suo uomo non esistevano più. -Basta. Reagisci. Sei una donna. Conosci il dolore e lo sai affrontare. Ti aspettano in redazione- Lavarsi la faccia ed uscire in fretta. Accese la luce aprendo la porta. E si vide sorridente. Il dolore e la rabbia furono devastanti, lanciò contro lo specchio il posacenere che pensava di svuotare nel cesso. Cenere in volo, schegge di vetro miste a lacrime. Una tempesta nel petto, un uragano. Un dolore atroce, di quelli che fa male, male da morire. Ed i singhiozzi andavano a rotoli assieme all’istante in cui era felice, quando era così bello amare.
Rimasero solo cocci, ed uno spicchio d’anima di specchio. Null’altro. Nulla, se non il ricordo aleggiante nell’aria di quel sorriso così dolce.
JACOPO TEALDI http://jacopomlfltealdi.spaces.live.com/
CHE NEL MONDO MUTABILE E LEGGERO, COSTANZA È SPESSO IL VARIAR PENSIERO
[Quicumque is est]
Fluttua. Scivola giù di lato, poi di poco torna su, non resistendo però all'istinto di poggiarsi. Una foglia che cade da un ramo tracimante o una goccia che trasuda da una bacinella piena. Fuori piove da molto tempo. Ma anche se il tempo fosse diventato solare, rimarrebbe l'umidità tra le travi del soffitto. E scende e fluttua la mia immagine allo specchio. La sento cenere attraverso la stanza. Passa, e si guarda e passa, e non si accorge di sé, se non avvicinandosi impallidendo nel vedere la sua ombra, sia fuori che dentro lo specchio. Sottile mi cade addosso e frammenta leggera come quella foglia secca che vorrebbe infiammarsi dalla tossicità che affolla la stanza. Oggi invidio ciò che vedo e ciò che sento. Aldilà dell'armadio a specchio a ridosso del muro, si muovono persone come me. Simili in forma e portamento. In infanzia e adolescenza. Anche loro hanno suggellato il patto con il tempo e la realtà della società . Solamente, infondono in ogni loro azione la mediocrità e la discrezione, nascondendo la semplicità e l'ingenuità che caratterizza l'animale e i bambini. Fanno di ogni sentimento una chiamata alle armi. Mentono sulle cose che non conoscono. Poi rimpiangono. L'animale sociale per eccellenza prega per essere libero da ogni costrizione. Usa la sua mente per distruggere i canoni e non si accorge di limitarsi. Si comportano come ogni famiglia installatasi in un monolocale. Un padre tornitore, una madre generosa con i propri figli. Due per l'esattezza. Concretamente sono destinati alla mediocrità del vivere. Nessun oggetto a cui tengano o di cui conoscano il passato. Solo ninnoli in cui è stata travasata una parte di anima. Li riceveranno e guardando ricorderanno come fosse meraviglioso vivere e come fosse meglio il vissuto del presente. Come fossero stati gentili i genitori nel crescerli. Un passato, un presente ed un probabile futuro. Ma l'armadio mi separa dal compiangerli, mostrandomi tutta la sua energia: le zampe leonine che lo sostengono e gli angoli arrotondati e internamente scavati, evidenziano le proprietà robuste del legno, e del falegname che l'ha scelto: rassicurano dal farsi male. Due lastre, una per ogni porta con bordi sbavati dalla vecchiaia. Uno centrale a completare la figura e uno come fondo del cassettone sottostante, per stupire complementando di ciò che non si vede. È la bellezza. Era della nonna. Sembra quasi che l'abbia intarsiato lei con le maniere dolci usate per ricamare, per fare da mangiare ai nipotini; con la costanza e la precisione che un ragno userebbe per tessere la tela. Forse... Forse.. .c'è realmente un ragno sopra l'armadio e magari.. .magari dovrei pulire un po' la stanza, fare amicizia con lui spiegandogli che le ragnatele così casuali non abbelliscono le pareti. Mica come il tappeto! Quello sì che da un tono all'ambiente. In centro alla stanza, davanti alle porte, dal tessuto compatto e i colori litorali e marini. ( Pareva che la nonna avesse fatto anche questo. Gran donna la nonna! ) II colore scorre in ogni maglia microscopica, creando un gioco di partenze e arrivi con i punti scoloriti. Prosciugati dai castori della tela che hanno bloccato il fiume impedendone la propagazione. Allo specchio delle ante, la sfumatura assunta non è visibile. Scrutata in tutte le diverse posizioni al primo movimento impercettibile del viso. Rimane sempre la stessa figura anche se distinta per angolature. Ai miei occhi è, invece, permesso di capire che ogni rifrazione, per quanto sempre del medesimo oggetto, è succube di esperienze vissute, di sentimenti del momento, dell'umore che coltivo durante il giorno; del Pensiero. Ogni singolo sgargiante si esprime all'infinito dentro quella grancassa specchiante. Infatti, guardando il riflesso del tappeto, mentre sto seduto a lato del tavolo, inizia il gioco di cristalli che si rifrangono vicendevolmente e che confonde i sensi sottraendomi al riconoscimento della copia reale. Sono tinte amalgamate nel tessuto, nel pavimento e nello specchio; in tutta la stanza. Eh, sì! Da proprio un tono all'ambiente. La parete di silicio fuso, cui ogni giorno sto davanti per almeno cinque minuti, mi permette comunque di svegliarmi la mattina riflettendo il sole sulla faccia assonnata. Ugualmente, sul vaso di azalee. Dal balcone lo sposto dentro casa vicino ad una finestra in cui filtra luce. Le foglie si risvegliano, schiudono e stiracchiano verso la fonte. Appena un paio di ore dopo che i loro occhi si sono aperti, i raggi filtrano in modo tale da illuminare il vaso; contemporaneamente la superfìcie riflettente che racchiude la stanza e i vestiti. Ogni cellula inizia a crescere in silenzio. Gli apici si ingrandiscono e si allungano verso l'esterno della stanza. Una parte, invece, crede giusto avvicinarsi al suo secondo Dio. Immortalata nel vetro non si riconosce e lo specchio non vuole svelarle il segreto, ma neanche nasconde l'intenzione di spiarla. Quindi, cresce nella luminosità , ringraziando con vitalità il suo furbo possessore. Nei giorni di pioggia si sente il ticchettio la mattina, sul balcone e sui vetri. Lungo le finestre, un rigagnolo causato, non dalle gocce che si staccano dalle nuvole, ma dallo sbattere di queste sui piani del mondo e dal ridursi e sparpagliarsi dopo il tonfo. Il sonno non se ne va quasi mai, abituato quant'è al mutarsi dei suoni; e non crede necessario andarsene, che ancora poco illuminato. Resta quindi seduto sulla mia fronte o di fianco sul cuscino quando scomodo. Cerca idee o proposte; spinge anche cose giuste e soffia, soffia nell'orecchio il suo fumo amaranto da suggerirmi ogni cosa. Ed inizio a sognare alle cinque; come se corressi, come se fossi inseguito dal sole e dall'imbrunire del ciclo e degli sguardi. Mi riconosco nella bottiglia di Donna Fugata e ne attraverso il collo trovandomi a nuotare nella Manica, in mezzo ad acqua gelida, che a guardarla sembra vitrea. È la superficie increspata dalle mie bravate. La mia persona si fonde con lo specchio, affondando giù nelle profondità . Afferrato per una caviglia provo a divincolarmi, ma si sente la mano ruvida e forte da muratore pronto a fissarmi come un sedimento. "Diventerò una conchiglia"- penso - " O uno strafottuto ramo di una strafottutissima barriera corallina!". A quel punto apro gli occhi e inizio ad assorbire la poca luce che le nubi fanno trapelare e mi sento giù di morale fino al momento in cui sposto le coperte. Un pensiero mi si para davanti e si mescola con i colori del tappeto, con l'armadio e le gocce di pioggia. Sono le dieci! Prendo il portafogli. Vestendomi velocemente esco di casa. Prontamente la chiave s'infila nella serratura e con scatti decisi la porta viene serrata. Conosco già la direzione e so già quali spese potrei sostenere durante la giornata. Un paio d'ore dopo: la chiave gocciolante d'acqua viene reinserita nella fessura e scatti decisi rivelano la stanza. Sottobraccio un altro specchio, meno ornato ma altrettanto grande, che aspetta di essere sistemato. Fuori continua a piovere. Apro il balcone e appoggio la lastra sottile sul parapetto, di modo che le nuvole si possano vedere mentre cadono, così tristi e discontinue. Chissà se, grazie al riflesso, le gocce torneranno su da chi le ha mandate, evitando la completa dissoluzione? Dovrebbero accorparsi nuovamente e far continuare la pulizia del mondo. Mondare la mondanità . Lentamente si disgregano mentre il tempo scorre, fino a lasciare che nulla occupi il ciclo. Le ultime che rimangono visibili all'uomo sono fatte apposta per essere lette ed interpretate, simili ad oggetti o animali. Le guardo attraverso lo specchio; le vedo passare una per volta e tutte assieme. Una grossa lucertola apre la bocca spingendo fuori la lingua. Un grosso ammasso, un piede separato dal corpo, la schiaccia tenendola sotto la suola. La lingua fugge ancora viva e speranzosa di rigenerarsi, spinta dal vento delle altitudini. Trema e si allunga: una freccia che si sporge oltre la scia di un aereo e che sorvola numerosi edifici. Noi siamo formiche, se non granelli di sabbia; lei non è da meno. Tentando di colpire il bersaglio viene cancellata, resa invisibile. Il centro del sole esprime tutta la rabbia per il tentato omicidio e s'infiamma. L'umidità è a suo favore. Le gocce, ancora nell'aria, fanno da lente per i raggi che manda sulla terra. Ogni dove viene investito dalla loro forza. Anche lo specchio, ora, rifrange il sole e le azalee non ne traggono più vantaggio. I miei occhi non se ne accorgono abbastanza in fretta e ne rimango accecato. Il flash mi stordisce, lasciandomi barcollare per un momento. La schiena incontra la barriera del balcone. Cado dal parapetto e sento il vuoto. La mia persona si fonde con esso. Lo stesso sole non è abbastanza veloce e, benché passino otto minuti di intensa propagazione, non si sposta ricevendo in pieno il fascio di fotoni. Brucia! La fornace millenaria brucia di se stessa e come un buco nero sembra riassorbirsi. Ogni momento della sua esistenza ripassa davanti ai vulcani incandescenti che stanno implodendo. Nessun Dio da pregare, né amico da salutare; soltanto la sua immagine assassina impressa nella retina. La gente muore. E continua a morire ma non ne rimane mai l'immagine allo specchio.
FEDERICO AIROLDI http://tungytungy.spaces.live.com
una giornata dedicata al valore della cultura
Sabato 14 febbraio 2009 in Piazza Carignano dalle ore 15.30 con la propria presenza e con una firma nei punti di raccolta, si potrà testimoniare che l'arte e la cultura sono parte fondamentale dell'identità individuale e collettiva. I luoghi della cultura saranno aperti e gratuiti per questa occasione. maggiori info: http://www.abicidi.