La sera mi raccontavo una storia senza usare le parole, tutta in testa, una storia che mi piaceva molto più delle favole che leggevo. La bambina della mia storia veniva trattata crudelmente dal destino, dalla sua famiglia e persino dal tempo inclemente. I sentieri rocciosi le facevano sanguinare i piedi, i corvi le strappavano i capelli. Andava di casa in casa in cerca di un rifugio. Nessun vicino le apriva la porta, e così un giorno smise di parlare. Viveva sul fianco di una montagna dove nevicava ogni giorno. Sempre all'aperto, senza un tetto, senza un riparo, ben presto la bambina diventò di ghiaccio: la carne, le ossa, il sangue. Pareva un diamante; la si poteva scorgere a distanza di chilometri. Adesso era così bella che la volevano tutti: la gente veniva a parlarle, ma lei non rispondeva. Gli uccelli si posavano sulle sue spalle, ma lei non si preoccupava di scacciarli. Non ce n'era bisogno. Si sarebbero frantumati il becco al primo colpo. Nulla ormai poteva ferirla. Dopo qualche tempo si fece invisibile, la regina del ghiaccio. Il silenzio era la sua lingua e il suo cuore era diventato di un perfetto color argento pallido. Era così forte che nulla poteva spezzarlo. Nemmeno le pietre.
[Alice Hoffmann - The Ice Queen]
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