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INTERVISTA PRESENTE IN ROLLING STRONES DI NOVEMBREL’uomo che cantava in pigiama..Di Marco VassalloriL’uomopigiama è arrivato in ritardo. L’incontro era per le due. Ho trovato Traffico, mi dice, mentre si stringe nelle spalle. Ha l’aria un po’ svampita, come se si fosse svegliato da un minuto e mezzo.
Entriamo nella sala di registrazione, ci sediamo ad un tavolo. Accendo il registratore. Mi sono scritto delle domande basilari per rompere il ghiaccio, tipo . Come è nata l’idea dell’uomopigiama, cosa ti ha spinto a suonare.
Aspetta, dice. Devo andare al bagno. Sai ho mangiato i peperoni, e sono un attimino costipato. Mentre aspetto, mi guardo intorno. È pittosto verde, questa sala di registrazione. Molto carina, piccola. C’è un tizio tatuato, presumo il padrone della sala. Lui sta bevendo qualcosa da un bicchiere, e sembra alcol. Lo saluto un po’ intimidito. Lui ricambiali saluto, e poi sparisce dietro una porta col cellulare in mano.
Quando torna Pigiama, si siede comodo sulla poltrona in stile povero berlinese. Scusa mi dice, ma casa mia fa schifo. Ho pensato che questo fosse il posto migliore per l’intervista. Anzi si potrebbe quasi dire che questa è casa mia, perhè a volte ci dormo pure.il tuo primo lavoro, “L’entusiasmo del piccione morto†sta riscuotendo un certo successo di ascolti. E anche i tuoi live sono seguiti. Possiamo dire che sei una rivelazione del 2008. quello che colpisce del disco è che alterna fasi pop commerciali a testi assolutamente strampalati, sonorità trasversali e sempre all’insegna del lo-fi, passando apparentemente senza senso dall’acustico all’elettronico. Quando hai deciso di fare musica, e quando di mettere su un disco come questo?Si, ti dico. Ho iniziato a suonare la chitarra come molti adolescenti. Quando avevo 16 anni. Ma non suonavo in alcuna band. Poi anche se tardivamente, mi sono comprato un mac. Questo l’anno scorso. Allora ho iniziato a registrare delle canzoni . Sulla questione della mescolanza tra elettronica e acustico, non so bene cosa dire. Forse le due cose stanno insieme realmente senza motivo, o forse siamo abituati, per ragioni di cultura storica musicale, a fare una divisione tra strumentale e elettronica troppo netta. C’è questa attenzione un po’ morbosa ai generi musicali chesi mischiano da parte dell’opinione pubblica. Una chitarra di battist e un pezzo di Francesco Farfa, secondo me, non sono così lontani tra loro.Come hai trovato l’etichetta?
L’etichetta mi ha trovato. Qualche mese fa mi esibivo in qualche live, ma niente di che, con dei miei amici che poi sono diventati la mia band. Io suonavo chitarra e voce. Gli altri tre sono basso tastiere e computer, batteria. A volte ci sono anche altri elementi, come congas, fiati, sitar, altre volte siamo in due. Dipende un po’dalla sitiuzione. Mi ricordo che una sera stavo suonando alla FLOG di Firenze. Avevo già un seguito di fan, più che altro vecchi compagni del liceo (5 o 6 ndr) , tre barristi che mi guardavano mente spillavano la birra da dietro il bancone, e un paio di avventori casuali. Tra quelli c’era Fabio Testagatto. Mi disse che era interessato a produrmi. Io non ricredevo. Mi sembrava uno scherzo, specialmente il cognome che aveva. Invece di lì è nata una collaborazione che ha cambiato le mie sorti.Quanto conta avere un manager, qualcuno che ti organizza le date, che ti fa pubblicità ?
Eh, hai toccato un punto fondamentale della musica nostrana. Prima di incontrare Fabio, mi autopromuovevo con forme di fishing su internet, e anche azioni concrete sul territorio. Intendo adesivi con scritto uno pigiama, e soprattutto manifesti, formato A3.I fumetti?
Si esatto. Ho creato il personaggio dell’uomopigiama, una specie di spin-off. Ho pubblicato adesso anche un libro, una raccolta di racconti chiamata l’entusiasmo del piccione morto, e altre storie che non tornano. Il discorso di base quello di tentare di creare un mondo, una specie di merchanadising totale sull’uomopigiama. I manifesti con i fumtti, li attaccavo poi per strada, a Milano, Bologna, Firenze. Ma, tornando al discorso, tutte queste forme di auto-pubblicità , se vengono solo dal basso, cioè da me, che on ho potere informativo di massa, rimangono alla stregua di tentativi più artistici che di marketing. Avr invece un’etichetta, significa essere spinti sul mercato co mezzi tecnici ed economici più forti. E lì, come per magia, la gente inizia a conoscerti, a scaricarti, a sapere chi sei. E’ una magia questa. Voglio dire come la gente sia così sensibile al bombardamento mediatico.La cosa che stupisce è la tua aria sempre un po’ stralunata, fuori dal mondo, che convive invece con questo tuo spirito imprenditoriale, da conoscitore del mercato e delle tecniche della comunicazione. Come dire, più che essere addormentato, sembri addormentato..Non sono addormentato come cervello. Sono addormentato come persona. L’idea dell’uomopigiama è proprio questa: il rifiuto del dinamismo delle città evolute, a favore della riflessione lenta, edonistica, tipica della provincia. L’uomopigiama significa odiare i ritmi incalzanti, le persone con troppo gel in testa e i sorrisi di coccio dei presentatori tv. Si sta perdendo la testa. Il mondo è sempre più una grande pubblicità .I tuoi live sono stati affiancati a certe forme di espressione futurista. Che ne pensi?
No, io non credo. I futuristi erano un po’ troppo chiassosi, e avevano come meta quella di sfondare delle porte, dei muri sociali, politici, esistenziali. Era un periodo di grande ricchezza e fervore filosofico. Eravamo negli anni di Duchamp.
I miei live tentano di mantenere una dimensione giocosa, demenziale, da bar. Anche perché il bar, come luogo dell’azione, è il più grande teatro possibile. I personaggi che vivono nella dimensione del bar eguagliano, con la loro vis creativa, i grandi sentimenti tragici del teatro classico. Penso anche a Shakespeare. Il bar è l’unico vero teatro naturale e totale, dove attori e spettatori si scambiano in continuazione i ruoli. E poi dicono ancora oggi che il teatro sperimentale è mettere il pubblico sul palco e gli attori in platea!!!
Il mio tentativo è portar sul palco la filosofia del bar e dei suoi personaggi, come autentica rivendicazione di carattere contro ciò che è patinato e falso nella comunicazione. Cioè quasi tutto.Comunque ti esibisci in pigiama?
Si, ma solo con il sopra del pigiama. Sotto tengo i pantaloni normali. Con i pantaloni del pigiama mi sentirei ridicolo. Invece il sopra riesce a conferirmi un’aria da dandy.Sei sicuro di questo?
No, in realtà no. Probabilmente sono ridicolo comunque. Mi piace divertirmi e far divertire. A volte insceno performance, come il mese scorso a Milano, durante il live, proprio mentre stavo cantando “le Spadrigliasâ€, e’ salito sul palco un mio amico, con in testa una maschera da vecchio e ha iniziato a pestarmi. Era tutto calcolato. Ma il pubblico ci ha messo un po’ a capirlo, ed è stato divertente.Tu sei anche regista dei tuoi videoclip. Quello di “Mucha Cosa†è spassosissimo, come anche quello de “Un ninja a Milanoâ€.Si, dirigo e scrivo i videoclip. Proprio per affermare un modo di pensare ed agire personale. Sono un po’ vittima di una visione romantica dell’arte. A me non piacciono quei cantanti ad esempio che sono solo interpreti di canzoni. Non ha senso. A me piace cantare cose che invento io o anche cover, ma un po’ storpiate. E così anche il videoclip esprime un po’ il mio p.d.v.. Questo non significa però che abbia fatto tutto da solo. Come nella musica, dove i componenti della band arrangiano i miei pezzi, così ho avuto collaboratori che mi hanno aiutato a concepire i videoclip, sia sul piano della scrittura che su quello della regia. Cerco di mantenere un livello di amatorialità intorno a me. Anche al ristorante, per dire, ci vado poco. Mi piacciono le trattorie e la cucina casereccia, che mantiene appunto quella dimensione da bar, di analogico, di antico che mi va di vivere perché è ciò che mi piace.
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INTERVISTA A SMISURA (Dicembre 2008)Di Simona La FettaL’uomopigiama si presenta alla galleria con una giacca di astracan, indossa pure un paio di occhiali da sole tartarugati e lenti verdi. Mi assento un attimo, vado a parlare col custode dello spazio. Quando torno L’uomopigiama è seduto fermo sulla poltrona. Si è addormentato. Lo sveglio, e inizio con le domande.INT: Bene, Uomo pigiama, su di lei circolano vari miti. Elencarli ora richiederebbe troppo tempo. Ma il suo mito cresce intorno alle sue stesse dichiarazioni. Ad esempio, lei ha scritto di sè stesso: “ Sono cantante, autore di canzoni, artista visivo, musicista, attore, regista, pioniere dello sguardo, sceneggiatore, soggettista, scrittore, dottore. E non so fare nessuna di queste cose.â€
Quanto pensa che possa giocare l’autoironia nella costruzione di un personaggio pubblico?PIGIAMA: L’autoironia è un modo per non rispondere a nessuna domanda. E’ simile a cambiare discorso. In matematica, se cambi discorso, alla fine dell’anno, vieni rimandato. Nelle materie umanistiche, se cambi discorso, alla fine dell’anno ti dicono che sei portato per fare politica.INT: Crede di aver risposto alla mia domanda?PIGIAMA: Quanto conta l’autoironia nella costruzione di un personaggio?INT: Ok, lasciamo stare.. C’è tra queste muse che ha elencato, una che preferisce, con cui si sente più a proprio agio?PIGIAMA: Le differenze tra una forma d’arte ed un’altra, sono solo tecniche. Io credo che tutto quello che sta dalla parte della sfera soggettiva, cioè i pensieri, le parole, le emozioni, possa essere rappresentato attraverso mezzi tecnici differenti. Ma la zuppa è sempre quella. Adesso sono qua per dei disegni che ho fatto. Ma i disegni rappresentano personaggi presenti in miei racconti e in certe canzoni. Siccome non sono bravo in alcuna tecnica, e non so montare nemmeno le sorprese degli ovetti Kinder, alla fine non prediligo una forma di espressione sull’altra. Tuttavia, se proprio dobbiamo parlare di sentirsi a proprio agio, beh.. dico che io sto a mio agio con le pantofole. Anche con le ciabatte, s’intende. Ma con le pantofole è tutta un’altra musica.INT: ma tra la scrittura e la musica, nel suo modo di vederle, che differenza c’è??PIGIAMA: dunque.. rimanendo in metafora di prima.. la musica sono le pantofole, la scrittura le ciabatte, i disegni la maglia della felpa. Mentre la realtà è la camicia a quadretti, il tram, le pozzanghere e la neve che entra dentro i guanti quando cadi a sciare.
Il mio immaginario soggettivo è la somma di quei pezzi di vestiario sommati insieme, che creano un sentimento di protezione, detto Pigiama Situation. Ovviamente ci sono anche altri elementi, che secondo lo schema delle funzioni di Propp sono definiti gli aiutanti. Questi elementi sono i cuscini, il divano, la televisione con dentro Stursky e Hutch, Nel Regno degli animali, e altri cartoni animati.INT:Lei crede che Stursky e Hutch sia un cartone animato?PIGIAMA: Certo che lo è. Altrimenti come si spiegherebbe che quei due sono sempre pettinati anche dopo le scazzottate?INT: Lei ha iniziato a fare musica, poi i videoclip dei suoi pezzi, dopo ha fatto mostre a Milano dove ha esposto i suoi disegni, qualche tela, un paio di serigrafie. Lei ha detto questa frase ormai nota: “Ho seguito le orme di Schifano, ma alla fine c’era soltanto una pareteâ€.
Che significa?PIGIAMA: mi verrebbe da dire non lo so. Tuttavia avere risposte su quello che dico e faccio è parte integrante del mio mestiere. Quindi dovrò trovare una spiegazione al più presto… Dunque.. Ah.. eccola.
Significa che ho cercato di entrare nella testa di Schifano, a mio modo. Ho cercato di mettermi nella sua posizione per cercare di capire come la realtà potesse apparirgli. Alla fine di questo percorso ho trovato una parete, la stessa parete che ogni pittore, artista ha davanti agli occhi quando guarda la realtà . Una parete su cui la realtà andrà a spiaccicarsi come moscerini su un parabrezza.
. La parete, si dicono tante cose sulla parete. La quarta parete del teatro, la parete o la porta da sfondare per raggiungere la libertà percettiva,, la parete che è metafora del nostro cervello, fino alla parete grande dei pennelli Cinghiale…
Il fatto è che si parla tanto di cose che forse non vogliono dire niente, perché non abbiamo niente da fare. E tutta la grande opera di Schifano, se da una parte è grande, dall’altra è solo un mucchio di scarabocchi su una semplice mucchio di mattoni in fila. E per capire la sua grandezza, forse, l’unico modo è proprio quello di accettare anche il lato banale dell’essere artisti. Un pennello, due tempere, una superficie. Come un bambino con la maestra di sostegno a fianco.INT: I suoi disegni colpiscono per la crudezza dei tratti, la semplicità infantile della percezione anatomica e spaziale, contrapposte all’umanità selvaggia a drammatica dei soggetti ritratti.PIGIAMA: non ho capito la domandaINT: volevo sapere se è d’accordoPIGIAMA.: si, sono assolutamente d’accordo con tutto ciò che dice. Anzi sembra che queste domande siano scritte da me stesso. Se non la vedessi davanti ai miei occhi adesso, penserei che sto sognando ad occhi aperti.INT: questa sua mostra personale sta riscuotendo successo, i suoi disegni vanno bene, sono sia Pop, nel senso di avanguardia, e anche legati alla tradizione del quadretto da arredamento, quindi vendibile a tutti i palati. L’aspetto del Buisness è importante quanto?PIGIAMA: direi fondamentale. Vendere disegni miei ad altri mi fa guadagnare dei soldi anche se non molti, e questa è una cosa bellissima. Oltretutto la trovo una cosa divertente, in quanto buffa.
Io non comprerei mai un quadro di qualcun altro.. Dopo che ho guardato un quadro una volta, ne o ne voglio vedere un altro nuovo, e poi un altro, e un altro ancora. E a casa mi piace lasciare le pareti vuote, anche se di colore giallo ocra._______________________________________________________
______________________INTERVISTA A “SINAPSI†: il mensile del cervello degli artistiDi Leandra Boccasiepi
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Uomopigiama è la rivelazione non rilevata dell’anno in corso, incorso in un’ascesa automatica culminata nel punto più basso di una parabola rovesciata, una “Bolaparaâ€come la chiama lui. Una scesa diretta nel dimenticatoio, vero ricettacolo del subconscio dell’ultracontemporaneità . Uomopigiama conta le dita della propria mano, e poi le corde della chitarra, registrando un’incongruenza di quantità , un’impossibilità di relazione uno a uno tra dita (5) e corde (6).
Questa incongruenza, crea una mancanza (il sesto dito) e questa mancanza genera un’ansia creativa, detta “ansia creativaâ€, che sta come al movimento nella casella mancante in quel gioco dove si spostano i le mattonelle che compongono un quadro i cui pezzi, all’inizio del gioco, risultano disposti confusamente,o secondo un ordine non immediatamente comprensibile. Il caos stesso, in generale, dice Pigiama, è un ordine ancora incompreso dagli uomini.
La chitarra è lo strumento terzo. Il primo, è la superficie. Può essere un tavolo o qualsiasi cosa generi suono se percossa. Poi il pianoforte, e poi, appunto la chitarra.
Uomopigiama fa un uso incontrollato di gesti privi di senso, e se fosse già una leggenda, tali movimenti sarebbero definiti “svuotati di sensoâ€.INT: Com’è che crei i testi?PIG. Io scrivo cose a caso. Sono le cose che trovano un senso non tanto nella canzone che compongono, o in cui sono imprigionate a scopo di lucro, ma nel bisogno delle persone di trovare un senso alla propria fiacca giornata lavorativa. Non ci scordiamo che il mondo si divide in due categorie: impiegati e rockstar.INT: e la musica? Anch’essa a caso?PIG: Si.INT: Quando hai iniziato, pensavi di potercela fare, voglio dire, essendo così assurdo, come puoi sperare di incontrare il favore delle masse?PIG Di fatto il concetto di massa è stato inventato dai media di massa. Prova a pensare ad un media di massa che esiste, ma non esiste nessuna massa. A cosa servirebbe??INT: ti rifai mai alle avanguardie dadaiste, o surrealiste?PIG: In un’altra intervista ho dichiarato la mia estraneità all’ottusità futurista, e la ribadisco. Per quanto riguarda il Dadaismo, beh, quella è una zuppa che più la riscaldi più diventa buona. Il Dadaismo afferma negando e viceversa, e ben si confà alla velocità del cambiamento ultra-moderno, cambiamento che aggiungo è in atto senza sosta dal 900 in poi. La tecnologia spinge l’uomo oltre i propri limiti di sosta riposante. Un tempo quando l’uomo scopriva qualche tecnica nuova, poi si riposava per anni, prima di scoprire qualcos’altro. In questo tempo aveva modo di credere che la sua ultima scoperta fosse il massimo, e questa sicurezza lo rendeva mentalmente stabile. Non importa credere in qualcosa di sbagliato, ai fini del benessere. Certo conta ai fini della verità , ma a che cosa serve la verità , se essa non è raggiungibile, come un giorno ormai andato nel passato? Oggi come oggi, la super velocità del cambiamento tecnologico ha sviluppato la forte certezza del relativismo, che certamente segna un passo avanti nell’evoluzione della specie. Ma il relativismo non fa meno paura di un’eventuale invasione aliena. Ecco perché un sacco di gente si iscrive a Pilates. Per via dell’’insicurezza che scaturisce dalla presa di coscienza che tutto è fragile.INT: Molti tuoi fan si sono fatti tatuare sulla mandibola la frase: PIGIAMA COLPISCI FORTE. Che significa?PIG: Io credo che le persone vogliano essere picchiate dalle rockstar per poi parlarne dalla parrucchiera o sul posto di lavoro. E’ un modo come un altro per sentirsi importanti.INT: Ad un’intervista radiofonica hai asserito che Vasco Rossi è l’unica vera rock star italiana. Come mai?PIG: Mi era presa un’improvvisa voglia di scoprire l’acqua calda.INT: Puoi dirci di più su Vasco?PIG: Si, certo, credo che lui abbia esagerato in tutto, e ce l’abbia fatta. Lui stesso si è definito un sopravvissuto. Questa sua indole è quella della vera rockstar. Oggi la “rockstar†è autoironica, e l’autoironia è l’arma dei deboli. Una vera rockstar può essere fragile, ma non debole. I deboli sono quelli che comprano i dischi alle rockstar. Poi di Vasco mi piace l’autoreferenzialità ossessiva, il suo mettersi sempre al centro delle proprie canzoni. Se non fosse Vasco, sarebbe solo un pazzo da bar. E le sue canzoni dicono “chissà che succede se vado al massimoâ€.., “ voglio proprio vedereâ€.. e poi “vedrai che vita vedrai.â€. è meta-testuale. Arte e vita, insomma.INT: Luttazzi ti ha definito come uno spirito affine. Cosa pensi di lui?PIG: per una volta sono d’accordo con Emilio Fede: l’ha definito un goloso.
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IMPORTANTE:
IL VIDEO QUI SOPRA è PESANTE COME UN CICCIONE. Comunque sia è un'intervista a cui sono stato sottoposto a Vercelli. Ero arrivato alla redazione del "cine-musico" con uno scooterone, ma non era mio. Io guido solo ciclomotori stilizzati, come il Ciao o il Motron, è una questione di stili.
L'intervista è stata condotta da una signorina che combatte nell'olio la domenica e il giovedì in Lombardia, in un appartamento di Milano 3.
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CE NE è ANCHE UNO SOTTO.
quello è il primo videoclip (della storia) di una canzone che non esiste, chiamata " La psiche del ragazzo contemporaneo".
Alcuni critici sono dell'ipotesi che il videoclip vada considerato come "ispirato da una musica invisibile, non definibile come non-musica, bensì come si-silenzio"
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Sara' a breve pubblicata anche la fiction " Il regista porno-erotico" (pubblicità )
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------------------------------eccovi due poesie senza motivo. La prima si intitola, e anche la seconda ha il titolo.
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Pizza e sentimenti
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Stavi seduta e guardavi fuori. Io preparavo la pizza, ma non mi riusciva.
Sentivo l’inverno baby, e tu continuavi coi tuoi sogni di donna in carriera.
La pizza non mi veniva proprio, se per pizza si intende qualcosa di tondo.
C’era silenzio, e io preparavo la pizza, e quella cosa che era cominciata come poesia diventò prosa,
proprio come quella cena era già noia
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------------------------------Cento salami
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il tuo amico assume la droga e insacca i salami esterrefatto,
il droghiere lo guarda compassionato, da dietro il suo vetro pulito di bottegaio.
Ma il tuo amico è un osso duro, insacca i salami e scrive le poesie, ha scambiato il giorno per la notte,
e poi consegna i salami al droghiere, il quale dice: well done, Diogo, cento salami------------------------------------------------------
-----------------------------------ECCO FINALMENTE IL PRIMO EPISODIO DELLA FICTION: "IL REGISTA PORNO EROTICO", un'esclusiva di EMPTY VI' PRODUCTION. OCCHIO ALLA RECITAZIONE, WEBNAUTA, si subodora lo zampino di Stanislaski!------------------------------------------------
--------------------------------DELETED----- ANDARE SU QOOB E CERCARE UOMOPIGIAMA-------------------------------------------------
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il primo episodio della Fiction "Il regista porno-erotico" ha riscosso notevole successo in Liguria e Francia. Alejandro Jimenez, famoso a Pamplona per aver fatto 35 sgommate con la montain bike in un solo anno, ha definito il primo episodio come " protaersi di fotogrammi dal senso sfuggente e indefinito, come il sapore di cose dentro a scatolette che pensavi smarrite in mansarda da anni"-------------------------------------------------------
---------------------------------Videoclip " SONNO PADANIA"
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SECONDO EPISODIO DELLA FICTION "IL REGISTA PORNO-EROTICO"
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SINOSSI:In questo episodio il regista Jorg Lester incontra al bar "Micalizzi Mauro" la signorina Ester Della Luce, psicologa, arredatrice di interni e cercatrice di locations per film dal basso profilo morale.
I due discutono animatamente sulle location dove ambientare il film porno-erotico che ha in mente Jorg. Jorg è dell'idea che c'è una forte connessione tra ambiente e psicologia del personaggio. La discussione non è tuttavia risolutiva.-------------------------------------------------
--------------------------------------------DELETED-- ANDARE SU QOOB--------------------------------------------------------
---------------------------------UOMOPIGIAMA A Web-Vision, la rivista dell’arte che sembra da MarteUn quadrato di ferroIncontro l’uomopigiama nel suo studio. Abita da 3 mesi in una specie di atelier, o stanzone, come dice lui. In terra qualche tappeto, sul muro delle “robe fatte con la tinta che la gente le paga perché è triste†e una ragazza bionda seduta dietro un tavolo di vetro.
Lei è una tua modella? Gli chiedo?
No, è la donna delle pulizie.
Ah
Eh
Bene, la tua esposizione di quadri sta riscuotendo successo a Milano. Come mai?
Eh, perché a Milano le persone hanno bisogno di affetto. Milano è una metropoli fredda, che trasforma la mancanza di amore delle persone in un falso interesse verso cose non interessanti. Ad esempio i miei lavori.
Cioè?
Cioè che io prendo un quadrato di ferro, di alluminio, o di tela, o altro. Lo impiastriccio con dei disegni fatti male. Poi c’è un signore che fa il gallerista, che mi dice ok, fanne un altro, e io lo piazzo. E lo vende. Cioè il gallerista vende una cosa che ho fatto io, a persone che comprando un quadrato di alluminio e lo mettono in casa. Persone che tengono in casa cose che io ho comprato a mia volta dal ferramenta. Un quadrato di ferro.Ma non pensi che alla fine l’arte, i quadri, siano così. Delle cose dipinte, che la gente compra. E’ sempre stato così…
Scusa se sono critico, ma io non so dipingere. Quindi perché la gente compra i miei quadri??
Eh, perché?
Non sono certo io che glieli faccio comprare. E’ il gallerista. Il gallerista riesce a vendere i miei quadri perché agisce in un sistema commerciale creato dai media. Questo sistema è stato realizzato con gli anni. Il fine ultimo del sistema è quello di annientare l’individuo. Confonderlo completamente. Negli anni 80 ha preso piede il dominio del concetto di Griffe. La griffe è la firma. La firma sui pantaloni che te li fa pagare di più di quel che valgono. Questo è l’utilizzo più semplice ed evidente del meccanismo mediatico. Io posso vendere i quadri perché un gallerista riesce a farli considerare di valore oltre l’evidente scadenza della tecnica. Credimi, i miei lavori fanno schifo.
E allora perché li fai?
Perché mi pagano, e posso godere del fatto che sono pagato per fare cose che oggettivamente non valgono niente. Il rapporto fatica guadagno effettivo è a mio favore, e lo vedi? Proprio ora che mi sputo addosso da solo, che dico che i miei quadri fanno schifo, in realtà mi to facendo pubblicità , perché rientra nel mio personaggio sparlare dei media, dato che nei miei quadro esprimo proprio questo. Quindi sono un sincero paraculo.Andiamo nello specifico. I tuoi lavori più di successo sono la serie dei Pellicani . diccene un po’Si. Ho copiato Schifano, sia nel tratto che nel soggetto. E ho copiato anche certi pittori pop americani, vedi oldemburg. Faccio dei disegni un po’ fatti male, che cola un po’ di vernice. E basta.
Ah. I pellicani sono uccelli che hanno il becco grosso sotto, come se avessero le tonsille gonfie.
Quando fai il pittore devi tener conto di quello che fai. Non puoi fare cose che non vendono, e che non vanno sulle riviste. Fare il pittore è avere la testa altrove, cioè sulle cose che vanno sulle riviste.
Ma se copi gli altri pittori, non se ne accorge nessuno?
No, hai centrato il punto. Le persone non hanno memoria. la memoria è stata sostituita dall’immaginario collettivo. L’immaginario collettivo è costruito in provetta dai media.
Se guardi le copertine dei giornali del passato ti accorgi che i titoli e anche gli argomenti trattati sono ciclici. A natale c’è la prova panettone, a giugno la prova costume, poi l’articolo sulla donna forte, la donna vamp, poi l’articolo dei giovani e la droga, quello sulla violenza degli stadi, quello su Cogne ecc. Sono articoli che sono sempre uguali, nella sostanza, e che vengono riproposti ogni tot mesi. E la gente non se ne accorge, Compra il giornale e via. La gente non ha memoria. La memoria viene scancellata dai media, che attraverso l’immaginario inoculano una memoria fittizia, e di breve durata nei soggetti. Dentro alla memoria ci sono le informazioni anche del gusto, del bene e dello sbagliato ecc ecc. I media ci governano, baby.-------------------------------------------------------
----------------------------------ARTICOLO GOSSIPScandali al sole, la rivista che ti convince a farti i cazzi della gente famosaUomopigiama ha una laison con un’ attricetta di serie b, Sara Forsith. A quanto pare i due si sono conosciuti ad una festa a casa del magnate Bob Fessner (Ca). Il party era un modo per far incontrare gente ricca e annoiata con gente povera e divertita. I ricchi avrebbero comprato il divertimento dai poveri, e i poveri sarebbero diventati un po’ più ricchi (pardon, un po’ meno poveri)
Uomopigiama era vestito di tessuto non tessuto. Dopo qualche bicchiere ha inscenato un live sonoro ai bordi della piscina (25 metri), cantando canzoni napoletane (per lo più Nino D’angelo) e poi ha parlato di cinema italiano (solo Neorealismo e un pizzico di Fellini). Gli invitati del party, che erano benpensanti e californiani, hanno gradito la scaletta di pigiama. Uomopigiama sapeva cosa vendere, e un’attricetta semitelevisiva e relegata a produzioni dell’ontario, Sara Forsith, ha pianto commossa per le perle del cantautore nostrano. Sara ha iniziato la sua carriera cinematografica interpretando la parte di una bambina che viene pinzata da un cane e si trasforma in una specie di cane. Il film, del 92, dal titolo “Semi-cagnaâ€, non riscosse i favori del pubblico, e Sara iniziò il suo holliwood-tour nei gironi della tossicodipendenza chic. La madre di Sara, un affermato mascherone di Beverly Hills, maritata e scompagnata varie volte con personaggi ai margini del successo, ha detto di sua figlia nel 99: “Mia figlia è una buona attrice, che troverà la sua stella attraverso una riscoperta del karmaâ€. Il mese successivo Sara entra in una clinica per riccastri. Nel 2001 Sara si riscatta nel film di Maicol Bungalow “La donna intuitiva†storia di una madre che ha poteri E.S.P. ed è in grado di capire se il fidanzato di sua figlia è veramente uno che ha un ranch oppure è un furbastro che mira soltanto a fare all’amore. La pellicola lancia Sara nell’olimpo delle star per due mesi, e poi ritorna nel dimenticatoio. Fino ad oggi, che ha 20 anni e sta con l‘uomopigaiama.
I due sono stati visti a Capri che contrattavano con un pastore sul prezzo di una mozzarella di bufala.