SANT'IGNAZIO: IL SANTO DEI SARDI
IL CITTADINO PIU' ILLUSTRE
Nacque a Laconi il 18 dicembre 1701 un bambino di nome Francesco Ignazio Vincenzo Peis, che però fin dalla sua fanciullezza e prima giovinezza i compaesani chiamarono il "Santarello".
All'età di 20 anni, nell'autunno del 1721, entra come frate nell'Ordine dei Frati minori Cappuccini nel convento di Buoncamino di Cagliari. Tutta la sua vita fu una continua prova di umiltà e di penitenza, alla quale si aggiungevano l'innocenza dei costumi, la santa semplicità che primeggiava in tutte le sue azioni, la vita angelica e la continua ricerca della via della perfezione. Ancora in vita, la fama delle sue virtù e miracoli si diffuse in tutta l'isola ed anche in Continente.
Fra Ignazio da Laconi fu beatificato il 16 giugno 1940 e canonizzato il 21 ottobre 1951.
Il santo di Laconi occupa ormai un posto rilevante nella fede dei Laconesi e di tutti i Sardi
“Laconi non si può immaginare senza il suo Parcoâ€.
Laconi e il Parco sono due entità indivisibili, tra le quali non c’è soluzione di continuità ; l’uno può e deve essere considerato parte dell’altro.
Il Parco è un compendio di rilevante valore storico, culturale, biologico, scientifico e ricreativo che da epoca immemorabile costituisce attrazione e meta obbligata per gli abitanti di tutta questa regione, il Sarcidano, oltre ché della Sardegna intera e dei visitatori italiani e stranieri, semplici amanti della natura e di studiosi alla ricerca delle “immagini†più significative dell’isola.
Castello medioevale
I ruderi del Castello medioevale (VIII o IX sec) rappresentano sicuramente un importante monumento storico in quanto, probabilmente a causa della loro posizione dominante e per la ricchezza d’acque del Parco, hanno ospitato da lungo tempo insediamenti umani; infatti veniva utilizzato come luogo di svago o di riposo per i Giudici d’Arborea, capi supremi dei quattro Giudicati. Sembra che il più celebre di questi “capiâ€, la Giudicessa Eleonora d’Arborea, fosse solita trascorrere i suoi pochi e brevi periodi di riposo proprio nel castello dell’attuale Parco.
Le sue mura sono essenzialmente ottocentesche e ancora oggi, il vasto salone privo di copertura, con le finestre polilobate ad arco inflesso, ascrivibili al tardo-gotico e che si affacciano sulla vallata, è uno dei luoghi più suggestivi dell’abitato, anche per il suo inserimento nel vasto Parco.
ulteriori notizie le trovate su www.gvslaconi.org
Festa di Sant’Ignazio: il Santo dei Sardi
29, 30 e 31 agosto: festa religiosa e civile. Sante Messe, pellegrinaggi, processione per le vie del paese, rassegne di gruppi folk, musica e balli in piazza
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"Su Fogòne" – Festa di Sant’Antonio
16 e 17 gennaio.
Per questa occasione, nelle adiacenze della chiesetta dedicata al Santo, viene preparato "Su Fogòne", un grande falò. Degustazione dei prodotti alimentari di questa terra, vino, formaggio, dolci e soprattutto a "su pani' e saba", il pane di sapa, un capolavoro dell'arte dolciaria sarda a cui Laconi dedica una sagra in occasione della festa.
San Giovanni Battista
24 giugno. Festa religiosa e civile. Santa Messa, processione per le vie del paese, rassegna di gruppi folk
Cantandu in Is Occraxus
Rassegna regionale del canto polifonico in lingua sarda
Mese di ottobre: Messa – omaggio a S. Ignazio, canti nei vicinati, concerto dei cori nella Chiesa parrochiale
Chiese e altre feste
In tono minore è la festa di San Daniele, che si svolge la Terza Domenica di Maggio nell'antico santuario campestre.
La sagra, idealmente legata ai riti propiziatori della produzione agricola e pastorale, è oggi un punto d'incontro di abilissimi cavalieri e di appassionati dell'arte equestre che proprio a Laconi conta numerosissimi proseliti.
La chiesa di Santa Sofia
Il tempio è un edificio ad aula semplice, nonostante le arcate laterali occluse in tempi recenti presuppongano ambienti accessori adiacenti.
L'impianto originario, di chiara fabbrica bizantina, fu modificato nel prospetto in età medioevale secondo canoni romanici e rimaneggiato più volte in epoca moderna.
La chiesa, fulcro di una villa medioevale, ha rappresentato un punto d'incontro per diverse popolazioni in quanto la posizione eccezionalmente strategica ben si prestava a tale funzione.
La fede in onore di Santa Sofia è attestata nelle fonti documentarie fino ai primi anni del '900 quando ancora rappresentava un'appuntamento di grande richiamo per le circostanti comunità pastorali.
I menhir
I menhir antropomorfi sono dei monoliti di varie dimensioni, talvolta finemente lavorati, riproducenti caratteri distintivi della figura umana, quali occhi e naso.
Le statue menhir sono ricche di dettagli che consentono anche la distinzione tra i sessi e il rango sociale di appartenenza.
I menhir cosìddetti "protoantropomorfi", del tutto privi di raffigurazioni, sono accomunati alle precedenti classi per la forma esteriore e per la tecnica di lavorazione.
Oggi i menhir fanno bella mostra negli spazi espositivi del Civico Museo Archeologico e ne costituiscono l'aspetto scientifico più rilevante. Quaranta esemplari suddivisi in gruppi e in sale secondo le specifiche di rinvenimento, uniti a numerosi reperti mobili provenienti da scavi archeologici e da ricerche di superficie, offrono un quadro alquanto esaustivo sulle vicende culturali che hanno animato il territorio di Laconi prima dell'avvento della Civiltà Nuragica.
Sono frutto di assidue ricerche che il dipartimento di Scienze Archeologiche dell'Università di Cagliari conduce da oltre 30 anni nel territorio di Laconi in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica per le Province di Sassari e Nuoro.
CARNEVALE 2008
LA MASCHERA DI LACONI: SU CORONGIAIU
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Sono trascorsi ottant’anni dal giorno in cui quelle suggestive maschere di pelle e sughero che si agitavano attorno al falò di Sant’Antonio sono sparite. Per quasi un secolo Is Corongiaius sono sopravvissuti solo nei ricordi degli anziani di Laconi. Adesso, grazie alla loro memoria, e al forte senso di identità che per loro rappresenta, gli uomini vestiti da pecore e capre hanno fatto una nuova irruzione nel centro culturale del paese del Sarcidano durante il convegno che ha presentato la maschera "ritrovata" di Laconi, "Su Corongiaiu". Fino al 1935 faceva la sua prima uscita il 16 gennaio per poi ritirarsi dopo il Martedì Grasso. Poi si è persa, nascosta da nuovi riti, da nuove abitudini. Il merito del recupero è dell’omonima associazione che ha avviato uno scrupoloso lavoro di ricerca nel 2001. Le interviste ai nonnini e nonne del paese e la scoperta di una testimonianza scritta, (grazie a Giuseppe Corongiu), di un’indagine antecedente svolta da Francesco Alziator nel 1956 sempre con degli anziani, che hanno raccontato la mascherata delle pecore, hanno permesso di ricostruire Su Corongiaiu. Lo ha ricordato Fausto Serra dell’associazione culturale e con lui il sindaco Fausto Fulghesu. Una maschera fatta di sughero a forma cilindrica, su casiddu, con un lungo naso sempre in sughero ed una barba di pelle di pecora ed agnello. Ed ancora sul capo grandi corna di capra, il tutto ricoperto di pelle di ovino. Is corongiaius indossavano pantaloni di velluto e sopra sa estia de pedde, un cappotto di lana di pecora bianca o nera. A tracolla una quindicina di sonagli. Le parole della neocentenaria Maria Efisia Argiolas hanno rievocato le fasi della vestizione nel rione de Su Corongiu, poco distante dai tronchi ardenti in onore di Sant’Antoi de Su Fogu. «D’un tratto le maschere si imbizzarrivano», ha detto la Argiolas. Infatti per il paese giravano in coppia, uno con la fune, sa soga, che teneva l’altro alla cintola, per evitare che questo scappasse.