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Eric

About Me

Per molto tempo ho creduto...che in ogni generazione ci siano alcune anime, chiamiamole fortunate o maledette, per le quali semplicemente il mondo non è il loro ambiente, anime che nascono un po' staccate, se volete, senza forti legami con la famiglia o il luogo o la nazione o la razza; forse ce ne sono anche milioni, miliardi di anime così, tanti pesci fuor d'acqua quanti sono i pesci nell'acqua, magari; insomma il fenomeno può essere tanto una manifestazione "naturale" della natura umana quanto il suo contrario, ma è stato quasi sempre frustrato, nell'intero corso della storia dell'uomo, dalla mancanza di occasioni. E non solo da questo: perché quelli che apprezzano la stabilità, che temono la transitorietà, l'incertezza, il cambiamento, costoro hanno creato un potente sistema di marchi e di tabù contro la mancanza di radici, che è una forza dirompente e asociale; cosicché, per lo più, noi siamo conformisti, ci fingiamo motivati da devozioni e solidarietà che non sentiamo veramente, e nascondiamo la nostra identità segreta sotto la falsa pelle delle identità che portano il sigillo dell'approvazione di coloro che su questa terra ci stanno a loro agio. Ma la verità viene a galla nei sogni; soli nei nostri letti (perché di notte siamo tutti soli, anche se non dormiamo da soli), ci innalziamo, voliamo, fuggiamo. E nei sogni a occhi aperti consentiti dalle nostre società, nei nostri miti , nelle nostre arti, nelle nostre canzoni, celebriamo coloro che si sentono a disagio, i diversi, i fuorilegge, i fenomeni da baraccone. Paghiamo non pochi soldi per vedere, in un teatro o in un cinematografo, o per leggere tra le segrete copertine di un libro, ciò che vietiamo a noi stessi. Le nostre biblioteche, i luoghi dove andiamo a divertirci, dicono la verità. Il vagabondo, l'assassino, il ribelle , il ladro, il mutante, il reietto, il delinquente, il demonio, il peccatore, il viaggiatore, il gangster, il contrabbandiere, la maschera. Se in loro non riconoscessimo i nostri bisogni meno soddisfatti, non li inventeremmo mille volte, in ogni luogo, in ogni lingua, in ogni tempo. Non appena avemmo delle navi ci precipitammo in mare, solcando gli oceani in barchette di carta. Non appena avemmo delle macchine ci mettemmo in strada. Non appena avemmo degli aeroplani sfrecciammo negli angoli più lontani del globo. Oggi agogniamo la faccia nascosta della Luna, le rocciose pianure di Marte, gli anelli di Saturno, gli abissi interstellari. Mandiamo fotografi meccanici in orbita o in viaggi di sola andata per le stelle, e piangiamo davanti alle meraviglie che trasmettono, ci sentiamo umiliati dalle immagini possenti di remote galassie ritte in mezzo al cielo come colonne di nubi, e diamo nomi a rocce extraterrestri come se fossero animali domestici. Bramiamo lo spazio curvo, l'orlo esterno del tempo. E questa sarebbe la specie che si prende in giro da sola dicendosi che le piace stare a casa, che ama crearsi dei...Com'è che li chiamano? Legami? [Salman Rushdie]


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