Non ho una percezione precisa di me, forse perchè non sono stato molto fedele a me stesso. Mi sono sempre venduto al migliore offerente. Non avrebbe senso scrivere dei miei vent’anni, dei miei vecchi sogni perchè sono mutati improvvisi in nuovi disegni e forme talmente aliene da quelle precedenti, da farmi chiedere continuamente che fine avessi fatto. Potrei provare a descrivermi con la solita cronologia di eventi che tenta banalmente di narrare la vita di ogni individuo, ma vorrei provare ad improvvisare...
Sono stato figlio modello e scapestrato, scolaro perfetto e negligente, amico paziente ed intransigente, amante tremabondo e sfacciato, idealista e sognatore, materialista ed essenzialista, curioso e distaccato, viaggiatore stanziale, angelo e demone, sommerso dai pensieri, accecato dalle immagini, emozionato dalla musica, ammaliato dalle parole... non ho mai fatto cose eclatanti, ma tra inconsapevolezza ed entusiasmo, ho camminato - quasi – senza meta per le strade della Birmania, ho scritto un libro a trent’anni, ho lavorato in un ristorante a Londra, ho scritto la mia prima canzone a 18 anni, ho navigato sul Mekong e camminato sui sentieri Himalayani, ho visto i Pink Floyd in concerto, ho varcato i margini del deserto per vederlo tingersi di rosso, ho visto la povertà dell’India, i monaci buddisti decantare mantra, maestri yogi insegnare la via dello yoga di fianco ad una strada trafficata, vecchi santoni sorridere, ho dato del tu alla solitudine per apprezzare gli altri, mi sono perso negli altri fino a scoprirmi completamente solo... ed ho creduto, anche solo per un fottuto attimo, di diventare musicista, viaggiatore senza meta, pittore, psicoterapeuta, praticante yogi, filosofo.
E forse, non solo perchè un giorno un indovino me lo disse, ho creduto di poter diventare uno scrittore. Questo sogno non ha mai smesso di illuminare le mie notti...